giovedì 29 settembre 2016

Vanità Soldi Fango, di Alessio Castiglione - recensione di Adelaide J.Pellitteri

Per me che amo i mallopponi (del genere “Un cappello pieno di ciliegie” di Oriana Fallaci, 859 pagine) trovarmi in mano il libro di Alessio Castiglione mi lascia perplessa. È un romanzo breve, lo sapevo, ma guardo il dorso e non arriva nemmeno a un centimetro (a casa ne avrò la conferma, poco più di mezzo centimetro)! La curiosità vince. Conosco Alessio per via della mia passione letteraria, ho partecipato ad un paio di incontri di scrittura en plein air. Esperienza fantastica (ma questo è un altro discorso).
Proprio in quelle occasioni ho avuto modo di ascoltare i suoi racconti, scritti in meno di un'ora, con uno spunto dettato all'ultimo momento. Alessio mi conquista subito con una sensibilità fuori dal comune. I suoi racconti ti lasciano sempre qualcosa addosso, come una coperta, una sensazione, una speranza; qualcosa che gratifica l'ascolto, puntualmente. 
Leggo il suo libro Vanità soldi fango in poco più di un paio d'ore, e non riesco a credere che un romanzo tanto breve non abbia bisogno nemmeno di una sola pagina in più.
È bellissimo per l'orrore che descrive, in così poco inchiostro c'è tutto un mondo, una didascalia di sentimenti infinita.
Nonostante il "fango" percepisci il distacco del personaggio principale, e la morbosità descritta - noti - non è quella dell'autore, ma dei loschi individui che si muovono all'interno delle pagine. Un pregio unico, che hanno solo gli scrittori (quelli veri, intendo).
Forse questo romanzo farà parte della nuova letteratura, quella breve che al momento ci fa amare i racconti, i testi brevi che prima si snobbavano. 
Un grosso in bocca al lupo ad Alessio Castiglione, e grazie per averci regalato un testo come questo.

Adelaide J.Pellitteri