domenica 30 novembre 2014

Baarìa - Storia di un crollo (la decisione di vederlo)

E finalmente mi decisi a vedere il film Baarìa, da tanti anni me lo scansavo attipo la rogna o un invito a un matrimonio con il trattenimento a 200km di distanza, che tanto lo sapevo che poi lo vedevo e mi sarei incazzato. 
E perchè?
Ca perché il reggista ha preso il meglio periodo di Bagheria e ci fece il ricamino a punto e a croce che tutti i mafiosi bagheresi si possono mettere nel salottino buono.
Che vuoi dire?
Che il regista ha preso il periodo più pulito di Bagheria, quello che va dall'anteguerra agli anni '70, quello in cui non è necessario parlare di mafia, e ha raccontato una storia in giallo, ma non con il morto, in giallo come gialle sono le luci del rigatone Barilla negli spot pubblicitari su Rai Uno.
Insomma, calore familiare, scenette meridionali, povertà confortante, scialli neri così cari a Dolce & Gabbana.
Insomma, 'na fissaria. E per tanto tempo mi ero tenuto lontano da questo film.
Me lo portarono a casa, posto d'intra - s'arricampa l'amica Lucia che mi dice: ci vediamo questo film che devo scriverci sopra un pezzo. E come un cretino ci cascai sano sano.
Vedo il film.
Atmosfere graziose, sentimenti confortanti, visioni rassicuranti, movimenti di folla, insomma, cose graziose a tignitè.
Mafia, niente.
Dopotutto il reggista si ferma agli anni '70 quindi che bisogno c'è di parlare di Provenzano e Madonia alla fabbrica del ferro, che bisogno c'è di parlare di ammazzatine e triangoli?
Nessuno, il reggista si ferma agli anni '70...
Ma quando mai!!!
Vedo una scena che 'u picciriddu vestito all'antica si ritrova in mezzo alle Panda con il paraurti in carbonato e io ci resto di merda: come? 40 anni di Bagheria mafiosa cancellati da un picciriddo che corre in mezzo al traffico e alle auto nuove nuove versione ultima?

(Correva il picciriddo e a ogni passo il sangue sull'asfalto di ogni morto ammazzato ritornava dentro il buco da cui era uscito, dallo stesso buco il proiettile faceva a marcia indietro e rientrava nella pistola da cui era stato sparato, la pistola a sua volta rientrava nella fondina, il killer risaliva in auto e tornava da dove era venuto, il morto ricominciava a fare quello che stava facendo e nessuno dei familiari avrebbe pianto, anzi, al morto ammazzato - che era rimasto vivo - gli dicevano, vai fuori, vatti a prendere il fresco, non ti preoccupare, qui, a Bagheria, non ammazzano a nessuno.)

Sentitomi preso fortemente per il culo, decisi di scrivere questo pezzo.
E poco importa che tanti mi dicono il reggista scrisse la storia di suo patre. Se il reggista voleva parlare di suo patre, allora il film lo chiamava "Storia di me patri". Bagheria è altro, o almeno è ANCHE altro, e "anche" sottintende bellissime cose di Cosa Nostra che sono vive e scoppiettanti come una padella di calamari. O come una raffica di mitra. O come n'anticchia di tritolo conservato per le migliori occasioni.
Peccato assai, qualche giorno prima avevo visto Il camorrista e mi sembrò che il regista era con i controcugghiuna.

GD

venerdì 28 novembre 2014

Rosario Crocetta: dalla Trivella alla Livella, il passo è breve.

AAS Magazine, questa settimana, regala ai suoi lettori una fantaintervista ad un personaggio da prima pagina. Ha occupato la poltrona di primo cittadino della città di Gela, facendo il sindaco per due mandati tra il 2003 e 2009. Ha ricoperto il ruolo di Parlamentare Europeo fino al 2012 per poi candidarsi a presidente della Regione Sicilia nelle fila del centrosinistra. Omosessuale dichiarato, vincendo le ultime elezioni regionali siciliane, nell'ottobre 2012, si è autoproclamato "il sindaco dei siciliani" portando il centrosinistra a governare la Sicilia per la prima volta dopo il decennio del centrodestra firmato Cuffaro e Lombardo. Il primo presidente 'comunista' della Regione Sicilia Rosario Crocetta, sempre nell'occhio del ciclone, ora per la vicenda della stazione radio MUOS di Niscemi, e nelle ultime settimane duramente criticato, sia da parte della propria maggioranza che dall'intera opposizione in merito all'accordo con l'ENI per l'installazione di piattaforme petrolifere nel mare Mediterraneo. Una scelta criminosa per i detrattori ma non per il presidente per il quale si verrebbero a creare nuovi posti di lavoro aumentando le entrate per l'economia siciliana in prospettiva e migliorando la sicurezza ambientale.

AAS: Presidente Crocetta, questa storia delle trivellazioni le ha fatto fare un buco nell'acqua, non crede?

RC: Un buco nell'acqua. Cerco solamente di risollevare l'economia della Sicilia, non voglio fare danni, ma vincere sui brutti, gli sporchi e i cattivi.

AAS: Come un supereroe. Lei è forse un appassionato di serie giapponesi fine anni ’80, sa Goldrake e le trivelle spaziali. Lei è come quei robot giganteschi che combattevano gli alieni. Governatore lei crede in altre forme di vita oltre la nostra nell’universo?

RC: Certo, al contrario di quel che dice Vasco Rossi, non siamo soli.

giovedì 27 novembre 2014

La posta dell'ExtraParlamentare: divagazioni oniriche

Cara Extraparlamentare,
l'agone politico è diventato un campo olimpiadico in cui si manifestano giovani muscolosi e giovanette tettone ai quali e per le quali le magliette sono diventate XXL. 
Molte delle pulzelle sono belle e quasi cinquecentesche, molti dei giovanetti serpottiani o
michelangioleschi. Come a vrai capito dall'incipit della lettera, il mio livello culturale è elevato tanto quanto quello ormonale ma son piuttosto perplessa sulla ricorrenza di alcuni miei sogni. 
Angelino. Matteo. Camusso.
Li vedo tutti in una spiaggia riservata ai naturisti: descrivo il paesaggio. Alberi bassi, dune, valve di mitili rinsecchite, rari granchietti, imbarcazioni scure all'orizzonte e tante parole scritte sulla spiaggia.
Ogni notte mi sveglio madida di umor salmastro. Il sogno è ricorrente: un incontro sabbatico tra Angelino e la Camusso. Lei lo sprona ma lui, reticente, si nasconde dietro la grande quercia di Nola. Interviene come un Febo il giglio vessillifero di matteiana memoria.
Ad anticipare o ritardare lex duralex est. E a lui si accompagnano suonatori di pifferi, strumenti vari di ordinaria fattura. Ecco che a metà del sogno un giovane rampollo si intromette. Tal Totti naso lungo ergo pollice piccolo.
Di buona educazione e scuola, il giovine si prodiga a che l'evento si svolga, ma una rete fitta intrecciata dagli operai senza la copertura 18 impedisce il miracolo.
Ed è questo che mi sveglia. Madida di umor salmastro.
la tua Itala

Cara Itala, il tuo affanno ed il tuo parlar cortese hanno intenerito il mio duro cuore avvezzo a sedute ben meno compiacenti. Il soggetto onirico è molto impegnativo, ecco il risveglio amarognolo. Credo che se prima di addormentarti rivedessi qualche buon vecchio film con Marlon
Brando o Kevin Kostner oppure Al Pacino (se proprio vuoi, per il suo forte tratto mascolino ) Mastroianni , forse ti sveglieresti un po' più serena. Troppa informazione fa male: monta gli incubi come albumi per la crema pasticcera, ti fa rigirare nel letto e poi, come vedi, gli incontri non sortiscono malgrado l'impegno. Per essi ci vuole il kamasutra della politica. 
Potrai trovarlo in ogni diario delle sedute. Scegli tu quale.

La tua cara Extraparlamentare

mercoledì 26 novembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: 'u museo di Guttuso a Baarìa




Questo palazza che videte prima era museo, ora invece ci tengono li surci.
Beddi assai sono, arripusati e pasciuti, griggi cu li panzi bianchi.
Satariano esattamente dove prima c'erano li fimmini spugghiati di Guttuso, un quatro che faceva arrussicari puru li maniaci sessuali.
A chisti surci li quatri piaciunu assai.
I surci ancora si ricordano i cristiani ca ci travagghiavano. Che durante l’orario di lavoro s’aprivano le sdraio e si mettevamo insiemmula in libertà che tanto non ci veniva nessuno a disturbare, manco un turista. 
Ma in questo paese cu ci deve veniri? 
Eppure quattro belli quatri ci sono, attipo che nella sala grande c’era la spiaggia appiccicata al muro, un surciaio di corpi, fimmine buttate sulla sabbia, picciriddi che fanno capriole e masculi. Fa sentire cavuru solo a taliarlo. Dei masculi puoi contare le costole e parinu malati. Questo quatro ti mette un poco a disagio, c’è chi corre e chi si riposa, soprattutto quelli che currino. Due fimmine scappano con le braccia alzate che sembrano inseguite dai laponi, un’altra invece mette in mostra un costumino leopardato alla moda di oggi, perché Renato era uno che i posteriori li pittava boni e la sapeva lunga, lui prevedeva che dovevamo finire tutti a mare.
Pure suo patre tinceva quatri. 
Jachino lassa iri! Non ci perdere tempo, non ci perdere a vista, questa specie di cavalletto è meglio che lo vai a conservare. Terre non ce ne sono più, che cosa devi misurare? Siccaru tutti cose, limoni perduti, solo pale di fichidindia. E chiudi pure quel paracqua che hai alle spalle, che tanto in questo paese acqua non ne viene né dal cielo né dalle tubature. C’è da dire però che Jachinu è omo assai elegante e se ne fotte altamente, manco ci degna di uno sguardo, il suo baffo forse nasconde la piega amara della bocca, ma non ci dà soddisfazione, da voci di corridoio sappiamo che andrà via a bordo di uno dei carretti siciliani che anche loro qui non ci vogliono più restari.
Di queste cose che c’erano, puliziamuni ‘u musso, ma tanto non erano quatri taliabili, meglio i beddi paesaggi che vendono i marocchina pe la festa di san Giuseppi patrono, sono belli assai con la casuzza, il fiumicello, le nuvolette. 
I cristiani baarioti se li accattano e si fanno il museo a li casi.


Adele Musso/Giorgio D'Amato

L'altra Bagheria e l'altra Corleone al Liceo Classico "Scaduto": narrare per rielaborare

Il 15 Novembre forse Bagheria ha capito qualcosa. Forse a Bagheria si è capito cos’è veramente la mafia. “Una balata”. Magari i bagheresi iniziano ad avere la forza per spostare quella balata così grande ed opprimente che è lì, davanti agli occhi di tutti, ma nessuno ci fa caso. E invece gli studenti del Liceo Classico hanno iniziato a farci caso. 
Grazie all’aiuto dei blogger di Apertura A Strappo e i ragazzi di Corleone dell’associazione Dialogos al Liceo Classico un passo avanti si è fatto. 
La conferenza, tenutasi nell’aula multimediale e durata due ore, ha visto protagonisti Giorgio D’Amato e Cosimo Lo Sciuto, dell’associazione Dialogos. Giorgio D’Amato ha trasportato i ragazzi in quella Palermo degli anni ‘80, dove la morte era all’ordine del giorno. Si sono letti passi del suo libro,“L’estate che sparavano” , e di altri racconti del blog, come “Strage di Natale”. I ragazzi hanno anche avuto l’opportunità di ascoltare la voce di alcuni collaboratori di giustizia e killer di Cosa Nostra (Vincenzo Sinagra 'u'ndlì, Vincenzo Sinagra 'u timpesta) mentre ricostruivano avvenimenti tra i più macabri di quella famosa estate che ancora oggi ha il potere di far venire la pelle d’oca. 
Vincenzo Sinagra 'u'dlì
Con l’intervento dei ragazzi di Dialogos e di Cosimo Lo Sciuto in particolare, i ragazzi hanno conosciuto quella che è Corleone oggi. I ragazzi hanno capito come un corleonese vive la sua città, come si fa spazio giorno dopo giorno tra pregiudizi e luoghi comuni, come un cittadino riesce a valorizzare il territorio in cui vive. I ragazzi hanno conosciuto la storia di Bernardino Verro, primo sindaco socialista di Corleone, che lottò per la tutela degli agricoltori e quindi contro la mafia. L’intervento dei ragazzi di Dialogos è servito specialmente a sottolineare come la realtà tra Bagheria e Corleone sia nettamente diversa.
A Corleone è già iniziato un processo di rielaborazione, una presa di coscienza e di posizione da parte dalla cittadinanza su cosa è realmente la mafia, su cosa fare per poterla combattere. A Bagheria la mafia è ancora vista come un tabù. Il processo d’informazione e sensibilizzazione che dovrebbe partire dalle scuole è ancora troppo debole e quasi inesistente. Manca la voglia di parlarne a chi di competenza, ma di certo non manca la voglia di ascoltare e capire, come è stato dimostrato con questo incontro. Proprio per questo viene lanciata un’iniziativa ai ragazzi: rielaborare. La storia della mafia non ci è raccontata da nessuno, perciò bisogna conoscere i fatti, rielaborarli, narrarli. 
Vincenzo Sinagra 'u timpesta
La narrazione è lo strumento più efficiente per conoscere e far conoscere qualcosa, soprattutto perché è uno strumento che può e deve partire dal basso, dai ragazzi.
Capire. Studiare. Narrare. E’ questo il punto di forza dei ragazzi che molto spesso viene screditato o svalutato. E’ da qui che la presa di coscienza di cosa è realmente la mafia deve partire. E di cosa ognuno di noi può fare per combatterla, nel suo “piccolo”, ogni giorno. 
Quindi, buona rielaborazione.



da Strage di Natale - il comunicato stampa successivo all'omicidio plurimo in cui morì anche un pensionato, Onofrio Valvola, che si trovava per strada mentre l'auto dei killer sparava all'auto degli inseguiti.

“Il consiglio comunale, richiamando il monito del cardinale Pappalardo e del Papa Giovanni Paolo II, condanna il fenomeno mafioso e manifesta vivo il rammarico per il fatto che quest’atto criminoso, estraneo all’ambiente, abbia coinvolto una città laboriosa e tranquilla”.


Antonio Mineo

lunedì 24 novembre 2014

Letti per tutti: La vacanza di Montalcino


Sandro Camilleri, LA VACANZA DI MONTALCINO

pagine 213, brossura, Stordito editore, 2014.



L’ultima fatica di Sandro Camillleri, cugino meno famoso di Andrea, apprezzato autore amatoriale di storie gialle-noir, come “Biondo nerofumo”, “Calabrone di carbone”, “Pigmei cinesi”.

Il romanzo inizia lungo una strada ferrata, per seguire il viaggio dell’ispettore Montalcino che dopo diversi libri finalmente ha deciso di prendersi una vacanza, lontano dallo stress dei casi irrisolti che l’autore gli sottopone senza sosta.

“La vacanza di Montalcino”, il titolo parla da solo, l’ispettore ha prenotato un B&B isolato al centro di una regione che non viene nominata per evitare i soliti paparazzi, dorme placido, consuma una colazione ricca e sfiziosa con le torte fatte in casa, accavalla e scavalla le gambe a piacimento, si tira i peletti dal naso, tutte quelle cose che ha sempre sognato di fare tra un caso e l’altro.

domenica 23 novembre 2014

Meglio arrivare morto

L'Associazione culturale Culturalab ha organizzato una Mostra fotografica-Istallazione-degustazione, evento dal titolo In seno alla cultura, dal 22 al 24 di Novembre.
All' I.C.R.E. nell'ex fabbrica del ferro ( bene confiscato alla mafia ) in via Neruda all'entrata dell'autostrada di Bagheria, che vuol dire porte del vento. Sono dentro. Sotto le pareti bianche ghiaccio il sangue di tante vittime, alcune nomi, volti che non si conoscono. Anche bambini con l'unica colpa di avere visto ciò che non dovevano, così ci ricorda il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, ospite della serata. Qua sangue fatto di ferro stesso odore e sapore, quello della morte. Lo stesso colore. Vino rosso nei bicchieri. Spaghetti spezzati nel brodo. Senza lenticchie ma con tutti i vestiti. Paragone perfetto che apre la fame - non a tutti.

sabato 22 novembre 2014

Magica Nutella aiutaci tu (pensando a Nanni Moretti)

Oggi sorrido. C'é la Nutella sul tavolo. Niente di male può succedere se quella dolcezza è lì per me. E chi se ne frega se sballa il metabolismo. Ne abbiamo passato di tempo digiuni di dolcezza, parole, gesti, sguardi, ora la Nutella ci vuole. Senza rimorsi e senza sensi di colpa, apro il barattolo ed afferro un coltello a spatola. La crema gonfia il profilo del coltello e scivola dalla punta, mentre la bocca è lesta ad arrestare, golosa, il suo colare. Un piccolo assaggio della delizia che verrà. 
Guardo il barattolo e mi pare strano. Sul davanti l'immagine si muove. Le lettere si rimescolano come se un croupier le avesse tra le mani. Come un mazzo di carte. Osservo  i vari passaggi
ALLETUN UNALLET LETALUN LUNATEL TALELUN LATENUL NELLATU TULLANE NULLATE
TENULLA
E si ferma. " Che cazzo succede" . Sbigottita alzo il barattolo animato. Lo giro tra le mani quasi dovessi trovarci le dita che hanno giocato, sotto i miei occhi, quella rivoluzione. 
Il vetro è caldo e la crema comincia a sciogliersi come in un bagnomaria. " Che minchia  succede" e lo poso. Tutto il resto è normale 
intorno a me. Il sole entra dalla finestra sulla strada, ed i gatti si rincorrono per un pezzetto di cibo. Torno a guardare il barattolo: adesso la scritta TENULLA è ferma. È rimasta così come se il fenomeno fosse finito. Rufus sale sul tavolo e circospetto si avvicina al prodigioso oggetto. Lo annusa, gli dà una zampatina, soffia e scappa. A questo punto sono veramente inquieta e tesa. "Minchia minchia minchia! Allora vero qualcosa di strano, c'è. Il gatto lo sente". Mi alzo. Non so che fare. Allungo la mano, la ritraggo l'allungo, e così tocco di nuovo il barattolo. Lo sollevo e ci guardo dentro. La crema è liquida e sembra che si stia fermando dopo aver ondeggiato nel contenitore. Ci metto il coperchio e lo avvito. 
Sono seduta in cucina e guardo il vasetto sul tavolo con la scritta TENULLA.
Lo guardo ed entro in sintonia. Sento le sue vibrazioni. Sorrido di nuovo.  
Metto uno spazio e la scritta TENULLA diventa TE NULLA. M'illumino. Ora so cosa fare.
Incrocio le gambe e medito sul TE NULLA, sull'ottusa visione della vita. Certo ottusa, se un barattolo di Nutella ha potuto farmi gioire, con le sue golose lusinghe, a questo mondo di merda.
TE NULLA Ohmmmmmmmm
Prodigiosi questi barattoli personalizzati.

Monica Sapio

venerdì 21 novembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: Quel bonazzo di Hermes

Che figo!
Anzi di più, questo è proprio un dio, Hermes per la precisione, ma poco importa chi è, dovreste vedere com'è: tutto nudo, fisico slanciato e sodo dai muscoli di marmo, come il resto d'altronde. E si perché se la vista non vi aiuta potete però usare il tatto e con la scusa potete palpare questa statua greca dalle chiappe sode. Non è però uno di quelli palestrati, gonfi di steroidi, ma ha un aspetto molto naturale, un tortello fatto in casa, bello di suo insomma.
Tiene in braccio suo fratello Dioniso ancora neonato, ma al bambino le ossa gli devono pesare perché Hermes è costretto ad appoggiarsi ad un tronco, il secondo nell'opera. Il dio assume in questo modo una posa languida, quasi ammiccante. 

So che vi state chiedendo tutti, e specialmente tutte, una cosa ma mi sa che resterete delusi. Posso solo fare supposizioni al riguardo. Se da un lato uno così io non posso immaginarlo se non superdotato, dall'altro non ne sarò mai sicura in quanto gli manca il pirillo. Per me qualcuno glielo ha tolto per l'invidia. Il prof di storia dell'arte dice però che i greci scolpivano le statue degli dei con peni piccoli in quanto l'averlo grande era simbolo di virilità quindi degli uomini mortali. Invidiosi i greci e lui pure! La verità è che un difetto glielo dovevano trovare. Ma non m'importa, rimane sempre troppo bono e non vedo l'ora di andare in gita in Grecia per vederlo. Se vi capita andateci anche voi e toccate con mano. 

Annalisa Balistreri

mercoledì 19 novembre 2014

Ma la mafia, cosa è? (Il paese delle balate)

foto di Dario Ferrante



Per me la mafia non esiste, esistono i mafiosi. Ed è pure peggio. Perché una definizione, nella migliore delle ipotesi dice che la mafia è una "entità". Ma l'entità non può agire se non attraverso i propri organi. Definire qualcosa è una sovrastruttura, ovvero un voler tirare fuori un concetto astratto da qualcosa di concreto.

Per quanto detto, pi mmia esistono solo i mafiusi.
Che sono quelli che vivono di pizzo, che mettono il cemento fasullo nei ponti dell'autostrada, che si infilano nei consigli di amministrazione per farsi dare stipendi ammatula, che ammazzano tutti quelli che li inquietano, che si ammazzano tra di loro e ogni tanto ammazzano pure quelli che non c'entrano niente, che decidono per quale disonesto devi votare, che si mettono a disposizione - o quantomeno collaborano - con gli organi dello Stato che sono più fradici di loro. Che fanno male cose e tu li vedi e ti dicono che devi stare zitto.
Mafiosi sono quelli che stipulano e fanno stipulare operazioni di finanza tossica ai danni di tanti cittadini che poi devono pagare più imposte e contributi per sanare i conti dello Stato. Cosicché per sanare i conti lo Stato non paga i medicinali o chiude gli ospedali e se uno sta male che sta morendo, le cose sono due, o muore o esce i soldi per andare nelle cliniche private.
Questi che sono mafiosi hanno tanti soci, i portatori "sani" di mafiosità, gente che non fa nulla di mafioso in termini stretti. Il loro compito è la protezione delle balate.
Le balate sono delle pietre poste sopra i tombini, che se smuovi la balata esce puzza.
Il portatore "sano" di mafiosità tutte le volte che qualcuno vuole smuovere una balata, ha una formula standardizzata da ripetere: "e che vai facendo, lascia perdere, effiniscila".
E poi ci sono gli antimafiosi, quelli che pigliano soldi dallo Stato o dai donatori, per fare operazioni in parte buone (tipo creare archivi) e in parte discutibili (tipo ringraziare i politici per i contributi ricevuti). Ci sono pure antimafiosi che, con i soldi che ricevono, fanno minchiate tipo che i soldi li spendono in ricerche e indagini pressoché inutili. Diciamo che si arriminano per fare vedere che fanno qualcosa. Tipo la lavatrice quando è vuota e sbattulia da tutte le parti.
La categoria che più mi piace è quella dei cittadini attivi.
Questi parlano apertamente, non devono ringraziare nessuno, cercano di analizzare la contemporaneità per renderla nelle sue forme. Questi spesso coinvolgono, recepiscono il fascino del pensiero altrui, lo rielaborano. Nessuno inventa niente, si parte da un'idea e la si affina.
E il tempo lo trovano per farlo. E per parlarne pure.
Dal basso. Per non dire grazie a nessuno.
I cittadini attivi dovrebbero formarsi nelle scuole.
Quindi gli insegnanti dovrebbero favorire la formazione di cittadini attivi.
Solo che certe volte gli insegnanti dicono cose del tipo: "e che vai facendo, lascia perdere, effiniscila". Se ne deduce che questi non ne formeranno mai cittadini attivi ma nuovi protettori di balate.

GD

(foto di Dario Ferrante)


martedì 18 novembre 2014

Letti per tutti: Salto nel vuoto


Sandro Camilleri, SALTO NEL VUOTO

pagine 233, brossura, Stordito editore, 2014.



L’ultima fatica di Sandro Camilleri, autore poco conosciuto e cugino di Andrea, che si è dedicato ai piaceri della scrittura in tarda età, in un periodo di noia, dopo avere collaudato personalmente tutti i ponti e i viadotti autostradali della regione, appassionato neofita tardivo di bungee-jumping.

“Salto nel vuoto” è il titolo di questo noir vertiginoso che accompagna il lettore verso l’abisso, ma sempre con grande elasticità e coraggio.

La tecnica del bungee-jumping viene tirata in ballo nel corso del romanzo dallo stesso Camilleri (Sandro n.d.a.) che mette più volte il suo ispettore Montalcino in una posizione imbarazzante, in bilico, alla ricerca di un punto fermo da cui lanciarsi a capofitto nel sottobosco intricato dell’indagine.


Grotteschi personaggi pensionati gironzolano intorno al protagonista, ogni tanto si sporgono dal parapetto e si guardano tra loro perplessi, calcolano come la fune elastica sembri ben più lunga dell’altezza del ponte, scuotono la testa e si allontanano.

L’ispettore Montalcino, come succede spesso nei romanzi di Camilleri (sempre Sandro), spreca il novanta per cento delle pagine disponibili a cercare le domande giuste da fare durante l’interrogatorio. Purtroppo lo spazio per le conclusioni è poco, l’ispettore si affretta, spera di farcela, arriva alla terzultima riga che ancora non si raccapezza.

Non c’è più tempo, si lancia nel vuoto, resta impigliato nella parola “fine”.

Camilleri (Sandro) anche questa volta ci lascia in sospeso, in attesa della sua prossima fatica.


Raimondo Quagliana per AAS Magazine

Bagheria, il paese delle balate!





Bagheria città sonnolenta, attorno alle venti di ieri è stata oggetto di un'iniziativa di solidarietà in favore del PM palermitano Nino Di Matteo. I blogger di Apertura A Strappo hanno proiettato l’immagine del magistrato su alcuni luoghi simbolo della cittadina e su muri e strade del paese, dalla Chiesa Madrice a corso Baldassare Scaduto,  hanno voluto così esprimere la loro vicinanza al giudice palermitano diventato negli ultimi mesi oggetto di minacce e quindi obiettivo sensibile nel mirino di Cosa Nostra. L'iniziativa ha raggiunto anche il prospetto di Palazzo Ugdulena, sede del Consiglio comunale in corso Umberto I, per concludersi ai Magazzini del Ferro, bene confiscato alla mafia in via Pablo Neruda, a due passi dallo svincolo autostradale. Una bella iniziativa atta a sensibilizzare l'opinione pubblica. Apertura a strappo si schiera a fianco dei magistrati palermitani.
Bagheria, il paese delle balate!

Sabino Bisso (ha collaborato Adele Musso)

lunedì 17 novembre 2014

Ogni benedetta domenica

Un telegiornale oggi parla di ultras e disordini legati alle tifoserie. Caos e tafferugli si vedono spesso negli stadi per qualunque avvenimento sportivo, ma vi è capitato di vedere una messa dove l’animazione liturgica viene fatta da nonnette arzille con la passione del tifo… pardon canto? Qualcuno dirà: ma che c'entrano gli ultrà con i vecchietti di un coro? C'entrano eccome…


In molte messe in cui i cori sono costituiti prevalentemente da persone anziane, vediamo che è presente un “Capo”, che non è un organista o qualcuno con chitarra e tamburino, ma una “Ultrà Vecchietta”. Il Capo è colei che sceglie dove far sedere i componenti del gruppo, in base al tipo di voce stridula o stonatura più o meno bassa. Il Capo incarica una delle componenti del coro, la “Facchina”, di prendere raccoglitori, libri, spartiti e quanto occorre per seguire il canto.
Il Capo, prima della messa, parla con “A ‘Ttia chi Soni”, ossia colui che dovrà suonare, per scegliere direttamente lei i canti che dovrà fare. Il musicista ci mette solo le mani, ma il “Genny la Carogna” della situazione decide ciò che si dovrà fare.
Il Capo si occupa anche di controllare i microfoni e il loro funzionamento. A volte si dimentica che sono aperti e inizia a parlare, sparlare, e “spettegulessttare” nomi e cognomi con i componenti del gruppo, tuonandoli per tutta la chiesa.
Per evitare che a qualcuno si sciupi la gola durante i “cori liturgici”, ci si sistema una bottiglietta d’acqua o alcool a fianco e una tovaglietta per asciugarsi, perché la tensione durante quell’ora è tanta ma qualche gargarismo per riscaldare le corde vocali è lecito. Se l’antidoping eseguisse controlli alla tifoserie, risulterebbero tutte positive.
C’è chi ha lo spartito in mano ma legge il testo sotto le note, c’è chi ha il testo con scritte a fianco con la matita “Forte, piano, gridato, m’affirmari”.
Il Capo Ultrà si sistema davanti al coro con le mani alzate, dà cenno all’organista di suonare, e finalmente ha inizio la messa.
Lei dà “l’attacco” alla tifoseria e inizia a gesticolare come un politico durante un comizio. Se durante la cerimonia qualcuno dei fedeli inizia a parlare, il Capo si stacca dalla Curva e inizia a far casino, ordinando di stare zitti durante la celebrazione, poi lei si siede e inizia a sparlare chi ha appena zittito “Vastasa… ma cosi ri pazzi…”.
Nel rito iniziale tutti composti e ordinati a cantare e il Capo è come un vigile che dirige il traffico.
Nelle letture si gesticola e si annuisce, perché ciò che si legge è vero alla luce del comportamento e delle linee guida che devono adottare gli altri nei confronti delle nonnette. Durante la predica del parroco, il coro acconsente e si fa gesti con la testa come per dire “Sì è vero", perché i discorsi non sono riferiti alle tifoserie, ma ai fedeli e loro sono immuni al contesto. Tanto loro il S. Rosario se lo sono già detto, quindi sono esenti da ogni peccato, tafferuglio e colpe.
Inizia l’Offertorio, ma chi si occupa della raccolta non deve permettersi di avvicinarsi alla Curva, pena la reclusione nell’ufficio del prete da 1 a 6 mesi…
Quando ci si scambia il segno della pace è un acclamazione generale: abbracci, baci, strette di mani, pacche sulla spalla, mentre nella recita del Padre Nostro ci si prende per mano e partendo dal Capo si fa la ola per tutta la curva. Inizia la Comunione. Tutti con le mani al petto, cantando il Simbolum 77 come se fosse l’inno di Mameli, con petto all’infuori e stando ben dritti come soldati in parata. Prima di concludere, il prete fa gli avvisi su eventuali appuntamenti della settimana, che il Capo puntualmente annota sul suo taccuino, perché il coro non può permettersi di mancare nemmeno in trasferta. Il rito finale non può non concludersi con ciliegina sulla torta. Il Capo fa un cenno alla Facchina che và a prendere un tamburino e degli aggeggi simili a delle nacchere. Le consegna al Capo che fa un cenno all’organista, si inizia una musica che sembra qualcosa tra un mix del dj David Guetta e la danza del sole degli indiani Indù. E’ il canto finale, il loro Waka Waka di conclusione che chiude la messa della domenica sera. Finisce la cerimonia, tutti si abbracciano e danno pacche sulle spalle al Capo, prova che la curva parrocchiale formata dalle “Irriducibili” nonnette ha fatto bene e anche oggi si possono definire soddisfatte. Con aria contenta ci si dà appuntamento in settimana, quando avranno luogo le prove per il prossimo incontro, per la prossima domenica: un altro tifo, un’altra avventura del coro Ultrà “Nonnette alla riscossa”.

Giuseppe Franzè

domenica 16 novembre 2014

Al Book Festival di Pisa

7 Novembre 2014. Sono appena arrivata. Piove. Non sono ancora le dieci, ora in cui apriranno il cancello del Palazzo dei Congressi di Pisa e partirà ufficialmente il Book Festival che durerà tre giorni dal 7 al 9 Novembre. Sarà la dodicesima edizione e sto qua ad aspettare. Un ragazzo corre e urla Babbo oh babbo. Mi giro incuriosita a cercare il babbo - qua babbo vuol dire papà. Rido e entro. Oggi non si paga e mi stupisco. Non mi sembra vero di essere qua. Quanta gente e quanti quanti libri. Prendo il programma e leggo. Ogni casa editrice trova negli stand il proprio spazio espositivo; un piano terra, un piano primo e un piano secondo. Sul catalogo dei programmi sono indicati orari delle presentazioni, reading, seminari, nomi delle sale, cognomi degli scrittori ospiti, giornalisti e ben 150 espositori.

venerdì 14 novembre 2014

Sempre caro gl'è quest'ermo colle...

L'indiscrezione pare fondata. In apparente clima disteso tra accordi (presunti) su legge elettorale e (vere) nomine dei giudici della Consulta, che vedono dibattere i partiti politici giorno e notte, tra non molto i big della politica dovranno iniziare a sfogliare la margherita. Non per un semplice m'ama non m'ama ma, cosa importantissima per il futuro dell'Italia, per il nome del successore di Giorgio Napolitano. Appena un anno e mezzo fa, l'ex presidente della Camera (tra il '92 e il '94) arrivava allo scadere del suo settennato presidenziale salvo poi vedersi rieletto a sorpresa, spuntandola sui candidati Romano Prodi, Stefano Rodotà e Franco Marini. Era il 20 aprile 2013. Adesso, a quasi venti mesi da quel giorno, il Napolitano-bis potrebbe concludersi molto prima del previsto. 20 gennaio 2015. E' questa la data in cui Giorgio Napolitano potrebbe dimettersi dalla carica di presidente della Repubblica. Nonostante le pressioni di Renzi perché resti al Colle, Re Giorgio, secondo le indiscrezioni raccontate dal quotidiano milanese il Giornale, avrebbe deciso di mollare tutto all'inizio del nuovo anno. La road map verso l'uscita di scena prevede conclusione del semestre italiano di presidenza europea, incontro previsto attorno il 20 dicembre con le alte cariche della Repubblica per il rituale scambio di auguri, discorso di Capodanno agli Italiani con preannuncio in diretta della sua uscita di scena per comprensibili motivi di età e di ‘insostenibilità‘ fisica del ruolo. Poi, dopo la Befana, le procedure formali e la firma della rinuncia al mandato presidenziale. Dal Quirinale per il momento smentiscono la data ma anche che il capo dello Stato abbia preso una decisione. Come c'è scritto nella nota diffusa domenica scorsa, il presidente intende "mantenere fino all'ultimo giorno i suoi poteri e le sue prerogative”. Insomma, a quanto pare all'addio al Colle manca poco. Ed ora è già scattata la corsa per la sua successione. I nomi sono ancora top secret ma potrebbe esserci anche una donna tra i candidati. Un'ipotesi inedita per un'eventuale svolta storica in quasi settant'anni di storia della Repubblica Italiana.
Se si sposta il punto di osservazione le cose assumono tutt'altra prospettiva e a noi che stiamo in basso non ci sembra un Presidente che lascia il proprio incarico, quanto un re che abdica, di regola quando ciò avviene il monarca uscente indica il successore. Ah non siamo in monarchia dirà qualcuno? In effetti nel 1946 scegliemmo tra repubblica e monarchia, e la nascita della Repubblica fu parto difficile, qualcuno lo definì addirittura pilotato e gli anni successivi ce lo hanno confermato, un solo figlio ben tre repubbliche. Noi italiani siamo dei gran nostalgici capaci anche di rimpiangere il dux e le sue perle di saggezza e la memoria si allunga e si accorcia a seconda delle situazioni, la vita a Napolitano invece più di così non si poteva allungare, quella politica, fatte le dovute eccezioni temporali del ciuccio e pannolino è stata veramente lunga, ma si sa re si nasce e l’investitura è tale per diritto divino. E tal potere divino ha tacitato coscienze e polvere (da sparo) sotto i tappeti. Certo è che se restasse ancora un po’ si profilerebbe il ritorno al pannolone quale chiusura del cerchio. A proposito di cerchi, Napolitano è quello che ne ha fatti quadrare parecchi, un equilibrista della migliore razza insieme a tanti sulla pista del circo Italia dove i nani Bagonghi siamo noi.


Una cosa è sicura. Per Napolitano non è previsto l’esilio, al massimo una casa di re...poso, magari sull’ermo colle, ai sovrumani silenzi c’è già abituato. 


Sabino Bisso (ha collaborato Adele Musso)

giovedì 13 novembre 2014

Letti per tutti: Viscido nodo


Sandro Camilleri, VISCIDO NODO

pagine 253, brossura, Stordito editore, 2014.



L’ultima fatica di Camilleri (Sandro) che ci regala, si fa per dire, un nuovo episodio della saga dell’ispettore Montalcino. Sandro è il cugino maggiore di Andrea, da lui ha preso il vizio di scrivere, si è incallito e produce romanzi gialli e noir uno dopo l’altro, non riesce a smettere, povero Camilleri (povero Sandro n.d.a.).

Quando apriamo il libro troviamo l’ispettore Montalcino alle prese con le spire di un capitone, il giorno della vigilia di capodanno di un anno non bene specificato.

“Viscido nodo” è un titolo che offre già gli elementi per valutare il grado di perversione del protagonista. La storia si srotola, le parole si aggrovigliano, i nodi si stringono attorno al serial killer che si diverte a strangolare le sue vittime con un’anguilla viva. 

mercoledì 12 novembre 2014

Antimafia al Liceo Classico Scaduto - intervista ad Antonio Mineo

Sabato 15 novembre alle 9.00 un incontro tra studenti, Apertura a strappo e Dialogos (associaz. culturale di Corleone). Promotore Antonio Mineo, studente della 3^ G che AAS intervista.


AAS: Ciao Antonio, leggiamo di un incontro al Liceo Classico tra realtà associative bagheresi e corleonesi, di cosa si tratta?



AM: È un incontro che abbiamo deciso di organizzare con i blogger di Apertura a strappo e con la partecipazione di Cosimo Lo Sciuto. A Bagheria si parla di mafia ma si fa ben poco per cambiare la realtà in cui viviamo. Corleone in confronto è avanti anni luce. Questo incontro nasce anche per la necessità di risvegliare nei bagheresi quel senso civico e di legalità che sembrano ormai aver perduto.
AAS: Quanto si parla di mafia nella vostra scuola? E in che modo?

AM: Per alcuni professori la mafia è tabù, argomento del passato. Come un brutto sogno che i ragazzi di oggi non vivono più. Ma per fortuna ci sono professori sensibili alla tematica,come la professare Giovanna Nigrelli o il professore Vittorio Greco, co-fondatore di Addio Pizzo, che ci hanno sempre spronato a parlarne.

AAS: Si parla spesso di progetti scolastici sulla legalità. Nel tuo percorso scolastico hai avuto modo di partecipare a uno di questi?

AM: Fortunatamente l'anno scorso parte della scuola ha avuto la possibilità di partecipare al giorno iniziale della manifestazione organizzata da Addio Pizzo ai Giardini Inglesi. È stato un momento emozionante e di condivisione di ideali che difficilmente si dimentica.

AAS: Come vorresti che si parlasse di mafia a scuola?

AM: Bisogna iniziare a sensibilizzare gli alunni partendo dal ginnasio. Che si voglia ammettere o no, la mafia fa parte della nostra storia e bisogna conoscerla, per poterla riconoscere e combattere. Bisogna fare dei corsi scolastici di storia della mafia, anche autogestiti dagli studenti. 


(GD)

martedì 11 novembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: La baciata ammucciata

Ecco una tipica scena che il palermitano delle viuzze del centro storico definirebbe con un’esclamazione epica, adattabile ad ogni tipo di occasione e tramandata di generazione in generazione: “Botta ri Sali, itivinni ‘na ‘n albieigu, mischini i ‘so matri”. I due giovani piccioncini sono evidentemente intenti ad avvinghiarsi l’uno con l’altra, a testimonianza di ciò, un braccio di lei proteso verso il corpo di lui e le sue dita che stanno quasi per ghermire il suo povero collo che sta per essere quasi scippato pur di soddisfare le voglie di madama ‘la santuzza quando dorme’. Diciamo solo: menomale che non è un video, và, che qua al confronto Belen si potrebbe andare ad ammucciare. Dall’altro lato, la gamba di lui sta per cingere il lato b di lei, gamba tra l’altro molto ben messa, pare che, al momento di salire le scale per raggiungere i piani delle camere da letto, la passione si sia impadronita di entrambi. Chissà come procederebbe la scena, una cosa certa è che, se davvero non riescono ad arrivare su nelle stanze, la povera dama perirà di un triste destino, tra un pavimento spigoloso sotto e un trionfo di tonnellate di muscoli sopra. 

Laura Xerra

Evoluzione subdola

Si acquatta, il corpo contratto dietro lo stipite della porta, i muscoli tesi pronti a scattare, lo sguardo puntato sull'apertura. Sa che appena lo vedrà scarterà di lato, non se lo farà scappare. La concentrazione è tale che appena sente qualcosa che si struscia sul suo fianco sinistro, si alza di scatto girandosi. E' lui.
Lo guarda con occhietti curiosi, la testa di lato. Il gatto è esterrefatto. Quel cosino minuscolo che fino a ieri scappava terrorizzato non mostra alcuna paura, anzi si avvicina, si alza su due zampe e muovendo il naso su e giù, lo annusa con interesse. E' così vicino che con una zampata lo potrebbe stendere a terra. Il gatto però non riesce a muoversi, la sorpresa lo blocca, non riesce a capire il perchè. Non può sapere che la causa risiede in un essere ancora più piccolo che non ha nè artigli nè canini nè sistema nervoso ma che riesce a comandare le menti. 
Il Toxoplasma gondii, protista parassitario responsabile della toxoplasmosi può vivere in qualsiasi organismo a sangue caldo ma per completare il suo ciclo vitale ha bisogno che le sue cisti siano ingerite da un felino. Il parassita è in grado di manipolare il comportamento dei roditori rendendoli iperattivi, meno paurosi nei confronti dei gatti e attratti dalla loro urina.

Ripresosi dallo stupore il gatto richiude le fauci sulla preda. Non sa di esserlo a sua volta. 

Annalisa Balistreri

domenica 9 novembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: Un ermellino vivo dopo un visone morto.


Si tratta di una bella donna probabilmente intorno alla trentina.
La scena presenta uno sfondo nero e la protagonista, ben illuminata, è girata di tre quarti.
Pare che la chiamino e che lei attenzioni l’interlocutore: il suo sguardo è interessato e sembra pensi - Miiii, u capiu, du palli!!!.
È una donna elegante e raffinata, lo si vede dall’ abito che indossa e dall’acconciatura particolare: ha legata intorno alla testa una cordicella, inoltre l’accessorio che ha al collo è una lunga collana di perle nere, certamente acquistata da un gioielliere vero e non da una bancarella qualsiasi della Vucciria.
La particolarità di questa tela è l’animaletto simpatico che la donna tiene tra le braccia: non si tratta di un gatto, né di un cane, né di un furetto.

giovedì 6 novembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: I fimmini spugghiati agnuni

“Cari ascoltatori un saluto da RADIO BLUAN. Sta per andare in onda il programma per non vedenti “Incontro con l’arte”. La puntata di oggi è dedicata a Les demoiselles d’Avignon, olio su tela di Pablo Picasso. L’opera ci verrà adesso magistralmente descritta dal Prof. Vito Madonia, docente di Storia dell’Arte.
“Professor Madonia? Siamo…in onda…mi sente?”
“Cu è lei?”
“Sono Igor Sparacella il conduttore di Radio Bluan…dobbiamo parlare di Picasso”
“E cu è??”
“Sta scherzando vero? Oh..che spiritoso! Descriva ai nostri ascoltatori l’opera di Pablo Picasso”
“Ri cu’ c’è parrari?”  
“Professore deve descriverci…Les demoiselles d’Avignon…di Picasso…il quadro…”
“Ah…sì sì…u quadru”
“Cosa… ci mostra quest’opera?”
“Cincu male fimmine tutte spugghiate e cu certi facci strane, nasi torti, occhi spirdati…tri sunnu accussì accussì ma due di chisse nun si ponno taliare proprio”
“Certo i lineamenti sono un po’ particolari…ma in quale luogo si trovano Les demoiselles d’Avignon?”
“U sta dicienno  lei…sunnu tutte assittate ‘nta nagnuni”
“Più o meno…ma per quale motivo l’opera venne a suo tempo ritenuta scandalosa?”
“Picchì erano troppo larie pi fari le buttane…cu ci putia iri cu sta sorta ri scimie? Lei ci avissi iuto? Io mancu a gratis…”
“Ma che sta dicendo? Fermate la registrazione!! Lei mi deve delle spiegazioni professore!”

“Ma quale professore! Io sugnu Pino il portiere! Il professore Madonia stamatina ebbe l’intossico e so mugghieri mi priò di parrari ri stu quadru ‘mbrugghiatu! E mentre sugnu ca’ a perdere tempo cu lei in portineria mi sta sunanno u citofono! Invece di ittari vuci m’avissi a ringraziari ca ci fici fari a puntata u stesso!”     


Laura Mancuso

mercoledì 5 novembre 2014

Letti per tutti: Il ritorno del maggiordomo


Sandro Camilleri, IL RITORNO DEL MAGGIORDOMO
pagine 233, brossura, Stordito editore, 2014.

L’ultima fatica di Sandro Camilleri (cugino di primo grado del famoso Andrea, scrittore anch’egli da quando, preso da invidia cuginesca, ha cercato un editore ai propri libri gialli e noir, creando confusione tra le vespe e suscitando l’interesse dell’editore Stordito, n.d.a.). Un libro molto atteso che prolunga di qualche anno l’agonia della vittima, tale Colò Rita, ferita a morte dal maggiordomo assassino durante il romanzo omonimo, creduta in un primo momento deceduta, morta e sepolta anche se per niente pallida.
Poi l’ispettore Montalcino riapre il caso e si accorge che tutto è stato messo dentro alla rinfusa e sta prendendo una brutta piega. Molti capi d’imputazione sono da rivedere, magari una rinfrescata e rimessi in ordine, tutto lascia intuire che la vittima è di sicuro sopravvissuta all’omicidio, un fatto nuovo che comporta lo sconvolgimento dell’intero impianto accusatorio, il maggiordomo se ne uscirebbe pulito e l’ispettore Montalcino come al solito perplesso.

Radio Aut Aut a casa Badalamenti

"Psst! Cucì, oh! Matte', veni 'ccà!".
"Chi è, chi bbuai?!"
"Araaaciu, zittuti e 'un ti fari sientiri! Veni 'ccà ca' t'e parrari".
"Chi è, chi succiriu? 'Un' 'n'u viri ca' era 'a caccia?"
"A caccia? Ma cu, tu? E 'ri fimmini, macari? Ma bba' lievati, Matte', ca' l'unica gonnella ca' maniasti 'nna to' vita fu chidda 'ra merceria 'i to' matri".
"Sì cuinnutu e sbirro, quanto mi 'nni vaiu..."
"Fiermati ca' t'e cuntari, tu 'un sa' nienti. Chiddu ca' si viri 'nna 'stu paisi troppu stranu è..."
"Ma chi è, Iachi'? Parra, parra, chi fu?"
"Rissinu ca' 'nna casa 'ru zzu' Tano,
'a radiu 'cci ficiru,
Se, se! Chidda r'u 'Mpaistato, Pippinu,
'U picciuattu ca' ficiru satari
'n' t'all' aria, vicino 'o trienu.
Io era nicu quannu succiriu,
Però 'u buattu m'arricuairdo,
Picchì stava docu vicino,
Mi scantai,
Trimai,
E mme' patri mi rissi:
"Zittu, zittu, va' ruarmi, Iachino.
Però 'dda nuttata io 'un m'a puozzo scuirdari,
E qualchi buota - Picchì 'un l'è diri? -, mi siento ancora trimari,
E ora chisti 'cci vonnu fari 'a radiu,
Se, se! L'amici suoi, 'nna casa 'ru 'zzu Tano ".
"Ma chi, ssu' fuaddi?!  Chisti 'nn't'all'aria pure satano! "
"Ma chi t'e diri, Matte', 'u munnu è strano ".
"Però io m'arricordu 'a Pippinu. Sugnu 'cchiù granni 'i tia,  Matte ', m'arricuairdo.  Bravu picciuattu.  Certo, un poco sconclusionato c'era,  eh. Però, muoriri 'i 'sta maniera... Zoccu ficiru l'amici!  Iddi 'u ficiru arristari a Don Tano. E ora stannu 'dda. Pari ca' certuni 'a campari 'un ci  piaci ".
"E tu 'un sai chiddu chi dissi l'amico suo, Salvo Vitale.  Vinniru i giornalisti a intevvistarlo, e fa: 'Quando sono al gabinetto di casa Badalamenti mi immagino la faccia di Tano Seduto dentro al water ".
"Chi?!? Ma viero mi rici? Si 'cci fussi ancora 'u 'zzu Tano...  ".
"Si 'cci fussi Pippinu!  Viri chi fiedda 'i cairni ca' si manciassi ".

E manciatilla 'sta fiedda 'i cairni,  Pippinu. 


Elena Spina