giovedì 16 novembre 2017
Recensione del libro Un uomo di Oriana Fallaci
Storia di un amore e di una guerra.
L'amore: quello tra l'autrice e l'eroe solitario Alexandros Panagulis, Alekos.
La guerra: quella tra Panagulis e la dittatura dei colonnelli nella Grecia negli anni '70, contro Papadopulos.
Eppure il romanzo non è soltanto questo. Nel susseguirsi delle pagine troviamo anche la guerra dell'amore, la difficoltà di vivere in serenità un rapporto quando si ha un forte e lucido senso di giustizia che rende insopportabile i soprusi, le prevaricazioni e la necessità di lottare diventa insostituibile; e Panagulis si getta a capofitto nella lotta fino all'estremo sacrificio, ma solo per scoprire che anche nella democrazia esiste il sopruso, la prevaricazione, la dittatura.
Dittatura è il potere stesso.
E dittatura sarebbe stato anche l'amore, se lui non avesse incontrato Oriana "l'unica compagna possibile".
Ogni eroe è eroe da solo e quando due eroi si incontrano allora la solitudine non si annulla anzi si amplifica senza che però l'amore tra i due finisca.
La Fallaci ha il potere di unire due meravigliose caratteristiche della parola scritta: l'obiettività giornalistica e la fantasia letteraria. Un linguaggio semplice e ricco di metafore che non distraggono, anzi meglio esprimono, spiegano: azioni pensieri e sentimenti, la storia.
Leggere un suo libro (e questo in particolare) è come ascoltare una musica e riuscire a distinguere ogni singolo accordo, ogni nota emessa dal violino, dalla chitarra, dal tamburo, dall'oboe...
Ogni sfumatura è ed ha un sentimento proprio che include e prende il lettore coinvolgendolo emotivamente, senza risparmiargli assolutamente nulla.
Adelaide J. Pellitteri