martedì 1 dicembre 2015

Anteprima AAS: Rosalìo Gesù Spampinato, di Luca Russo


Sono nato in circostanze strane, sopra un lapino, mentre mio padre si dirigeva verso l’ospedale e mia madre stava sdraiata tra ferrivecchi e robaccia da rivendere al mercato delle pulci, cose che mio padre aveva pigghiato tra cassonetti ed angoli di strada.
Era il suo lavoro, l’omo del “ferro vecchio”.
Il lapino arrancava rumorosamente sulla strada, tra vicoli e auto, e di tanto in tanto cadevano oggetti che mia madre spingeva con i piedi. Era in preda alle doglie, stava appoggiata ad un minifrigo arrugginito e le mani salde alla sponda del lapino e ad una sedia sdraia. All’improvviso mia madre urlò di fermare il lapino perché doveva farmi nascere.
Immediatamente!
Eravamo quasi all’ospedale, mancava solo di svoltare un paio di stradine e sarebbe comparso. Le urla fecero venire intorno tanta gente dalle case, dalle botteghe, scesero dalle auto, vennero tutti intorno al lapino. Mia madre urlava. Mio padre gridava per calmare mia madre. La gente parlava tra loro e proponeva cosa fare. Tutti divennero dottori e ostetrici e disquisivano sulle procedure da applicare.
Ruppe gli indugi, prontamente, ‘a za Ciccina.
”Iu appi unnici figghi, pigghiatila e puttatila dda dintra”.
“Dda dintra” era la taverna di Michelancilu faccia ri bruoru.
Sorprendente, quegli energumeni e lavoratori unti presero con delicatezza la puerpera, la adagiarono sul tavolone odorante di vino e birra e in silenzio si allontanarono accudendo con lo sguardo mia madre sul tavolo. A za Ciccina disse “tu tu e Sarina trasiti e tu, picciriddu, tu chiui a puorta!”
Mio padre fu buttato fuori da un imponente urlo ra za Ciccina.
“Tu, maccarruni… puru fuora!”
(continua)

Luca Russo