lunedì 16 gennaio 2017

Elephant man

"Gli uomini hanno paura di ciò che non capiscono"
( Joseph Merrick )

Escrescenze ovunque. Masse compatte multiformi, sovrapposizioni di immagini: un parto, elefanti che le respirano sul ventre, un vagito, due o tre barriti, Africa nera. Nascere con pezzi di carne in più, pregiudizi attaccati a zampe di pidocchi che i parassiti epidermici non assottigliano gli strati adiposi, ti succhiano il sangue e le diversità gestite con superficialità anche quello. Mostruoso per i veri mostri che lo guardano sconvolti: Elephant man lo chiamano. 
Il film (e anche il libro) narrano la storia vera di un uomo affetto dalla Sindrome di Proteo, una malattia che sviluppa palle di carne, - immagina tuberi e pezzi enormi dalla forma di zenzero fresco sulla testa, sul corpo; prova a sentire raccapricciante poi accattivante deformità, ecco ti sentirai nei suoi panni. Joseph rincorre il sogno di dormire a faccia in su, che a guardare col naso al cielo brillano le stelle, le puoi vedere anche cadere, esprimere il desiderio che gli esseri umani siano tutti uguali o pronti per amare le diversità altrui, arricchirsene; morire felice perché adesso lui è amato, nonostante le anomale differenze. Una serata al teatro, un applauso, una stella - O Romeo, Romeo ! perché sei tu Romeo, rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome... Un fenomeno da baraccone per la gente, ( lui copre la testa e il viso con un sacco di tela ) costretto a mostrarsi al circo. - Venghino Signori, venghino! Puoi vederlo anche tu, pagare una manciata di soldi così da specchiarti e trovarti bello anzi bellissimo più che mai. Se avrai il coraggio di fissare i suoi tuberi, le tue escrescenze ti sembreranno inesistenti, i tuoi villi intestinali corrosi dalla bile di una esistenza inutile a mostrare sorrisi e denti bianchi. La sua bocca storta proferirà parole chiare di semplice pronunzia ma che ti stupiranno, il suo annuire gelerà il meccanismo del comprendonio secondo la lunghezza d'onda della normalità ( banale classificazione ), Joseph arriva a capire nonostante l'ossigeno al cervello gli arrivi a tratti, la sua intelligenza trova spazio tra le gallerie tuberose di tumori e carne viva anche se di troppo. L'essere in più travalica il resto, sconvolge e terrorizza gli altri, chi ha ben poco da mostrare ( mandibola regolare, viso dai tratti anatomici perfetti ). Lui si adagia su se stesso tutto storto e i pomfi sotto le piante dei piedi gli regalano una andatura irregolare che scappa davanti agli occhi strabici di chi vede le cose come stanno - L'uomo dal fiore in bocca ne godrebbe alla vista. Elephant man va oltre, naso in alto al cielo, stella, afferra il suo desiderio, chiude gli occhi felice. Respira a stento, sceglie di morire. Il viso di sua madre gli sorride, la foto al centro del tavolino ritrae beltà sotto vetro di un tempo passato, la cornice annerita dall'umidità, lucida la mancanza di momenti; e mentre gira la giostra della sua vita schizzata di dolore per la sua incurabile malattia, ne interrompe il meccanismo e stabilisce di non aspettare la morte naturale per liberarsi da un destino ineluttabile. La sua fine nella fine del film e un pensiero per noi spettatori. Ascolta - "L'acqua scorre, il vento soffia, le nuvole fuggono, il cuore batte". Niente muore.

Nina Tarantino