lunedì 11 maggio 2015

Letti per tutti: Uno sporco traffico

Sandro Camilleri
UNO SPORCO TRAFFICO
pagine 211, brossura vulcanizzata
Stordito editore, 2015.


L’ultima fatica di Sandro Camilleri (si tratta del cugino meno conosciuto di Andrea, che da alcuni anni scrive e pubblica dei libri, n.d.a.), una storia gialla che si colora di rosso e lascia fermi tutti per alcuni minuti con il respiro sospeso in attesa del verde.
La città di provincia nella quale è ambientato il romanzo è abitata da automobilisti rissosi e scorretti, sorpassano sulla destra o vedi una motoape che impenna frontalmente, eccetera.
Camilleri (Sandro, non il cugino) semina indizi acuti sull’asfalto nel corso delle prime quattordici pagine, con il risultato di forare le gomme di tutti i cittadini che si trovano a sfogliare proprio quelle pagine. Riesce appena in tempo a sfuggire al linciaggio, per sua fortuna l’intera zona viene chiusa al transito e adibita arbitrariamente a isola pedonale su ordinanza immediata del sindaco, con grande stizza di coloro che rimangono intrappolati al suo interno che si disperano piangono stridono forte i denti. 
Il ritrovamento di un vigile urbano in condizioni di evidente stato confusionale in un caffè-pasticceria fa scattare le indagini. Dopo trenta pagine di avvilimenti e incolonnamenti, l’ispettore Montalcino giunge sul posto. Nel frattempo al vigile confuso si sono uniti altri vigili, preoccupati per il collega, che in attesa dell’arrivo dell’ispettore hanno consumato la colazione e segnato tutto sul conto dell’autore (Sandro Camilleri, che non ha nessuna intenzione di pagare).

Montalcino inizia con le domande, gli agenti della polizia municipale lo invitano a recarsi presso gli uffici della polizia municipale dal lunedì al venerdì dalle otto e trenta alle dodici e trenta, perché non è di loro competenza.
Serve un respiro profondo, non è la prima volta che i lacci della burocrazia rallentano o addirittura bloccano le inchieste dell’ispettore Montalcino, al quale non resta che lanciare invettive contro l’autore l’editore e il destino porco che lo perseguitano.

Dal canto suo, l’editore (Carlo Stordito, figlio di stampatori/tipografi da molte generazioni impegnati nel campo della composizione e dell’inchiostratura, appassionato nuotatore in stile rana e dipendente totale dalla pastiera napoletana) non possiede la patente di guida, sfrutta un dipendente con l’auto per andare dove vuole, quindi se ne frega del traffico e degli ingorghi a uncino. Solo per darsi delle arie da benefattore contribuisce alla costruzione di un ampio parcheggio - nello spiazzo di fronte la casa di Camilleri (Sandro, ovviamente) - e di una rotatoria enorme dentro i locali della tipografia, credendo di installare una rotativa. Da qui in poi sarà costretto a fermare la stampa per delle ore, che le mamme vanno in auto a ritirare i bambini dall’asilo e negli orari di punta c’è da impazzire.

Ma torniamo a Montalcino, incontriamo la sua auto parcheggiata malamente su un marciapiede, con la multa sul parabrezza. L’ispettore si è recato presso gli uffici competenti dei vigili urbani, quasi ora di chiusura, una lotta contro il tempo, Camilleri (però Sandro) decide di concedergli un passo indietro per recuperare. Montalcino reagisce male, urla contro il suo autore (Camilleri, Sandro) che non stiamo giocando a Monopoli.

Fuori dalla palazzina, i clacson di centinaia di automobili intrappolate l’una con l’altra, la gente esasperata, alcuni cercano i vigili, altri inveiscono agitando i pugni in aria, non si capisce con chi ce l’abbiano, probabilmente con Sandro Camilleri (l’autore cugino) e con l’editore. Si formano file interminabili di auto e di uomini di fronte alle scuole ai bar-tabacchi ai panifici alle banche. I vigili urbani non possono fare niente, dicono, perché non è di loro competenza. 

Montalcino sconsolato non può fare altro che tornare a casa a piedi, il mistero del vigile confuso rimane irrisolto, noi rimaniamo confusi, in attesa della prossima fatica di Sandro Camilleri.

Raimondo Quagliana per AAS Magazine