mercoledì 29 giugno 2016

92 sedie per Danilo Dolci

Vergine, la prima volta in cui ci sto dentro - in un cerchio così, tra tanti insegnanti. Sto nella mia Palermo, davanti allo splendido Teatro Massimo, grandiosa unità di storia e arte. Secondo le regole devo dire a tutti chi sono e che ci faccio qui (sembra facile rispondere). Dico loro in segreto che mi hanno invitata per fare un laboratorio di disegno, che sono Nina e Apertura a Strappo. Spiego chi siamo, due battute e quattro risate mi presentano.
Comincia il cerchio, ognuno ha la sua sedia, mi ascoltano e ascolto, a giro, come maieutica insegna. Forse la comunicazione parte proprio cosi guardandosi negli occhi, scambiandosi sguardi, parole, pensieri, cercando di capire cosa voglia dire l'altro. Mi chiedono di riflettere sulla scuola e io non riesco a evitare di pensare a mio figlio, alla sua  valigia che la sua terra non gli offre gli stessi strumenti, le stesse strutture per studiare. Fuori, andato via e col sole in faccia che mi bruciano gli occhi, ricordo la scena; non ho avuto elementi  certezze per fermare la sua fuga. Gli argomenti che all'inizio mi sembrano lontani da me - che non sto nel corpo insegnante mi si avvicinano e sento che mi stanno a cuore. Parliamo di scuola come micro società, di "una scuola malata". Ci interroghiamo su quali possano essere le cure, le soluzioni per risolvere il Complesso problema scolastico. Alleanza tra famiglia e scuola, due argini per fluire e fruire cultura, i verbi giusti collaborare, associarsi, azioni che prevedono unione; comunicare anche quando è difficile, mettersi in movimento, spostarsi, andare contro la burocrazia, uscire dal recinto della disciplina. Il problema della scuola si risolve dentro, all'interno della struttura stessa, tra i banchi di scuola. Un no comune alla privatizzazione della scuola e da un insegnante viene presentata anche una nuova forma di scuola in autogestione. Mi ritrovo a parlare anch'io, di una realtà da cui sono fuori a livello lavorativo, ma al secondo giro mi sento una di loro e una delle 92 sedie è mia.


Sulle nostre teste un cielo azzurro e un sole che tramonta ci porta un piacevole vento. Tolgo gli occhiali da sole, voglio guardarli uno ad uno. Al cerchio si aggiunge Daniele Moretto, un professore scrittore poeta, che ha organizzato tutto questo, e il suo entusiasmo e forza di volontà affascinanti, contravviene alle regole, non mi stupisce. Ascolto ancora - l'insegnamento come missione e poi vengono tirati in ballo i dati sconvolgenti sull'enorme dispersione scolastica in Sicilia, i tagli, le strutture sofferenti, inadeguate. La scuola come luogo di educazione, e i pensieri di Dolci ci vengono incontro; l'immagine delle sue scuole dove le finestre stanno ad altezza di bambino. Alla fine del cerchio tutti concordi nel credere che la soluzione stia nella sinergia di alcune figure: famiglia, territori e strutture. Essere tutti attori dell'educazione nel grande teatro della scuola. Qualcuno ricorda la morte dell'articolo tre della nostra Costituzione e osanna ancora Daniele Dolci e io regalo i suoi pensieri distribuendo fotocopie. Ballare ci unisce, si conclude con il tam tam, danze etniche e tango.
Nina Tarantino