mercoledì 30 novembre 2016

Pasolini. Ragazzo a vita - di Renzo Paris

Ho letto tutto d'un fiato questo libro. Perchè ti prende fin dalla prima pagina. Anzi, ti accoglie tiepido per darti il fuoco man mano. Ho assistito alla presentazione del libro con l'autore, ne ha fatto una visione edulcorata per rispetto verso l'artista e la memoria. Di fatto, parlare di Pasolini non è facile. Ma via via leggendolo ne offre una visione molto aderente. Ripeto, parlare di Pasolini non è facile. Non lo era allora quando visse, in una Italia violenta, scossa dalle stragi, lotte, sconfitte e delusioni, quando i morti ammazzati erano sulle strade, nei cortei, tra le fila rosse e nere. Erano i tempi del Movimento Studentesco, delle lotte operaie ma Pasolini fa il distinguo da subito. Bolla il Movimento Studentesco nella sua “Il PCI ai giovani”, guarda altrove e lontano, ”vedendo” in questa Rivoluzione l'estremo cambiamento della borghesia nei confronti di se stessa, e il fine ultimo delle lotte operaie: il villino al mare. Il cambiamento operato da queste “Rivoluzioni” muterà alcune libertà, permettendo altre leggi di mercato, cambiamento definitivamente concluso nella globalizzazione. Il suo canto solitario, come quello del cigno prima di morire, e rimasto isolato, ha guardato al futuro, anticipandolo. Il suo atto d'accusa, il suo “io so” che dà vita al suo ultimo romanzo, Petrolio, il suo scavare nel fianco delle stragi, lo rendono scomodo e inquietante. Perchè  le stragi sono state guidate da un unico fautore: le “mafie”, come egli afferma.
Nel libro che parla chiaro, degli ambienti letterari di quella Roma dei salotti di Laura Betti, e dei suoi ospiti,  Moravia, Elsa Morante, Scola, Renzo Paris delinea il tessuto culturale e socio-politico del periodo di Pasolini. Rievoca la “sua" famiglia culturale, ove Emilio Gadda, anziano ormai, ha il ruolo del nonno e via via, la madre “fallica” Laura Betti, il fratello maggiore Pasolini, ecc.
Il filo del ricordo non è facile, spesso è doloroso ma lucido, documentale, ripercorre il doloroso momento della morte dello scrittore senza indulgere a spiegazioni a tutti i costi, rendendoci invece come lui l'ha vissuta. Il linguaggio è fantastico, frammentario a tratti, e colmo di frammenti. Affabulazione ad esempio, la tragedia in cui Pasolini ricrea l'analisi freudiana del rapporto Padre/figlio e di cui Paris ci restituisce frammenti di quella copia originale  dattiloscritta che lo scrittore gli affidò, forse perche Paris in friulano significa padre/figlio, dove l'esito finale è il sacrificio - quasi cristiano- del figlio. Pasolini figlio, dunque, la cui poetica ne esce vittoriosa, che incarna il suo spingersi ai limiti, negli ambienti ultimi a buttare il suo corpo nella lotta, pedagogo e padre/figlio di quei ragazzi di vita, amante e sacrificio, ragazzo a vita.
Pasolini amava chiedere: Se nel deserto incontri un leone affamato che deve nutrire i suoi cuccioli quale scelta farai?


Clotilde Alizzi