venerdì 31 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: La ragazza col piercing


Si tratta di un quadro assai famoso. La ragazza con l'orecchino di perla la chiamano. Taliate a chista! Si sente tutta, misa in primo piano. Falsa e ipocrita, la dovreste vedere! Chissà cosa ammuccia? Ve lo dico io! Ve la descrivo veloce veloce anche perchè ci manca una parte di quadro e ci sbrighiamo presto presto.
C'è sta tizia messa ri menzu latu con un orecchino solo, pare una menomata, sarà difettata. Secondo me l'altro orecchino l'ha perso. Chi si siente! Glielo direi che non è la bella dei sette veli.

giovedì 30 ottobre 2014

Letti per tutti: Compagnetti di merendine


Sandro Camilleri, COMPAGNETTI DI MERENDINE

pagine 203, brossura, Stordito editore, 2014.




L’ultima fatica di Sandro Camilleri, cugino maggiore di Andrea, maggiore in età, ma non in popolarità, dato che Camilleri (il Sandro, n.d.a.) non riesce a piazzare un’opera, che sia una, nelle classifiche di vendita dei gialli, né tantomeno dei noir.

L’autore esordisce con un incipit/appello, nomi e cognomi di tutti gli ex compagni di scuola dalle classi elementari fino alla maturità, con alcune incursioni nelle altre sezioni. Compagni di classe sia maschi che femmine, elemento di trasgressione che non passa inosservato, dato che ai suoi tempi le classi non erano miste, i maschi in una sezione, le femmine in un’altra, per evitare che i maschi adolescenti, ai primi impulsi sessuali si comportassero come il loro istinto beluino reclamava di fare, cioè si denudassero il pisello e iniziassero a trastullarlo e mostrarlo a destra e a sinistra, accompagnati da gridolini di stupore. Il fattaccio era successo un paio di volte nelle altre classi miste, poi erano stati divisi i sessi e ognuno aveva imboccato la propria strada onanistica.

martedì 28 ottobre 2014

Pennac al teatro "Al Massimo"

ovvero giornalista domenicale a seguito di scrittore a corto di idee (alla Repubblica delle idee io c'ero)

Con grande orgoglio telematico il mio compagno da due anni, ha prenotato due poltrone a “al Massimo". Ma che danno? Di domenica mattina per giunta? una sorpresa per i francofili razza wwf: viene a trovarvi un certo Daniel Pennac può interessare? Mah! Abbiamo altre cose da fare forse? e vada per lui e quel nanetto tutto sorridente del direttore "repubblicano".
Non so cosa aspettarmi, ho un vago presentimento ma lo tengo per me, non voglio scoraggiare né deludere il mio caro Alfredo. Partiamo con relativo anticipo, per la nota destinazione.
Postomacchinatrafficolentezzadomenicaleesodofestivogiornatadanonperdere. Bene arriviamo i primi o forse appena i terzi, siamo davanti prima al cancello gigantesco poi alla vetrata custodita da hostesscuolaalberghieraservizioextra, ci fotografano pure, saremo sul notiziario stasera stessa, forse domani non dopo. Altrimenti a che serve lavorare  per la carta stampata? Guardo per avvistare mia nipote, aspirante giornalista, vorrebbe intrufolarsi per intervistare il noto scrittoreMalaussènecomeunromanzo diariodiscuola, e basta? Certo che no, ci regalerà il meglio di sé se non ci fosse quel direttore con le domande belle preparate e impostate, sembra il professore che si è dedicato tutto il sabato alla preparazione della lezione del lunedì, peccato che sia domenica e di prediche sono piene tutte le chiese, parrocchie, canoniche e monasteri vari. Niente da fare, la sindrome da professionista della parola è sempre in agguato. I primi a soffrirne sono gli insegnanti, poi i giornalisti e avvocati o viceversa, a seguire preti, venditori, logorroici cronici etc etc. Anche l'amico di Troisi potrebbe trovarsi bene in questo ambiente, in un teatro gremito di un pubblico silenzioso e attento. Tutto qui? Beh, a me dopo le prime due domande mi è venuto il dubbio atroce che Pennac abbia dimenticato quanto e cosa abbia scritto e il compitino del solerte supergiornalista sia quello di rammentargli "lei ha detto... lei ha scritto... lei ha pure aggiunto... Mi aspettavo che, alla fine, il caro ospite francese esplodesse in un "Mi ricordo tutto quello che ho potuto dire, affermare ma... possiamo parlare anche di qualcos'altro? O meglio "Monsieur Maurò on pourrait parler aussi des jeunes que vous connaissez dans la rue, dans votre travail, sont-ils maitres de quoi? De leur identité? Souverains de soi? du soidisant rien? Les élèves ne sont pas seulement enfants , les éleves c'est moi, toi, vous cher public attentif et silencieux, trop peut-etre, tous ceux qui veulent apprendre pas seulement ècouter les precheurs du dimanche.

L'ho solo immaginato ma va bene lo stesso.

Letizia Mineo

lunedì 27 ottobre 2014

Ismaele, le Iene e le dimissioni di sindaco e giunta comunale a Villabate


È l'ennesimo commissariamento per la cittadina, già conosciuta alla nazione per le infiltrazioni mafiose che negli ultimi anni hanno costretto i precedenti sindaci a lasciare la propria poltrona.
Stavolta, però, la voce dell'accusa arriva dal basso, o, meglio, dal “piccolo”. È Ismaele La Vardera, aspirante giornalista di ventun anni, a puntare il dito contro le presunte irregolarità avvenute durante il sorteggio degli scrutinatori alle passate Europee. Secondo quanto riportato dal giovane, il sindaco Francesco Cerrito, in carica da due anni, avrebbe falsato la lettura dei numeri dei candidati allo scrutinio, allo scopo di favorire la gente a lui ed alla giunta vicine, completamente d'accordo con gli altri componenti già prima che tale imbroglio venisse messo in atto. Ismaele, messosi in moto per far chiarezza sull'accaduto, ha raccolto testimonianze e pareri e poi portato il tutto al primo giornalista di TeleJato, nota emittente siciliana al cui timone è Pino Maniaci. Il documento certamente più significativo dell'inchiesta, andata in onda quattro mesi fa e condotta, in un servizio televisivo, dallo stesso Ismaele, è la registrazione telefonica che il ragazzo ha raccolto durante una conversazione col consigliere Licciardi, che ha “cantato” le responsabilità sue e di tutti i componenti la Giunta: “Se parlo io succede il finimondo... il Sindaco non se la può prendere con me, perché se cado io cade anche lui”. Queste alcune delle dichiarazioni del Consigliere.
Le parole di Ismaele, dopo la messa in onda del servizio, hanno provocato l'interesse delle Forze dell'Ordine, che hanno avviato un'inchiesta per chiarire le eventuali responsabilità del Comune. Lui, però, non si è fermato qui: ha contattato Le Iene che, naturalmente, non si sarebbero mai fatte sfuggire lo scoop. E così la cittadina, tutta presa com'era dalla Fiera Del Libro svoltasi due settimane fa, s'è vista piombare “in casa” Matteo Viviani e la sua troupe, che proprio durante la Mostra ha chiesto spiegazioni un po' a tutti, dal sindaco alla gente per strada, passando per il fedelissimo Giovanni Pitarresi, assessore del P.D. che ha strenuamente difeso il dottor Cerrito ed i suoi. “Qui si vuole cavalcare l'onda del parlar male di Villabate”, ha detto. Ed ad un primo acchitto l'affermazione sembrerebbe vera. Facile sembra, infatti, accanirsi contro un paese che di trascorsi negativi ha già piena la carriera: meno comodo è, invece, riconoscere i passi che questo ha fatto verso un percorso, lento ma tenace, di progressiva legalità (e legalizzazione). Ma tanti, piccoli passi sono spesso smentiti da un grande, gigantesco passo indietro, e questo pare essere definitivo.
Ma come ha reagito la popolazione?
Le risposte, di certo, non si sono fatte attendere, vuoi anche per il grande, sempre più importante impatto che un programma come Le Iene ha sulle persone, le quali (è, probabilmente, il caso di Ismaele), lo reputano un metodo assolutamente affidabile per la diffusione di notizie e la denuncia di brogli e anomalie di ogni natura. C'è chi elogia il coraggio di Ismaele, e lo addita già come un eroe. Il ragazzo ha già ricevuto molti messaggi di apprezzamento e stima sul suo profilo Facebook, in cui si legge: “Grazie per i tanti attestati di stima, per le vostre parole. Vi chiedo solo una cosa, piccola ma importante, non fate passare l'idea che attraverso il servizio ho trasmesso qualcosa di 'straordinario' poiché penso (che quel che ho fatto, NdR), sia semplicemente ordinario”. 
Tanti, invece, attaccano aspramente il giovane, insinuando che il suo non sia un gesto genuino, né volto al bene del Paese: “È un presuntuoso in cerca di attenzioni e che vuol mettersi in mostra per dare una spinta alla sua carriera”; “Alla fine del servizio mi piange pure... che, 'sta scenetta gli varrà l'Oscar, magari?”, Si legge tra le pagine di un gruppo, anche questo su Facebook. Pareri negativi si raccolgono anche tra gli “Abbatesi” incontrati per le vie del Paese, i quali, sebbene ammettano che che la denuncia dovesse, sì, esser fatta, aggiungono anche che non fosse necessario ricorrere alle Iene umiliando tutti: “Non si poteva andare alla Procura della Repubblica e risolvere tutto con dignità? Siamo di nuovo alla berlina, il Paese ha già sofferto, ora siamo lo zimbello d'Italia ancora una volta”.
Anche io, devo dire, ho tanto riflettuto su quest'ultima obiezione, ritenendola la più valida. Ma in un Paese in cui l'unico testimone fra i presenti alla famigerata scelta degli scrutinatori è costretto ad alterare volto e voce perché “C'ha paura per la famiglia”; un Paese in cui mi viene detto: “Anche quell'altro che si copre, tanto si sa chi è...”, è il caso o no di fare appello ai “mezzi pesanti”?
Che importa di quali siano gli scopi del La Vardera, in fondo? Rispondere al servizio delle Iene con “L'unica cosa che abbiamo guadagnato è che La Fiera del Libro è stata oscurata”, per me, avalla quel sentimento omertoso - sì: OMERTOSO – secondo il quale le cose si possono risolvere semplicemente... magari con un posto in Giunta e zittuti sul resto. E se non vogliamo chinare il capo e ammettere d'aver sbagliato nemmeno quando ci viene sbattuta in faccia la triste verità... ben venga il gesto di Ismaele, interessato o meno che sia.


Elena Spina

Qui il filmato su LE IENE

venerdì 24 ottobre 2014

Palermo, vigila su te stessa

Palermo, si sa e corriamo consapevolmente il rischio di apparire qualunquisti e di voler fare di tutta l'erba un fascio, ma francamente ce ne freghiamo, è notoriamente un concentrato di smog, merda di cane, posteggiatori abusivi e impavidi extracomunitari che affollano incroci e semafori. Non ci soffermeremo sulla città scrigno di bellezze artistiche vituperate, ignorate o privilegio di pochi a noi interessa il volto che mostra giornalmente. Come è cambiato?
In peggio senza possibilità di appello, si è arricchita di punkabbestia (termine che ancora oggi mi chiedo cosa diavolo significhi), saracinesche che si calano una dopo l'altra come le palpebre di un morto e un salotto “buono” della città che mette in mostra molle e pulci ogni giorno di più.
Di turisti se ne incontrano ancora per le strade del centro con il naso all'aria, l'abbigliamento fuori stagione, perché si sa da noi c'è sempre il sole, li vedi ignorati ai tavolini dei bar dove camerieri professionali assai li lasciano a languire finché si alzano e vanno via.
Talvolta ci raccontano la favola che la città è cambiata, forse sono gli occhi di chi la osserva a essere cambiati una mancata accettazione della realtà, ma la puzza dei rifiuti e il rumore delle palazzine che crollano non riescono ad ingannare gli altri sensi. Però non tutto è perduto a Palermo qualcosa che rimane fedele a sé stesso e immutabile nel tempo c'è. Anzi ci sono e sono loro i vigili urbani. Simbolo della solidità e della coerenza, il braccio armato in guanti bianchi dell'urbe. Il corpo o meglio l'appendice del primo cittadino, quello che il 'sindacolosafare'. Sono tali certezze metropolitane a darti la misura delle cose che non cambieranno mai e non sai se ciò ti consola o ti dà il colpo di grazia. Quegli uomini e quelle donne che sfidano le intemperie, l'afa, i tombini guizzanti, i motorini selvaggi e i suonatori di trombe per aiutarti a trovare la direzione giusta. C'è traficu allura ci sunnu i vigili. Frase che rientra nel gergo cittadino e vale più di un antico proverbio, scientificamente provato, ecco perché allora spesso spariscono: per migliorare la viabilità. E dove finisce un vigile quando sparisce? Bella domanda, quelli che non sono dall'oculista a curare la miopia poiché ignorano le auto parcheggiate da chi soffre da sindrome di doppia e tripla fila a sua volta patologia diffusissima che affligge almeno un palermitano su tre, sono a prendere il caffè in quei bar pronto soccorso che sono disseminati ovunque, lì i nostri potranno ricevere ricovero e conforto. Un po' come gli uccelli migratori però ritornano nelle stagioni indicate sui calendari come mese della tredicesima, questo mese non figura nelle case più povere dove addirittura si risparmia pure sul mese di agosto, tanto noi soldi per le ferie non ce ne abbiamo, escono per batter cassa, riacquistano la vista e ripassano il codice della strada che neanche dovessero rifare gli esami per riprendere la patente. Nei mesi di letargo invece non li trovi neanche a cercarli con il lanternino, al massimo dopo ripetute telefonate, ti può arrivare un carro attrezzi, la loro assenza spesso produce in inverso il proliferare di fenomeni assai strani e cioè l'indisturbato operare di abusivi e vagabondi semi stanziali. I primi pare abbiano seguito dei corsi di magia perché con un lenzuolo bianco sono capaci in un fiat di fare sparire chilate di paccottiglia, gli altri invece sono capaci di creare un accampamento dal nulla, si narra di sito del genere presso la piazza Principe di Camporeale, un altro presso via Magliocco, ove si espletano i bisogni all'aria aperta per la gioia di quei turisti che potranno portare un souvenir molto speciale del loro viaggio in Sicilia. Ma non tutto è perduto tra poco avremo il tram, e non ci provate neppure a lamentarvi del disagio creato dai cantieri di lavoro. “Stanno lavorando non solo per te, ma per tutti” minaccia è giusto il caso di dirlo una pubblicità dai cartelloni disseminati in giro. Si risolverà il problema del traffico, ma questa notizia chi la darà ai vigili?

Tutti con Calì per non pagare - marcia del 23 ottobre 2014

La politica dovrebbe stare a fianco di chi la mafia la combatte ogni giorno.
Così Fabrizio Ferrandelli, parlamentare dell’Assemblea Regionale Siciliana, si rivolge al pubblico che ha partecipato alla marcia antimafia che si è svolta in Piazza Matrice, a Casteldaccia. L’atmosfera, appena arrivati, è quella di una festa il cui biglietto per entrare è completamente gratuito. I protagonisti indiscussi di questo evento, infatti, sono stati proprio i bambini: da una parte la recitazione di poesie che vedevano come temi quello del pizzo e della malavita, dall’altra sorrisi smaglianti e slogan con laccio e cartellone che recitavano: <<Chi paga il pizzo non è un uomo libero>>. Presenti il sindaco di Casteldaccia, Fabio Spatafora, il vicesindaco di Ficarazzi, Federica Fricano, la presidente del consiglio comunale di Bagheria, altri.
E  poi Gianluca Calì, proprietario della succursale di concessionaria d’automobili, la Calicar. Per lui siamo tutti in piazza. Vittima di numerose minacce da parte delle cosche mafiose locali, più volte gli è stato chiesto il pizzo. La prima impressione che si ha di lui è quella di un uomo perbene, sulla quarantina, veste in modo impeccabile e ha un linguaggio ricco e sciolto. La caratteristica principale? Il coraggio. Non demorde, non vuole farsi trascinare dal tunnel senza via d’uscita di Cosa Nostra. 
Non paga, è un uomo libero. Svela modalità di pagamento del pizzo che ai tanti sono poco note. Nell’immaginario collettivo il pizzo si paga mollando la mazzetta ad una brutta faccia che viene a parlarti in modo masticato. Esistono altri modi: il conto non pagato. L’artigiano fa una prestazione, il commerciante vende i suoi beni, l’opera o la fattura non verranno mai liquidati.. ‘u Signuri tu paia, potrebbe dire il mafiosetto di turno.
Fondamentale l’impegno dimostrato dai giovanissimi nel contrastare la mentalità mafiosa e tutto ciò che ne consegue. Una cittadina come Casteldaccia, dal passato turbolento e macchiato troppe volte dal sangue di personaggi poco innocenti, può e deve risvegliarsi per iniziare un nuovo percorso all’insegna della legalità e del rispetto per il prossimo. Mettere da parte una volta per tutte gli uomini d’onore e consacrarsi ad una vita nel rispetto delle idee e della partecipazione alla vita pubblica.

Emanuele Scaduto

Montalbano emigra, Camilleri approva

Bambole non c'è una lira! Non c'è un euro, diciamo oggi, e per la precisione mancano 25 milioni di euro all'appello. Zingaretti che "Montalbano sono... va via dalla Sicilia. La valigia non sarà certo di cartone; leggera, sì, ma piena di novità. Cambia spiaggia, un nuovo mare lo attende, lo stesso. I fondali meno sabbiosi e il clima caldo uguale. 
Non sarà uguale la sua ragazza di cui nella serie precedente ascoltiamo la voce rassicurante e amorevole. Lei lo chiama sempre al telefono, non la vediamo in faccia ma ne avvertiamo la forte e perenne presenza. Lei gli parla da buona samaritana e lo folgora sulla via di Damasco. Nella nuova serie Montalbano farà un salto di qualità: la tradirà fisicamente, fuori dalla sua Sicilia. Basta con i soliti cattivi pensieri si passa a opere di bene. Camilleri passa all'azione, dopo 15 anni disegna sulla testa della zita Livia un bel paio di corna, su un altro volto. E si sa - Che quannu u riavulu s'affaccia bisogna rinforzarsi le mutande, pure Camilleri lo sa.  Questione di supporti o di ponti? Intanto il produttore porterà via il suo set in Puglia. Luca Zingaretti è bello assai e se ne andrà in giro per nuovi lidi a fare nuove stragi di cuore. Noi continueremo a guardarlo dallo stesso apparecchio televisivo, chi a led, chi a lcd - che malattia non è. E che fiction sia...

Antonella Tarantino

mercoledì 22 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: 'a pelliccia di voippedo

In questo quatro pittato da Pillino da Volpedo, che a ddu tempu aveva una varvazza longa, tantu ca fu chiamatu Pelliccia da Volpedo, ci su tutti i contadini ddo paisi vistuti malamente e ccu cappeddu. Hannu na gran varva longa ca parunu santuni indiani e si stannu dirigennu nto sindacu. Su siddiàti bboni: tutta colpa da fuitina di Tanu u varveri! U negoziu na misata chiusu e i muggheri ca s'arrassanu e non fanno cchiù i santi doveri coniugali: non ti ncugnari ca pari me nannu! Chistu è u motivu do scioperu: u sinnacu ava fari l'ordinanza ppi rapiri  a sala toletta e, se Tanu non c'è, ci va quacche àutru! Sacciu chistu picchì u capupopulu era Santino u sfacinnatu e sso muggheri Carmela, ca non ci si ncugnava puru picchi iddu non manciava travagghiu, stavota si siddiò e dissi: sinni voli iri a passiari? Stavota si porta puru u nutricu!

U pitturi Pelliccia, pittau puru a Carmela co picciriddu m'brazza ca si diriggi, comu na bersagliera, versu so marito, ca  è in prima fila cu so frati Alfiu u curachiatta. Iddi vannu spirtognuli ca giacca tinuta arreri i spaddi ca parunu mpocu malandrini. D'arreri, ddo latu di Alfiu ci su puru ddu figgli sò: Masinu e Salvaturi. Masinu pari ca ci rici a so frati, allargannu i vrazza: se non ci vinevumu puru nuautri... a vastunati fineva e picciuli nenti! Na stissa fila, a prima ca si viri è Iachina. Pari mpocu stralunata e ci rici a so maritu Iapicu: ma chi tiatru ca stati facennu, ma c'era bisognu? Iu ti lla ratu sempri! All'altra latata, na stissa fila, c'è Ginu u panitteri, che manu larghi, ca parra cu sso cuginu Paliddu: Me muggheri non ni voli sentiri mancu a broru, sta vita non si ppo fari! Ragiuni hai, ci rispunni seriu Paliddu, avissi a controllari megghiu a to cumpari! E poi d'arreri tanti cristiani ca avanzunu e in funnu na speci di foresta viddi scuru, ma Pelliccia non era bravu a fari l'albiri e si viri. Arreri a sta speci di foresta,  c'è un pezzu di cielu viola mulinciana e a strata è na trazzera mpulvirata. Nto quatru ci su picca culuri picchì u pitturi era spasulatu e senza soddi. A virità era ca si vuleva fari bellu cu quacche fimmina ( forsi a soru ri Carmela, ca era bunazza assà), almenu accussì sintii diri. A quantu pari, u sinnacu poi fici l'ordinanza, ca stava a malura puru iddu, ma chista non fu na cosa bbona pi Pelliccia. Iddu, infatti, non capitò nenti e ci appizzò puru i culuri. Ca a soru di Carmela si misi cu stagnino. Beddu e sbarbatu friscu.

Maria Luisa Florio

La narrativa siciliana

Giulio Mozzi legge manoscritti per mestiere ed è interessante conoscere il suo giudizio sulle opere che arrivano presso la casa editrice per la quale lavora. Lui, in questi ultimi anni, ha avuto modo di osservare da vicino il nuovo modo di scrivere, le nuove di tendenze, lo stile, la qualità della scrittura, ecc ecc. Sa bene che non tutto ciò che è buono viene pubblicato, e sa bene che non tutto ciò che viene pubblicato è buono. Lui stila una sorta di statistica, su come scrivono gli uomini, le donne. Le motivazioni che spingono gli uni e le altre. Ho trovato particolarmente interessante il suo commento sulla narrativa siciliana, tanto più che a questa ha riservato un posto a sé.

La narrativa siciliana. Devo fare una premessa. Sono personalmente convinto che la narrativa siciliana non sia una parte della narrativa italiana, ma sia un’entità a sé stante. Questo ovviamente non è un giudizio di valore (se lo è, è un giudizio di valore positivo) né un invito al separatismo. Dalla Sicilia mi giungono narrazioni scritte da ventenni con la sicurezza stilistica dello scrittore maturo; narrazioni che si tengono in piedi per la sola forza dello stile (e che forza!); narrazioni piene di pietre, di mani, di arbusti, di albe e tramonti, di venti, di paesi, di fichidindia, di mare, di capre (in sostanza: piene di cose non fatte dall’uomo). Narrazioni scritte in un italiano perfetto, nitido e fiammeggiante. Narrazioni delle quali, tuttavia, spesso stento a capire di che cosa parlino. Mi sembra che mi giungano frammenti, tanti frammenti, di un interminabile epos della luce e delle cose. Difronte a queste narrazioni, che spesso ammiro, il mio sconcerto è grande. (da Giulio Mozzi)

Adelaide J.Pellitteri



martedì 21 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: U Cannistru

La Canestra di frutta il Caravaggio la pittò quando era giovane nel 1600, e cetto che la frutta è morta nel quadro! Si tratta di uno splendido dipinto, la natura morta più famosa dell'arte italiana. Ma come si fa, dico io a trovare bella una cosa morta! È come dire: che bello ci siccaru tutte cose, attributi e arte compresa. A me le piante che tengo al balcone mi durano solo tre giorni, ma dopo però mica risuscitano. Io ci parlo ma muoiono lo stesso, non lo so se si seccano perché ci dico un sacco di fesserie o perché a volte scordo di metterci l'acqua che ho un sacco di cose da fare. Non mi ricordo di spremere i limoni, dimentico di mangiare le mele che ci spunta il verme dentro e restano bacate nel mio canestro in cucina. E mi seccano tutte cose. Ma il quadro no, è natura morta da ammirare; su un fondo chiaro muoiono acini d'uva, mela tonda, limone, pesca e fichi rugosi, rametti arrunchiati intorno a foglie che si accartocciano: è natura morta. Evviva! E ogni tanto li alzo gli occhi al cielo e glielo chiedo al Signore: asciucami, ma solo perché "mi sono seccata" di sentirmi così viva. È faticoso, ve lo confesso.
La Canestra era incantevole sulle carte da 100 mila lire e ora ce la vedrei io in bella mostra, sul tavolo della mia cucina. Chiudo gli occhi per un attimo, diciamo giusto il tempo di mettermi nei vostri panni. Vedo un quadro diverso, un canestro pieno di roba dolce. Sopra un centrino a fantasia scozzese tanta frutta secca, castagne, noci, mandorle, tanti e tanti biscotti, tetù, catalani, taralle, reginelle, pane con l'uvetta passa, frutta martorana, castagne e "la pupaccena" di zucchero. La solita sognatrice: adesso la Canestra del Caravaggio si trasforma in "un cannistru", cesto che a Palermo si fa per i morti. Poi riapro gli occhi e vi dico: voi che non ci vedete avete un olfatto triplo, potete sentire l'odore di certe dolcezze e l'odore di cose ammuffite, andate a male; l'odore di marcio evapora, tipo al camposanto - avete presente tra le tredici e le quattordici che il sole batte, e sale l'odore di fiori marci e di cani morti dai tombini.
Voi che sentite cose così, beati voi, non trovate che il dipinto come lo sogno io è più attuale, in fondo sempre di "cose pi morti" si tratta; non credo che Caravaggio si secchi per questi pensieri che mi vengono e che ci ho canciato il contenuto alla sua Canestra.

Nina Tarantino

lunedì 20 ottobre 2014

Targhe da asporto

Si assiste negli ultimi tempi in quel di Bagheria a un fenomeno che, come si era paventato giorni addietro, pare stia divenendo endemico: le “targhe d'asporto.” Non fai in tempo a piazzarne una che al massimo dopo due giorni è bell’e sparita. L'ultima giusto in ordine di sparizione è quella di Piazzetta Vittime della mafia. Sì, targhe d'asporto che come le pizze - appena pronte - si portano via. Il fenomeno presenta anche delle specificità non proprio chiare perché pare che ci siano sia targhe caduche (quella del Rotaract) sia effimere (Legality Mob). Insomma una targa e via!

Però adesso basta!

Letti per tutti: Apnea di pena


Sandro Camilleri, APNEA DI PENA

pagine 233, brossura, Stordito editore, 2013.



L’ultima fatica di Sandro Camilleri, cugino del famoso Andrea, autore de “Il maggiordomo assassino”, thriller insoluto ambientato all’esterno di una villa, luogo del delitto. Questa volta Camilleri (Sandro n.d.a.) si cimenta in un noir incalzante che lascia tutti con il fiato sospeso Apnea di pena si intitola e non è per colpa del titolo ma durante la lettura davvero ci si trova più di una volta a dover tirare il fiato o a doverlo trattenere per completare certe periodi lunghissimi dove non si incontra il minimo segno di interpunzione che dia un senso al discorso avverta la presenza di una pausa e aiuti nell’intonazione della frase.

sabato 18 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: Il pistolino di Adamo

Questo affresco si chiama "La creazione di Adamo" ed è stato dipinto da Miky l'arrotino, che di giorno affilava coltelli e forbici e di notte dava due colpi di pennelli.
L'affresco raffigura Adamo che con un' evidente esitazione tende la mano a u signuruzzu il quale invece la tende ad Adamo in maniera ferma e decisa, quella decisione tipica di chi ti sta dicendo "tirami il dito". Insomma una scena alla "E.T. Telefono casa" per intenderci.

venerdì 17 ottobre 2014

Tistuzze

Ci sono posti invasi da queste "Tistuzze", vere telecamere viventi che controllano, vigilano e ascoltano tutto. Dalle mie parti ne ho contate una quindicina, ma dovrebbero essere molte di più. 
E' difficile sfuggire ai loro infallibili occhi e alle loro bioniche orecchie. Riescono a captare segnali ottici a km di distanza... sono veri e propri gioielli della tecnologia umanoide. 
Se vi capita di vederne qualcuna, state alla larga, potrebbero sbattervi in qualche notiziario in prima pagina.
In Sicilia, "Tistuzze e cultura".

Giuseppe Franzè

La tracina-cornacchia

Animale dall'aspetto mitologico, è una straordinaria prova vivente dell'evoluzione, sebbene sovverta gli alberi filogenetici fino ad oggi proposti dai tassonomi. Essa è infatti l'anello di congiunzione fra pesci e uccelli poiché presenta caratteri sia degli uni che degli altri. Dei primi ha la produzione di muco - che la rende viscida - e di sostanze velenose tipiche della tracina. Dei secondi ha la vista acuta alla quale non sfugge nè il posteggio appena liberatosi - da occupare subito con la propria auto - che le abitudini dei condomini. Sarebbe capace di stilare un rapporto dettagliatissimo sui movimenti di ogni persona che entra e che esce, inclusi gli orari e perfino gli impegni settimanali compresi lavoro, scuola, piscina, viaggio, matrimonio, comunione, funerale. È insieme una spia ed un'anagrafe.
La sua etologia comporta lo stare appollaiata tutto il giorno al balcone fumando l'immancabile sigaretta. Tale comportamento rende il suo verso, utilizzato nel richiamo della prole, gracchiante.


Annalisa Balistreri

giovedì 16 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: 'u vasu chi margheritoni

Questo quatro che sto per spiegare all'uorbi, per poterlo comprare ci vogliono soldi assai, attipo che ci dovessi dire a mio frate di andare a rapinare tutte le banche di Palemmo, insomma, soldi a tignitè.
Intanto, il pittore ci ha pittato i margheritoni, ma siccome freschi cogliuti da poco non li aveva, li andò ad arrubbare al cimitero, sono inpassuluti e spampinati, che dal quatro non si sente, ma fanno un feto di acqua morta ammuricata che non si può stare. Si può deducere che il pittore aveva il naso attuppato.
Comunque, sono margheritoni lariuni. 

martedì 14 ottobre 2014

Letti per tutti: La punta della lingua


Sandro Camilleri, LA PUNTA DELLA LINGUA

pagine 213, brossura, Stordito editore, 2013.





L’ultima fatica di Sandro Camilleri (cugino di Andrea, prolifico scrittore di libri gialli, noir, di varia nature e genere, n.d.a.), un libro che appena finito di leggere si inizia a dimenticare, il lettore è costretto a prendere degli appunti a margine per non vanificare giorni di lettura ininterrotta.

“La punta della lingua”, un svagato e fuggevole noir - forse un giallo, non ricordo bene - di cui si ricorda poco, evidenzia un certo sforzo dell’autore e del protagonista, il solito ispettore Montalcino, nel ricordare i particolari del delitto.

L’ispettore formula domande imprecise, gli manca sempre qualche nome qualche luogo qualche data, ce li ha sulla punta della lingua, dimentica il nome del sospettato e lo scambia più volte con quello della vittima, quindi riceve risposte incoerenti vaghe e il caso procede male.

L'arte spiegata ai non vedenti: Viennera 'a svergognata

La signora qui presente, per gli amici ‘La svergognata’, protegge i suoi orifizi proibiti dagli occhi indiscreti di quei due giovincelli che stanno lì a soffiare su di lei nel tentativo di spostarle i capelli per riuscire a vedere le sue nudità, la signorinella accanto a lei, prontamente si appropinqua con uno strofinaccio a due euro del mercatino, prima che La svergognata venga assalita da quei due che ‘pari cà un n’hannu vistu mai’.

lunedì 13 ottobre 2014

Mancavano tutti al LegalityMob

Bagheria, ameno e ridente paese ad alta densità mafiosa che tutti lo sappiamo che la mafia c'è, tant'è che per ora i giornali ce lo ricordano tutti i giorni grazie a Zarcone e Messicati Vitale.
Quindi se ad un LegalityMob organizzato da due studenti/cittadini ci sono solo i compagni del gruppo scout,  i parenti dei partecipanti, il vicesindaco, l'assessore alla cultura, il consigliere Giuliana e quella simpaticunazza di Elisa Martorana, e pure Martino Grasso e pure Carlo Puleo, non c'è da stupirsi.
Eppure solo solo l'intervento di Giovanni Paparcuri era un buon motivo per esserci.
Il bagherese mafioso che ancora crede che la mafia assicura 'u travagghiu e 'u piattu ri pasta, che cabbaso deve andare a fare in una cosa di queste? 

L'arte spiegata ai non vedenti: 'a guernica

Questo non è quatro che si potesse appizzare nel salotto. Quello che lo fece ha sfraiato colori che poteva tingere una cosa bella con la natura morta. Invece c’è di scantarsi, che mi raccontarono che uno che aveva questo quatro appeso in cammara da letto, una notte ci venne una specie di groppo alla bocca dell’anima e si conturciuniava tutto, che vuci che gridava, pareva tre opere liriche che cantano tutte insieme, e tutte arraggiate di faccia e di cuore. Poi ci andò la madre e ci disse: in questa casa o ci sto io o ci sta questo quatro. E il quatro finì nella munnizza. Bonu fece, non si poteva addolorare.

venerdì 10 ottobre 2014

Letti per tutti: Il maggiordomo assassino

Sandro Camilleri, IL MAGGIORDOMO ASSASSINO
pagine 220, brossura, Stordito editore, 2013. 


Sandro Camilleri, cugino d’arte, che si è dedicato alla scrittura dopo che Andrea è diventato famoso. La sua ultima fatica ci racconta l’ennesima indagine dell’ispettore Montalcino dal titolo rivelatore “Il maggiordomo assassino”.
Camilleri (Sandro, n.d.a.) sin dalle prime pagine stabilisce un patto con il lettore, lo ha fatto in tutti i suoi libri. Sul frontespizio l’autore si solleva da qualsiasi responsabilità civile e/o penale, dichiara che il contenuto delle pagine seguenti non è imputabile alla propria volontà etc etc (…). Segue la firma autografa e una breve dedica standard con spazio per il nome.

giovedì 9 ottobre 2014

Buona scuola...?

Plessi inagibili e classi pollaio sono solamente un lato della facciata. A Palermo il disagio si sente, si gusta tristemente nell’aria. Gli studenti sono stanchi di doversi accontentare della sala teatro e della sala professori. Il sistema scolastico italiano, contrariamente a quanto si possa pensare, non è poi così male. La sussistenza di governi sempre con le forbici in mano, la noncuranza della regione e della provincia, hanno portato gli studenti ad una ribellione pacifica per manifestare il loro dissenso alle istituzioni. Si è scelto di scendere in piazza il 10 Ottobre, giornata di mobilitazione nazionale in oltre sessanta città italiane, per contestare il piano scuola Renzi-Giannini. Centotrentasei è la parola del giorno. Centotrentasei pagine per cambiare radicalmente il sistema scolastico italiano. Eppure il premier osa chiamarlo “la buona scuola”. Certamente la buona scuola non è fatta da novecento milioni di tagli alla scuola pubblica e all’università, né dalla privatizzazione degli edifici scolastici. Sembra che i bravi politici se ne freghino della devastante crisi che colpisce oggi l’Italia e la Sicilia in particolare. Noi ragazzi abbiamo una grande voglia di conoscenza, un grande fervore che troppe volte viene ignorato e degradato dai più superficiali identificandolo come scusa per saltare la scuola. Le presidenze sono sempre calde ed accoglienti, con grandi termosifoni e divani lunghi decine di metri; i condizionatori, ovviamente, non mancano. Noi studenti, speranza per il futuro, sempre sorridenti. Di inverno ci tocca osservare per ore l’acqua che scorre dentro le classi oppure riempire lo zaino con piumoni e coperte di vario genere e misura. Ma abbiamo una bella fantasia, lo ammettiamo. Al mercatino se ne trovano anche a tre euro. 
Quando entro a scuola sento la rabbia che mi fa prigioniero, davvero insopportabile. Se non fosse stato per i ragazzi ricolmi di idee e confortanti sorrisi, sarei già scappato. 

ad un futuro migliore,

Emanuele Scaduto

mercoledì 8 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: I due imboscati

E mi dispiace che non la potete vedere, perché se la vedeste, la faccia di lei, capireste tutto subito. Ve la descrivo io. C'è una ragazza veramente troppo bella e tutta agghindata - si vede che era un sacco che aspettava che lui la invitasse a uscire. Si è fatta pure i capelli, ma una cosa elaborata!, un semiraccolto con trecce e boccoli sul davanti. Una spilla e un vestito che chissà quanto le saranno costati. Bianco, e quel porco l'ha portata in mezzo a un prato. Nemmeno una coperta, che ne so, un giornale per farla sedere. No, signori miei, la coperta se l'è presa lui! Porco preciso! E ora lo sapete che fa? Dorme! Se lei si è seduta in quello schifo con quel vestito, solo un motivo ci può essere: finalmente si tromba!, avrà pensato. Lui ha steso la coperta, si è spogliato, e poi tonf! si è addormentato. E con la bocca aperta pure. E mentre un filo di bava gli penzolava fuori, lei ha deciso che era troppo, l'ha asciugato e poi gli ha coperto quel poco che c'era da coprire in mezzo alle gambe con la camicia che lui si era tolto. Poi è rimasta così, senza sapere cosa fare, lui non si sveglia, nemmeno a scuoterlo, nemmeno a urlare, è arrivata pure un'orda di ragazzini dalla scampagnata vicina - nemmeno si è saputo imboscare bene! che vergogna! - e gli tirano i capelli, gli cantano nelle orecchie, gli fanno il solletico: niente, in catalessi totale. Ecco, ora immaginate la faccia di lei.

Valeria Balistreri

La targa rubata

E’ nella natura umana assegnare a un luogo, a un evento una caratteristica che lo associ a qualcosa o a qualcuno affinché la dimenticanza non insinui la propria presenza, così alle strade s’impone un nome che spesso ripetiamo vuotandolo di significato e può capitare che Giuseppe Verdi da compositore divenga luogo d’appuntamento, per non parlare di Dante che è meno famoso di un certo Gino, si cerca quindi di restituire dignità e identità a luoghi che per molti significano poco o nulla e che il tempo ineluttabilmente tende a sbiadire, abbiamo bisogno di simboli per farlo, per non dimenticare.

martedì 7 ottobre 2014

BRA DAY a Palermo - intervista alla d.ssa Flavia Tomasello

La femminilità ritrovata: il dramma di ritrovarsi con un corpo segnato da un intervento chirurgico causato da un tumore e le possibilità di ridurre in parte o del tutto gli inestetismi di una asportazione.
Ne parliamo con la d.ssa Flavia Tomasello, che per anni ha operato nel centro ustioni dell'Ospedale Civico di Palermo e da qualche mese si occupa di chirurgia ricostruttiva nel reparto oncologico dello stesso ospedale.


AAS: Cosa è il BRA DAY?
FT: BRA è acronimo di Breast Recostruction Awareness; in questa giornata internazionale ci si dedica ad informare sulle possibilità di ricostruire la mammella dopo un intervento demolitivo dovuto ad un carcinoma mammario.

L'arte spiegata ai non vedenti: affittasi cammeretta agli studenti




Per me, e di cose nella vita ne ho viste assai - cotte, crure e all'insalata -, questa volta si sbagliarono assai a mettere questo quatro in un museo. Il signor Vicenzo Vannigò aveva una cammeretta che ce la voleva affittare agli studenti pendoloni che per non viaggiare con i pulliman si pigghiano la stanzetta a tre e quattro che si arranciano per terra come possono, insomma, cose di rogna e di pucci e di fitinzie.
Il signor Vannigò si attrovava la casa grande e ci venne questa bella pinzata, me l'affitto. Ma siccome non ci havia la macchina fotografica allora fece un disegnino per fare capire com'era la stanza, poi ci scrisse il nummero e la strata e lo appese alla stazione.
Stanza arredata con un lettino, un tavolino, quattro quatri appizzati, due seggie. Comode.
Alla prima chiamata un marpione che voleva babbiare ci appi a dire: ma sta
sedia di pagghia buona è?

Il signor Vannigò ci sembrò pigghiata pu culu e allora, non avendo la machina fotografica, ci fece un disegno: na bella seggia, e la andò a piazzare alla stazione di modo che nessun marpione avesse ancora a babbiare sulla sua bella seggia.
Io non lo so se il signor Vannigò affittò mai la sua cammaretta agli studenti, ma a me mi pare che questi del museo scanciarono per quatro un cartello di Affittasi.
Ignuranti.

Giorgio D'Amato


lunedì 6 ottobre 2014

Oroscofilosofando: Platone, Toro

Aristocle nacque ad Atene intorno al 428 a. C. sotto il segno del Toro. Da buon taurino godeva di ottima salute e di una sana e robusta costituzione a giudicare dal soprannome che gli fu dato: Platone, lo spallutissimo. Da parte di padre, era discendente di Crodo, l’ultimo re di Atene, da parte di madre aveva avuto come bisnonno del bisnonno Dropide, il fratello del grande legislatore ateniese Solone e poteva anche contare sull’aiuto di zio Carmide e di zio Crizia, due dei Trenta Tiranni di Atene. I nati sotto il segno del Toro sono molto legati alle tradizioni di famiglia che difficilmente cambiano, soprattutto quando si gode di una parentela così influente da far venire voglia di fare politica persino a uno come Platone così profondamente deluso dalla democrazia ateniese per via della condanna a morte del maestro Socrate, che si sarebbe dovuto ritirare a vita privata seduta stante.

Sabir Fest a Strappo


Quattro giorni immersi nelle parole, la libertà di prendere in mano un libro e poi un altro e poi un altro ancora, e leggere, a voce alta o in silenzio, per promuovere o per il piacere di farlo, per lodare o per bocciare in tronco a sole tre righe di incipit, giocando a prevedere le parole che verranno. Leggere ai bambini, agli amici, agli antipatici, a se stessi. Questo è stato il Sabir fest. Nella zona libreria c'erano volumi da soddisfare appetiti di tutti i generi, e io ho avuto quattro giorni per scegliere, mica male. 

sabato 4 ottobre 2014

Beppe Grillo. Controcorrente, per i Cittadini.

AAS Magazine, questa settimana, regala ai suoi lettori una fantaintervista ad un personaggio anticonformista. E' un fenomeno che spacca l'Italia in due. Fin dai tempi della Prima Repubblica, quando era l'autentico mattatore del sabato sera in RAI. Sembra passato un secolo da quando, all'alba del nuovo millennio durante un suo show criticò aspramente Internet e la tecnologia prima di comprenderne realmente le potenzialità, facendo letteralmente a pezzi un Personal Computer. La cosa era evidente. Non aveva ancora il blog. Nel 2007 si è inventato il Vaffa-day e da allora è stato un crescendo di successi.

venerdì 3 ottobre 2014

La bici rubata

Sono una sbadata l'ammetto, e spesso perdo le cose;  una volta nella differenziata ho messo una scatola nera che mi dava molto fastidio vedere in giro; poi mi sono ricordata che conteneva alcuni oggetti d'oro che non mettevo da tempo. Non ci feci molto caso. A casa però ho degli oggetti a cui tengo molto a prescindere del loro valore: qualche mobile di mia madre, qualche suppellettile, in particolare una coppetta di rame, piccola ma con una storia molto importante; pezzi di biancheria ricamata da mia sorella. Poche cose che voglio tenere con me fino alla fine. Oggetti d'amore e di memoria. Fra queste cose care ci sta pure la mia bicicletta. 

giovedì 2 ottobre 2014

Filmati a pagamento in via Toti in fiamme - Palermo

Che l'altro giorno c'era da impazzire. Tra vie e viuzze, c'è quel pezzo di stoffa macchiata le cui parti sfilacciate sono proprio le persone che hanno una storia da raccontarmi. 
Un'esplosione, un boato, "'u buattu" come mi dice qualcuno che adesso mentre passo di lì dice anche "Talé, 'u tiggì c'è". Che mi guardo tutt'attorno e penso a dieci minuti prima, quando non avevo idea di cosa fosse accaduto. 

L'arte spiegata ai non vedenti: 'a Gioconda

Questa fimmina che possiamo taliare in questo quatro, per me, si spinzettò troppo assai le sopracciglie.
I mataffoni che sembrano le triscine di ammare sono brutte assai, ma senza le sopracciglie poi uno è scorpione preciso. E questa pare la lamia che fatta a brodo è la morte sua.
Questa fimmina diciamo che ride, ma non a tipo sganasciata, una cosa più fina, tipo che ha un attigghio leggero come quando ti arrascano sotto l’ascella.

Papa Francesco invoca la Madonna per i malati di Ebola, Lei risponde

from: madonnadimare@gmail.com
to: francescopapa@libero.it
cc: spiritosanto@arcangelogabriele.com

Caro Francesco Papa, il tuo telefono è sempre occupato per cui mi vedo costretta a questa e mail per parlarti.
Sabato, giornata dedicata alle piccole incombenze domestiche, mentre inamidavo la tunica ed il velo con l'acqua del riso cucinato la sera prima, alle prime luci del giorno è venuto a parlarmi di Ebola un tale che si è rivolto a me, dicendo come preambolo, che eri stato tu proprio tu, davanti a tutti, a dirgli di rimettersi nelle mie mani (in quel momento ancora inguantate nei Vileda), per risolvere il problema. Come al solito mi hai rifilato, senza consultarmi, una delle tante camurrie impossibili.

mercoledì 1 ottobre 2014

La torta vegana al cioccolato di Ninà

Kakaw Uhanal - traduco donde evitare equivoci - "cibo per gli dei". Così veniva chiamato dai Maya, 2000 anni prima della scoperta dell'America. Nove persone su dieci amano il cioccolato, la decima mente (John Tullius) È un alimento derivato dai semi dell'albero del cacao. Il cioccolato contiene caffeina. Ha azione stimolante, anti-depressiva; contribuisce a rendere più allegri, disinibiti, eccitati. Fa bene al cuore, riduce il rischio di malattie cardiovascolari ed aumenta il desiderio sessuale. Giacomo Casanova ne faceva uso per i suoi effetti afrodisiaci.