sabato 28 febbraio 2015

L'arte spiegata ai non vedenti: Cezanne con il cappello

Il signor Cèzanne sentiva la necessità viscerale di farsi un autoritratto e gli diede a tale quadro un nome così originale che uno non ci potesse arrivare mai mai, manco assicutato a colpi di scopa: autoritratto con cappello - per intenderci: si fece u selfie travestito da Zorro! 
Chissà quantu ci misi! Tre ore davanti 'u specchiu! 
Proprio come i bimbominkia di oggi che fanno scatti e scatti prima che ce ne vieni uno buonu - e guardandolo bene, pare bimbominkia pure iddo, di quelli che si mettono la funcia e sotto la foto ci scrivono: sono stiloso. 
Ma se il bimbominkia è tuttu cretino, assai diverso è l’amico Paul Cèzanne - furbo, furbo assai - che si fice stu ritratto accussì le fimmine lo taliano! 
E bravo il marpione! 
Però, figghiu mio, con 'sta barbazza ‘alla tipo’ nonno di Heidi, dove pensi di andare, dove vuoi arrivare? Cioè, vuol dire, capito, ti copre tutto il collo, lo hai  notato? E per i momenti romantici come fai? Poi pensano che collo non ne hai e ti pigliano per il sosia di Maurizio Costanzo Show! 
Così nessuno ti talia, anzi, cambiano strata! E poi un maglioncino anticchia colorato te lo potevi mettere, sembri un funerale! Ma devo venire io a tò casa, che ti butto questo maglione nella munnizza e magari ti porto un mezzo frocio che ti rinnova il guardaroba come fanno nel programma ‘Ma come ti vesti’? Secondo me pure la Maionchi ti direbbe: bravo, bravo però per me è NO! Aspetta, lo so io cosa ci vuole per farti copulare, lo speed date! Ti spiego come funziona, tu ti siedi in un tavolino e a una ad una vengono le ragazze e se non ti calano le mandi via, però onestamente, ti vedo senza speranze. 
Forse un'orsa bruna.
In ogni caso, qualunque decisione tu prenda, il probbrema è che questo autoritratto non smuove l'ormone, anzi, lo prende a coltellate. 
Insomma, ti spicci prima se 'sto autoritratto lo rifai da capo, e magari senza cappello!

Laura Xerra


giovedì 26 febbraio 2015

je suis kebab

La terra è ferma, non gira attorno al sole, lo dico io che sono un teologo musulmano. Un imam...
Chi? Ma cu si? 
Leggo la notizia e già mi girano. Anche la testa mi gira! Penso alle nostre cose, e vi dico che noi uomini ne abbiamo di cose che girano e che facciamo girare. Anche voi musulmani ne avete. 
Fra le cose musulmane che girano la più conosciuta al mondo è il Kebab, carne alla griglia, carne che gira.
Ma che Kebab e Kebab! Mi girano l'uocchi solo a taliarlo! 
E tu Al-Kheibari mi hai fatto girare le palle! 
IO SONO INCAZZATA!
E pertanto ho comprato 30 chili di salsiccia di maiale e una quarantina di salamini stagionati, belli duri. E poi una ventina di limoni, della mia Sicilia, che con la salsiccia sono la morte sua. Ho preso il primo volo che sull'aereo non me li volevano fare salire -troppo porco per la hostess in foulard (la vorrebbe lei tanta bella salsiccia, ma è tutta per te!).
A questi del check-in gli ho chiesto di girarsi ed eccomi qua! 
Te la tiro addosso la salsiccia, ti faccio vedere io! ti prendo in testa che così poi vediamo se TI GIRA. Guarda adesso i salamini non sono fermi vanno dritto sulla tua testa! 
EPPUR SI MUOVONO! in traiettoria perfetta!
Io continuo a tirare e ti chiedo: Al-Khaibari adesso ti girano?
Perché ce l'hai tanto con Galilei? Cosa ti ha fatto? Prima la Chiesa, ora pure tu ti ci metti? E poi dico io, perché prendersela con un morto?
Lasciatelo riposare in pace!
(Caro Al-kheibari, la salsiccia te la consiglio fritta e affucata nel vino, poi a parte fai le patate e ce le metti, che si assuppano di olio e si insaporiscono.)
PS: Ma Al-Bano è parente vostro?


Antonella Tarantino

Yezidi: per saperne di più

Gli Yezidi sono tra le vittime dell'ISIS, per saperne di più.

The Ezidis and Ezidism (Yazidism)

This has been a subject for scientists and historians to study for a long time.  Unfortunately the issue has been complicated for several reasons.  The scientific truth has been exchanged with political interests.  This of course is related with the Kurdish and Kurdistan problem.

mercoledì 25 febbraio 2015

E mettete dei fiori, nelle vostre granate chimiche!

Non molto tempo fa da altri fatti gravissimi, l'aviazione israeliana ha colpito trentaquattro obiettivi militari di Hamas nel sud di Gaza.
Anche sulla Striscia si sono abbattuti razzi e colpi di mortaio, gli ultimi quattro a poca distanza dalla fine dei funerali del ragazzo di Jenin ucciso dalle forze armate palestinesi: aveva scagliato contro di loro un ordigno esplosivo …
Ma i morti non finiscono qui: Israele ha seppellito in questi giorni tre «suoi figli», tre ragazzi rapiti e uccisi in Cisgiordania.

martedì 24 febbraio 2015

Letti per tutti: L'intonso


Sandro Camilleri, (...)

pagine 209, brossura non rifilata, 
Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di Camilleri (parliamo di Sandro, un cugino di Andrea, meno noto nell’ambiente dell’editoria e anche in altri ambienti, n.d.a.). Un libro che da solo vale la  visita in libreria, direbbe il recensore benevolo nell’intento di assegnare una misura al suo gradimento, ma la storia della letteratura ci insegna che non sempre è così.

Ci sentiamo di definire questo romanzo giallo noir, appartenente alla lunga serie delle indagini dell’ispettore Montalcino, ci sentiamo di definirlo un piccolo gioiello sperimentale nel campo inflazionato dell’editoria italiana, estera e non.

Ma partiamo dall’inizio, proprio dal titolo del volumetto che risulta omesso (chi scrive, ma solo per continuità redazionale, gli ha assegnato arbitrariamente un titolo provvisorio). Al di là delle acrobazie creative dell’editore Pietro Stordito, noto soprattutto per il suo modo eccentrico di gestire le pubblicazioni di Camilleri (sempre Sandro), erede attempato di una famiglia di stampatori di provincia, amante dei tendaggi damascati e della pizza di scarola, al di là di questo, dicevamo, pare che l’omissione del titolo sia dovuta a una volontà ben precisa dell’autore (Camilleri, Sandro) il quale ha preferito mantenere il riserbo fino all’ultimo, ha evitato di rilasciare dichiarazioni preventive e dare in pasto ai media anticipazioni compromettenti. Questo atteggiamento scaramantico esasperante ha fatto sì che il libro sia andato in stampa senza che il titolo fosse mai rivelato, nemmeno al grafico della casa editrice.

lunedì 23 febbraio 2015

Gerlando Alberti 'u paccarè

Gerlando Alberti fu uno dei maggiori esponenti di quelle mafia che cambiò modus operandi, iniziando ad occuparsi del traffico di eroina.  Nato a Palermo in una famiglia di sei figli il 18 Settembre 1927, Alberti riesce subito a farsi notare nel quartiere dove nacque, cioè Danisinni. A soli diciassette anni vantava già una denuncia per il furto di un caciocavallo ai danni di un commerciante che verrà poi pesantemente percosso da Alberti stesso per aver sporto denuncia. Il suo carattere violento e prepotente, nonché la vicinanza a certi ambienti poco raccomandabili, gli consentirono di entrare nelle grazie di cosa nostra, guidato da Gaetano Filippone, conosciuto anche come “u’ zù Tanu”, boss di Porta Nuova.

Liberi tutti! - parlare di Trattativa Stato-Mafia e ISIS con gli scout

CONVEGNO SCOUT
di Antonella Tarantino

 Bagheria, auditorium di San Domenico. Grande tavola rotonda "Informarsi per conoscere, conoscere per costruire", organizzata dagli scout. All'incontro sono presenti l'Imam di Palermo e il vicario episcopale Antonio Todaro. Si parlerà di rapporti Stato-Mafia, di Isis. Presente anche il giornalista Luigi Perollo, direttore di TRM, e il nostro Giorgio D'Amato, scrittore e blogger di Apertura a Strappo.
Confronto aperto. Grande curiosità. Tutti attenti. Tanti giovani. Il bisogno di questo confronto è diventato urgente. Fermenti e minacce attuali ci impongono la necessità di capire se è possibile creare un' intesa tra il Cristianesimo e L'Islam. È possibile costruire un ponte tra questi due grandi movimenti religiosi? Esistono correnti di pensiero discordanti e diametralmente opposte. All'interno dell'Islam stesso si snodano movimenti contrastanti: una corrente moderata e un'altra terroristica che ritiene impossibile aprire ogni forma di dialogo. L'incontro è interessante, si parte dal concetto dell' Informazione. L'informazione crea conoscenza, rielaborazione, trasmette coraggio e da qui comincia il cambiamento.

Luigi Perollo, direttore di TRM
Questo punto viene chiarito  da Luigi Perollo, direttore di TRM, che ribadisce il concetto sottolineando che informare è un' attività strutturale relativa a chi opera con regole ben precise e mezzi potenti, e l'immagine è una di queste. Tira giù come esempio “Le nuvole” di Aristofane, che sono sopra di noi e coprono la chiarezza delle cose, e il cantautore De Andrè - nel suo album Le Nuvole ha ribadito la difficoltà di farci le nostre idee.
Giorgio D'Amato sottolinea il fatto che a Bagheria non si rielabora, anzi è uso comune mettere le balate, per impedire alla fogna di fare uscire il cattivo odore. Parlare di mafia a Bagheria non è semplice, molte informazioni non vengono trasmesse. La mafia ha cambiato volto, anche il modo di chiedere il pizzo è cambiato, si risolve attraverso mancati pagamenti di prestazioni professionali (al momento di incassare il mafioso di turno dice n' amu visto). La discussione continua, si parla dell'uccisione di Salvo Lima, delle stragi di Borsellino, Falcone, della trattativa Stato-Mafia, del Maxi Processo. Si chiarisce che la trattativa nacque dopo la sentenza della Cassazione che aveva confermato le condanne del Maxi Processo. La mafia dovette reagire. La trattativa nacque perché alcuni politici siciliani ebbero paura di essere le prossime vittime e cercarono di creare contatti. Discussione accesa. Attenzione generale.
Imam di Palermo
Si passa alla tematica religiosa, Antonio Todaro, vicario episcopale, introduce e, per creare un clima disteso, legge qualcosa che a spanne dice così: Chi crede veramente, chi ha veramente fede, chi etc etc, lontanamente pensa di farsi musulmano.
Vabbè, verità sacrosanta, ma a che serve dirlo? Manco se diventare musulmano significasse imbrattarsi.
E poi, dirlo davanti all’Iman, in un  momento in cui si vuol creare un dialogo, pare quantomeno inopportuno.
La parola all' Imam. Si chiama Mustafà e viene dal Marocco. Ci parla di libertà e pace, solidarietà e giustizia. Ti giuro che non faccio male a nessuno, dice così e alza il Corano (un libro dalla copertina nera) e dice che questo è stato scritto per la pace, ognuno dei suoi 7767 versetti. Tutti i 124.000 profeti hanno riportato lo stesso messaggio di pace ( nel passato, nel presente e nel futuro ). Afferma che l'Islam è contro le guerre e ogni forma di violenza. Ci dice che l' Isis non c'entra con l' Islam. Riflettiamo e ascoltiamo. Interviene ancora don Antonio che ci ricorda che non ci può essere conoscenza di Dio senza conoscenza dell'altro. La violenza esercitata in nome di Dio è offesa contro di lui, contro l'uomo stesso. E se Dio fosse contro la religione? Il Cristianesimo non è una religione è un messaggio da vivere. È amore. Belle parole.
Durante l'incontro don Antonio Todaro ricorda il poeta Ignazio Buttitta: - L' odio è analfabeta, e scrive pagine di sangue sgrammaticato. Gli ospiti terminano il loro dibattito. Cominciano le domande. Sagaci e stimolanti.

Una signora - che proprio non se la può tenere - chiede all'Imam della parità uomo donna, della violazione dei diritti umani nel mondo islamico - fortunatamente dal pubblico scout qualcuno le ricorda le Crociate.
Si aprono scambi caldi di battute che ripercorrono i soliti cliché, tra adulti schierati non ci sono possibilità di dialogo se non arroccarsi nelle solite posizioni. I ragazzi scout no, molti guardano inorriditi, loro alle contrapposizioni sembrano non crederci. Meno male.

ISIS
di Emanuele Scaduto

La nascita del movimento terroristico risale all’anno 2004, dapprima affiliato con al Al-Qaeda, poi suo principale concorrente nella scena del jihad offensivo planetario. Si distacca da Al-Qaeda nel Febbraio 2014 per prendere parte ad un’operazione volta a conquistare califfati sparsi sul territorio Iracheno e Siriano. A capo dell’organizzazione spicca la figura di Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi califfo nel 2010. Il loro principale obiettivo è quello di ricreare le condizioni per un Islam puro, appoggiato dalla violenza religiosa e dall’eliminazione degli apostati sul territorio del levante. Negli ultimi sei mesi, intensifica la sua propaganda, arrivando a formare un esercito di sessantamila uomini provvisti di fucili d’assalto e artiglieria pesante. Il movimento si espande in maniera esponenziale grazie ai bottini di guerra nelle città limitrofe e ad un sostenuto commercio petrolifero, che permette ai comandanti di organizzare e spostare facilmente sul territorio l’equivalente di tre milioni di dollari al giorno. Le brutali uccisioni di cui sono protagonisti fronteggiano la rabbia e la disperazione di quelli che della religione hanno fatto un tempio della pace tra i popoli. L’unica domanda a cui non possiamo dare una risposta è la seguente: quanta gente dovrà ancora pagare con la vita?


Liberi tutti! è stato organizzato da AGESCI - Zona Eleuterio

sabato 21 febbraio 2015

Il trappolone

Non volevo più andarci, mentre mi preparavo per uscire avevo capito che sarebbe successo ancora, avrei perso la mia solita flemma, il mio sangue freddo e mi sarei messa nei guai. L’avevo notato guardandomi allo specchio, mi si erano già infoltite le sopracciglia, allora ho rinunciato a mettermi il rossetto; non volevo più andarci; ero già in ritardo e se avessi trovato una scusa…. ce l’avrei fatta; ma lei mi mandò il terzo sms: “quando arrivi, sbrigati!!”

Parliamo di mafia con gli scout - 21 febbraio 2015

Due incontri:
ore 19:00 Tavola tonda a San Domenico (Bagheria - dopo il ponte sull'autostrada)
ore 21.30 Concerto in piazza S.Sepolcro


La trattativa Stato Mafia

Papello, contropapello e New Papello?


Le sentenze dei tre gradi del Maxiprocesso a Cosa Nostra non piacquero,
Primo grado: 346 condannati, 19 ergastoli, 2665 anni di reclusione
Secondo grado: gli ergastoli divennero 12, gli anni 1576
Cassazione: furono riconfermate le condanne pronunciate in primo grado. 
Cosa Nostra è incazzata.
Contro Falcone (furbissimo, evitò che in Cassazione - ad occuparsi di Maxiprocesso - fosse il giudice Corrado Carnevale, detto "ammazzasentenze"), e contro la corrente andreottiana, che doveva garantire il buon esito dei processi.
Cosa Nostra matura il proposito di mostrare la propria potenza, usa il tritolo contro Falcone e Borsellino  per dare forza alle richieste note come "papello", scritte da Totò Riina e consegnate a Vito Ciancimino.
Poi qualcosa non funziona, Totò Riina viene arrestato, il 15 gennaio del 1993.
Qualcosa non ha funzionato.
E però c'è qualcuno, nell'ambito di Cosa Nostra, che comincia ad essere considerato sbirro, nonostante tutti lo chiamino "zio".
(segue)

Stasera con gli scout.

Giorgio D'Amato


giovedì 19 febbraio 2015

L'estate il giorno più bello dell'anno, ovvero il meteo a Edimburgo


Che poi una atterra dopo più di dodici ore di viaggio e una notte passata all’aeroporto di Londra fra febbre e malanni vari e il contatto con il terreno è un sollievo, la musichetta dell’arrivo di Ryanair  - anche se non c’è – il canto della vittoria. Arrivo. Riposo. Letto. Magari poi anche divertimento.

Un attimo dopo un’occhiata fuori. 


Non si vede niente. E’ tutto un insieme grigio confuso. La smania di uscire e camminare finalmente fuori da un aeroporto si sgonfia, vorresti chiedere all’hostess di nasconderti dentro il suo orrendo cappotto blu elettrico, e invece lei ti ringrazia e devi uscire fuori, mentre piove e tira vento e non c’è altro che nebbia. Benvenuti a Edimburgo, dove si dice che ci sono due stagioni, l’inverno e giugno. Dopo il primo impatto mi rendo conto che non fa poi tanto freddo e che ne ho sentito molto di più ad agosto, quando ero meno equipaggiata e mi ritrovavo la notte a tremare alla fermata dell’autobus. 

Le giornate successive sono soleggiate, solo che spesso c’è un vento freddo e bastardo, che ti stacca da terra e ti ruba sciarpa e cappello, ma per chi abita qui è una bella giornata, si deve uscire, approfittarne, programmare una gita al parco, salvo poi essere investiti da una pioggia gelida a metà strada e cambiare idea, a meno che non ti va di fare i fanghi ai Meadows. Ma non c’è da preoccuparsi, c’è un’altra cosa che si dice: non ti piace il tempo scozzese? Non preoccuparti, sta per cambiare.


Valeria Balistreri

A Bagheria con gli Scout per parlare di trattativa Stato-Mafia



Sabato 21 febbraio, ore 21.30 in piazza Sepolcro, Bagheria (PA)

Di trattativa Stato-Mafia non si parla mai abbastanza, anzi, c'è un interesse strisciante a non voler prendere l'argomento. 
Questa volta l'accusa di omertà non è rivolta alla gente delle borgate che non vede non sente non parla.
I nomi sono altri: Giuseppe Pignatone, Alberto Cisterna.
Estrapolo da un interrogatorio in aula:


Pignatoneammesso che io non so a cosa allude questo riferimento a Provenzano.

Cisterna: vedremo!

Dietro queste battute c'è un argomento forte, la resa di Provenzano: tra il 2003 e il 2004 un commercialista romano si presenta alla Direzione Nazionale Antimafia, si rivolge al procuratore Pier Luigi Vigna e offre il pentimento di Bernardo Provenzano secondo le seguenti condizioni:
1. Due milioni di euro
2. Trenta giorni di tempo prima che si sappia del pentimento
3. Che i giudici non siano siciliani
E intanto alla DNA Vigna va via, quando il commercialista romano si presenta, trova il nuovo procuratore, Pietro Grasso.
Pietro Grasso ritiene che il commercialista sia un truffaldino e la resa sfuma.
Cisterna ai tempi era vice di Vigna, e lo fu anche di Grasso.
Pignatone, grande sostenitore di Grasso, invece vanta la cattura di Provenzano.
Cisterna sostiene che il commercialista non era un truffaldino (e in ogni caso i due milioni non sarebbero stati consegnati se non dopo la resa).
I soldi destinati a Provenzano furono utilizzati per pagare quei talebani che avevano sequestrato, in Iraq, i quattro mercenari.
Nel 2004 i tempi non erano maturi, Provenzano ancora meritava di restare in giro, poi no.

Nino Giuffrè su Provenzano: "All'interno di Cosa Nostra serpeggiava una voce, c'erano sospetti: alcune persone mettevano in dubbio l'integrità di Provenzano, come se fosse stato confidente dei carabinieri. Voci che agli inizi degli anni '90 circolavano negli ambienti mafiosi di Catania, provenivano dai Mazzei, da Eugenio Galea, uomo di Nitto Santapaola, ma anche tra i palermitani, come Pietro Aglieri, Carlo Greco e Domenico e Raffaele Ganci. Su questo fatto c'era uno scambio di pensieri..Provenzano mi ha chiesto più di una volta se io credevo in questa voce. Ho detto di no, che non ci credevo". 
A sabato!
AAS

mercoledì 18 febbraio 2015

Selma

La pioggia incalza anche il freddo non manca ma non posso, non voglio, mancare al mio appuntamento al cinema (io e Aurora davanti lo schermo).
SELMA la strada per la libertá - avevo visto il trailer, ero rimasta fortemente colpita non ricordavo i fatti, la storia di questo uomo e del suo popolo, la film-maker (Ava Duvernay, 42 anni) è giovanissima, coraggiosa a trattare argomenti spinosi, non fa piacere a quelli dei piani alti ma lei c'è riuscita, con delicatezza e occhio attento, il film ci racconta i fatti che hanno portato alla protesta e infine alla marcia da Selma a Montgomery guidata da Luther King nel 1965. 
Riscattare la propria dignità, il diritto al voto.
Qualche giorno fa leggo un'intervista.

Signora Duvernay è delusa?
No, gli Oscar hanno un meccanismo preciso, i registi votano per i loro colleghi e amici. Io non faccio parte di quell'ambiente.
Un film su Martin Luther King: come mai nessuno ci aveva mai provato?
Oliver Stone ha tentato per anni ma agli studios non interessa fare film su un leader dei diritti civili che aveva come arma la non violenza.
Trovo questo film attuale un colpo alla coscienza inferto con cautela, un riferimento a quelle situazioni che te le porti dentro, che ti scavano e non ti lasciano pace - scontri violentissimi tra manifestanti e polizia, le immagini di repertorio di quegli anni chiudono il film, non mi sembra sia trascorso molto tempo dai nostri giorni, ancora si lotta per i diritti umani e per la libertà (io e Aurora rimaniamo cristallizzate ma felici di aver conosciuto il lavoro di una regista cazzuta al punto giusto).
Peppa Modotti 

Ucraina - la storia va costruita altrove


C’è la guerra in Ucraina
Da dieci mesi in Europa c’è una nuova guerra, è la guerra fra i “ separatisti filosovietici” e l’esercito ucraino. 
Apparentemente questa guerra sembra nata da ragioni inverse da quelle che portarono al conflitto in Yugoslavia nel 1992, questo dovremmo considerarlo ancora quel dopoguerra.

martedì 17 febbraio 2015

Grande nudo disteso

E' un quadro di Amedeo Modigliani detto Modì o Dedo. Lo dipinse a Parigi, nell'appartamento del suo mecenate, poeta e mercante d'arte, esule polacco Leopold Zborowski, l'amico degli ultimi anni della sua vita. Di Amedeo Modigliani sono conosciute la sregolatezza, l'uso di alcool e droghe che lo etichettarono come l'artista maledetto. Un vero bohèmien.


La sua arte si definisce subito dopo l'arrivo a Parigi che lo vede giovanissimo, appassionato dell'arte italiana, ch'egli voleva riprendere e adattarla a quei climi così incredibili e di crisi dell'inizio del Novecento. Dopo aver studiato presso Micheli del gruppo del Macchiaioli e il vecchio Fattori e presso La scuola di Nudo di Firenze, (ha visto intanto gli Uffizi, Roma e l'arte romana) la parentesi Veneziana presso la Scuola di Belle Arti lo accosta ai rossi della pittura di Tiziano, Tintoretto, Giorgione, e nel corso della Biennale di Venezia agli Impressionisti, avanguardie degli ultimi anni dell'Ottocento, oltre che all'uso di droghe.
A Parigi trova un ambiente vivacissimo, ogni stravaganza e sregolatezza è possibile. E' la città dove si concentrano tutte le ricerche e le novità in campo artistico, ove si trasferiscono tutti gli inquieti, additabili ovunque, che qui trovano l'ambiente adatto per esprimersi.
Approda prima a Monmatre nel 1906, presso le Bateau Lavoir, una Comune di artisti squattrinati: le prime influenze sono da Toulouse-Lautrec, Cèzanne, Picasso, Matisse. Ma capisce che il suo è un modo di fare pittura individuale, non assimilabile al resto dei Movimenti del tempo a cui non aderirà mai: Cubismo e Manifesto Futurista ad esempio. Ma anche ai Fauves di Cèzanne e altri.

Comincia a maturare uno stile proprio dove il segno è tutto, dal disegno parte nel delineare le forme dei suoi Ritratti, e dal disegno nasce la sua volontà di scolpire. Forma d'arte cui si sente destinato, e per la quale darà vita a 25 opere prima di abbandonarla per sempre per i motivi di malattia polmonare, data la Tbc contratta in giovane età e cui spesso ricade per l'indigenza e la sregolatezza nell'uso di alcool e droghe. Si dice che bevesse per tenersi caldo e non avesse da mangiare.
Il suo tratto è nitido, comprende forme e movimenti dell'animo, in pochi tratti raffigura le forme umane con l'inconfondibile stato d'animo. Le immagini che ci restituisce Modigliani hanno in sé il tratto arcaico delle figure tribali, tanto care alla tendenza del tempo nel riscoprire forme d'arte primitiva, africana, che tanto influenzano Picasso, ma Modigliani nasce in Italia la lezione araba e spagnola di Picasso non gli appartiene, mutua questa tendenza riportandola dentro l'iconografia gotica più tipica della sua terra e delle figure che ha veduto. Egli vede e immagazzina, la sua arte se ne nutrirà. Forse ha visto Les Mademoiselles de Avignone di Picasso, forse.
In questo nudo disteso, esposto al Moma di NY, dipinto nel 1917, la rilassetezza è lo stato d'animo, lo sfondo rispetto alla figura umana è tratteggiato con pennellate più grossolane, mentre il corpo viene modellato morbidamente e in più definite pennellate la pelle della modella. Lo sfondo è rosso cupo, i suoi rossi e i blu sono inconfondibili, come i suoi sfondi quasi assenti su cui prevale la forma umana, spesso usci o informi, non dà peso all'ambiente che circonda, solo alla figura umana.
Questo atteggiamento si ripeterà in quasi tutte le sue opere, quasi tutti ritratti, solo quattro paesaggi dipinti in Costa Azzurra quando con Jeane Hébuterne, l'amore della sua vita e al nono mese di gravidanza giunse per via della guerra e i bombardamenti su Parigi. Sembra l'ultimo periodo sereno per Dedo dai colori che usa nei paesaggi, o dai ritratti che compone i cui soggetti sono bambini e in colori più leggeri e pastello.
Jane Hébuterne, pittrice in erba, ch'egli conosce quando questa ha soli 19 anni, dalla bellezza stupefacente, cui dedica moltissimi ritratti, alcuni anche addolciti dalle forme morbide della gravidanza, va a vivere con lui contro la volontà dei genitori.


Mi piace ricordare Occhi Azzurri, un' immagine della donna con gli occhi assenti, tipici dei suoi ritratti, ch'egli ama pennellare come due macchie azzurre. La dolcezza e l'amore ch'egli trasferisce in questi ritratti raccontano la bellezza dell'Amore che li ha uniti, oltre ad una dimensione propria dell'artista nell'amare le donne. Il dipinto è esposto al Museum of Arts di Filadelfia negli USA.
Si dice di Modigliani dell'irascibilità, se ubriaco, come la timidezza e l'amabilità se sobrio, e dei suoi disegni ceduti per farsi offrire da bere e su cui scriveva dessins au boire. Della morte a 34 anni per meningite tubercolare, del suicidio di Jeanne incinta del secondo figlio a un giorno di distanza, dei funerali solenni e gli omaggi che gli furono tributati da tutto l'ambiente artistico di Parigi, della sepoltura che vede insieme i due innamorati nel cimitero di Père Lachais di Parigi, ma solo dopo 10 anni dalla morte dell'artista.
Della fine in stato di incoscienza, prima di essere ricoverato all'Hopital de la Charitè in delirio, attorniato da scatole di sardine e bottiglie vuote, per due giorni avvinghiato a Jeanne pietrificata dal terrore.
Un quadro di Modigliani viene battuto attualmente per milioni di euro e/o di dollari presso le aste più prestigiose:  Christie's a Parigi o Sotheby's a New York.
La figlia, Jeanne Modigliani, fu cresciuta in Italia dalla nonna, Eugènie Garsin, ebrea come il marito Flaminio Modigliani.

Clotilde Alizzi

lunedì 16 febbraio 2015

Letti per tutti: Una fine prematura


Sandro Camilleri, UNA FINE PREMATURA

pagine 219, brossura , Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di Sandro Camilleri (il cugino meno famoso di Andrea, n.d.a.) ci accompagna nell’atmosfera torbida che deriva da una situazione stagnante da mesi, gli indizi sono inconsistenti, sospesi tra le righe in un esasperante moto browniano.

L’ispettore Montalcino è sulle tracce di un presunto serial killer le cui vittime, tutte aspiranti suicide, vengono ritrovate vive, piene di buonumore e voglia di vivere. Questo fa imbufalire l’ispettore e il killer e ancora di più l’autore Camilleri (sempre Sandro), il quale non ha la minima idea di cosa stia succedendo.

Come crediamo di non avere mai detto, la musa ispiratrice del nostro Camilleri (il nostro sarebbe quello di nome Sandro, n.d.a.) è stata in questo caso specifico la sua governante, una signora di sessantadue anni che ogni mattina e ogni sera gli ricorda quanto sia stufa della vita grama che fa e gli enumera tutti i problemi di famiglia e di salute. Una tipa così, ha sempre pensato Camilleri (però Sandro), ma perché non si spara?

domenica 15 febbraio 2015

Je suis Sanremo

Il Volo vince Sanremo 2015! Barone, Boschetto, Ginoble...MA CU SU? Tre ragazzetti che stanno lì solo perchè la Clerici li ama, che la Clerici ingozza con gli avanzi dei suoi programmi, UN GRANDE AMORE.. 
Io i picciriddi non li posso vedere, che ancora ci puzza la bocca di latte. Il vincitore doveva essere Platinette! Lui che la barba se la fa, col testosterone a 300 che ci caddero tutti i capelli, lui che è UNA FINESTRA, anzi, un finistruni, 'na balconata, un colosseo di porte senza infissi. E voi ipocriti PREVENUTI, avete distrutto il suo sogno, non l'avete votato. Schifiu! 
Pezzi ri schifiati, nemmeno un bouquet di fiori per lui! Li avete dati a cani e a porci, a Conchita, alla Nannini, e a lui niente: neanche un broccolo!

IO SONO INCAZZATA. 
Ho portato il diserbante con me, un secchio pieno. Adesso innaffio, a Sanremo non deve crescere più un gladiolo, ma che dico, un garofano, un tulipano, un fiore di carciofo.
I miei fiumi di acido li libero per inondare il palco, i fiori della kermesse, rinfresco pure il pubblico sanremese, le solite mummie, ogni anno sempre gli stessi sono, neanche le spolverano. Conservatori e sdisanurati! 
Comincio la mia performance, la fine del festival! Io con gli stivali fetish e le fruste, chiamo a questi che hanno vinto, Il Volo, venite qua, vi devo dire quattro cose, o ve ne tornate a giocare a pallone oppure vi scanno, vi costringo a sentire la canzone che avete cantato, poi vado da quella dei piatti e delle pignate e le calo la testa bionda nel soffritto di porro.


Antonella Tarantino e Giorgio D'Amato


sabato 14 febbraio 2015

Senza nome - Slipknot

Sono patetico e benevolo, dovresti accettarlo, dovresti sottometterti.
Quello che pensi è ciò che mi giustifica.
Ti senti al sicuro, tranquilla. Non hai capito che sei la mia serva in gabbia.
Non tollero questa tua malizia, è solo una debolezza.
Impegnati, sii furibonda, ammettilo.
Non accondiscendere e non essere nemmeno d’accordo. Il desiderio è la tua rovina, il disappunto, l’indugio. Hai sofferto prima, e adesso soffrirai per me.
Guarda coi tuoi occhi l’ossessione, dalle un altro sguardo, ricorda ogni scelta che fai.
Decidi di vivere con me o dimentica di essere libera.
Ti prego, non andare, non ho mai voluto qualcuno più di quanto abbia voluto te, e lo so, l’unica cosa che ho amato è l’odio.
Non devi essere di nessuno, qualsiasi cosa tu faccia o ovunque tu vada. Tu sei mia, dimmelo. Io ti voglio, ho bisogno di te e ti avrò. Non lascerò che nessuno ti abbia.
Obbediscimi, devi credere in me e fidarti di me, devi vivere di me e adorarmi.
Sii grata, onesta e preziosa, sii mia. Amami.
Nutri il mio unico vizio, il possesso. Non te lo dirò due volte, confessa!
Decidi di morire per me oppure scordati di essere libera.
Resta dentro la tana, fammi prendere il controllo e dominarti, non sei niente di più, sei qualcosa di meno, innocente.
Hai qualcosa da darmi, qualcosa da rompere, le mie dita dentro la tua carne, fammi essere crudele, te lo meriti.
Non andare, non ho mai voluto qualcuno più di quanto abbia voluto te, e lo so, l’unica cosa che ho amato era farti del male, sì, farti del male.
Sei mia, lo so che lo sei!



Dario Ferrante

giovedì 12 febbraio 2015

TURCHIA: LE BRACCIA LUNGHE DELLA STORIA

Sono a Smirne, è l’ultima sera, domani si torna a casa.
Al bar dell’albergo sorseggio la mia bevanda al melograno in compagnia della guida locale. Ho accettato il suo consiglio, ho fatto aggiungere succo d’arancia e zucchero (per noi europei sarebbe troppo acidula). Sullo schermo di una TV scorrono immagini di militari, cartine geografiche, la guida scuote la testa. Le chiedo se è tutto a posto, mi fa cenno di no. 45.000 profughi sono penetrati dal confine siriano. 
È il 20 settembre del 2014.
Credo di aver capito male la cifra, ma dico subito che comprendo bene il problema, noi ne sappiamo qualcosa.
Mi sorride: «Credete di avere il problema dei profughi?»
È a questo punto che realizzo la cifra. La ripeto dubbiosa:«Quarantacinquemila?»
«Sì, solo oggi, lungo trenta chilometri di confine.»
Mi dice che anche loro, come noi, hanno provato ad accoglierli. Lo Stato ha dato un sussidio aumentando le tasse. Li impiegano nei lavori in nero – e qui alza le mani come a confessare un reato – ma adesso il flusso è diventato inarrestabile e incontenibile.
Mi viene in mente che dal divano di casa, in Tv, ho seguito i servizi sulla Siria.Concretizzo di cosa stiamo parlando.
«L’ISIS!»dico.
«Sì, l’ISIS, lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria. Sembra un’altra brutta storia di terrorismo, invece è sempre la stessa storia, quella tra sciiti e sunniti.»
Il mio pensiero va alle torri gemelle, ad al Qaida. Le chiedo quando è cominciata.
Schiude la bocca in un sorriso amaro:«L’8 giugno del 632.»
La guardo incredula.
Poi, come fosse la storia di cappuccetto rosso, racconta: «In quella data,Maometto morì senza lasciare un successore. Questo, da subito, creò la scissione tra i suoi seguaci in sciiti e sunniti. Gli sciiti sono coloro che ritengono legittimo successore del Profeta un suo diretto discendente. I sunniti, invece, ritengono che questi sia da eleggere ad acclamazione universale tra chi possieda determinati requisiti. I primi hanno accolto il Corano ricercando la verità nel linguaggio simbolico, i secondi si attengono al significato letterale e tradizionalista (Sunna significa tradizione),sono osservatori delle più severe leggi Islamiche. Il primo Califfo, in ogni caso, fu il cugino di Maometto, Abũ Bakr.»
Fa una pausa, guarda di nuovo verso lo schermo. «Oggi la maggioranza araba è sunnita. Sunnita è anche l’ISIS. È guidata da Abu Bake al-Baghdadi che a giugno di quest’anno si è autoproclamato Califfo, ripristinando di fatto il Califfato islamico. Era l’obiettivo del suo predecessore Abu Musab al-Zarquawi»
Giugno, lo stesso mese in cui è morto il Profeta, noto.
«Al-Baghdadi aspira ad imporre la Jihad, vuole purificare il popolo arabo (punendo gli sciiti) e convertire il mondo (punendo gli infedeli). Il gruppo di Al-Zarquawi commise l’attentato del 2003. Quello nella moschea di Najaf, in Iraq, durante la preghiera del venerdì.Morirono 125 musulmani sciiti tra cui l’ayatollah Muhammad Bckr al-Hakim. L’unico che avrebbe potuto garantire una leadership moderata nel paese,durante l’occupazione americana. 
Al-Zarquawi morì sotto una bomba di questi ultimi.
«La storia dei califfati non si è esaurita con quello di Istanbul?» domando.
«Sì, ma tieni conto che ne esistono di tre dinastie, il nostro è l’ultimo, quello Ottomano, in ogni caso noi siamo Turchi, non Arabi, voi fate sempre confusione a riguardo. - poi continua -L’ISIS diventa del tutto autonoma in seguito alla spaccatura con al Qaida che finisce per espellere il gruppo dalla propria organizzazione.»
Prosegue dicendomi che, sebbene quelli di al Qaida non siano certo le sorelle della carità, non approvano affatto i metodi usati dall’ISIS. Nel febbraio 2014 Ayman al- Zawahri (il medico egiziano alla guida di Al Qaida,dopo Bin Lāden) chiede ad al-Baghdadi di rimanere fuori dalla “loro” guerra, ma questi si rifiuta disubbidendo pubblicamente, da qui l’espulsione.
La guerra condotta dall’ISIS è una guerra totale. Lo dimostra il fatto che non risparmia nemmeno ribelli sunniti (moderati). È il gruppo fondamentalista più ricco di tutti i tempi. Trae le sue risorse dai bottini di guerra. In Siria ha conquistato i territori con i pozzi petroliferi e le centrali elettriche (rivende alla Siria l’energia che prima gli apparteneva). Ha creato un sistema di autotassazione, e non meno gli viene dai riscatti. Altro denaro paresi riversi nelle sue casse grazie ad arabi facoltosi sparsi per il Medio-Oriente (Quatar?). Adesso punta su Baghdad (ha buone possibilità di vittoria), colpa del malcontento degli iracheni,di maggioranza sunnita ma guidati, in modo disastroso, da uno sciita. Colpa anche dell’inconsistenza dell’esercito iracheno che si è disperso come una scolaresca,davanti l’avanzata dell’ISIS. 
Finisce la frase dicendomi che tutto questo potrà fermarlo solo il mondo arabo cominciando col difendere se stesso. 
La mia guida parla un buon italiano con accento francese. Indossa jeans e maglietta. Immagino sia sciita. Glielo chiedo. Mi risponde che per il Ramadan lei va in vacanza:«come fate voi a Pasqua e a Natale.»
Sorrido.È tardi e dobbiamo salutarci,ma c’è un’altra cosa che voglio sapere. Nel nostro girovagare per la Turchia sono rimasta toccata dai luoghi della cristianità. Vedere la valle delle quattrocento chiese mi ha, a dir poco, spiazzata.Dai libri di storia so che la conversione turca nel XI secolo fu di massa, superficiale, dettata da ragioni politiche, al fine di mantenere il controllo sulla via della seta. Tuttavia glielo chiedo: «Come siete diventati musulmani?»
Risponde con una smorfia delle labbra: «Riuscirono a convincerci, decapitando 80.000 Turchi. Probabilmente, oggi sareste Mussulmani anche voi, con le Crociate avete sbarrato loro la strada.»
Raggelo, la storia la sapevo diversa,e sulle crociate,giuro,non l’avevo mai pensata così.

Adelaide J Pellitteri


Fonti: Il Post (Mondo)
Il Sussidiario.Net (Esteri)
           Sì 24.it
           Il sassolino.it