Sandro Camilleri, UNA FINE
PREMATURA
pagine 219, brossura ,
Stordito editore, 2015.
L’ultima fatica di Sandro
Camilleri (il cugino meno famoso di Andrea, n.d.a.) ci accompagna
nell’atmosfera torbida che deriva da una situazione stagnante da mesi, gli
indizi sono inconsistenti, sospesi tra le righe in un esasperante moto
browniano.
L’ispettore Montalcino è
sulle tracce di un presunto serial killer le cui vittime, tutte aspiranti
suicide, vengono ritrovate vive, piene di buonumore e voglia di vivere. Questo
fa imbufalire l’ispettore e il killer e ancora di più l’autore Camilleri (sempre
Sandro), il quale non ha la minima idea di cosa stia succedendo.
Come crediamo di non avere
mai detto, la musa ispiratrice del nostro Camilleri (il nostro sarebbe quello
di nome Sandro, n.d.a.) è stata in questo caso specifico la sua governante, una
signora di sessantadue anni che ogni mattina e ogni sera gli ricorda quanto sia
stufa della vita grama che fa e gli enumera tutti i problemi di famiglia e di
salute. Una tipa così, ha sempre pensato Camilleri (però Sandro), ma perché non
si spara?
Infatti il killer
protagonista del romanzo è stato incaricato di commettere gli omicidi proprio
per evitare che le vittime facciano dei gesti inconsulti, suicidandosi. Montalcino,
come succede spesso, non è stato informato, così il più delle volte si
precipita sul luogo del misfatto e si trova di fronte una persona viva e vegeta
che non ha nessuna intenzione di farla finita, questo perché la voglia di
suicidio è un attimo, poi passa.
In un tale turbinio di eventi
incontrollabili, si capisce che il Camilleri (Sandro, si è già detto) non
riesce a mantenere il filo della storia dentro una logica ragionevole.
Montalcino se ne rende conto, ogni libro di più, e non dovremmo dirlo, ma
risulta da alcune indiscrezioni che abbia cominciato a inviare dei curricula un
po’ dappertutto, ad altri autori e altri commissariati di polizia. Siamo in
attesa di notizie.
Nel frattempo lasciamo che
Montalcino continui la sua ricerca inutile di cadaveri e proseguiamo la lettura
del libro di Camilleri (però Sandro), pagina dopo pagina.
L’autore non si smentisce e,
dopo altri due o tre suicidi mancati, ci spiazza totalmente mettendo la parola
Fine a pagina settantacinque, lasciando bianche tutte le centoquarantaquattro pagine
che seguono e le facce dei lettori sul divano in fintapelle del loro soggiorno.
Davvero un gran colpo di
genio autoriale, una soluzione inedita per un’esperienza che non si scorda facilmente,
complice il coraggio dell’editore Stordito, a cui non manchiamo di porgere i
nostri vivi complimenti. Aspettiamo entrambi con fatica alla presentazione della
prossima ansia.
Raimondo Quagliana per AAS
Magazine