giovedì 5 febbraio 2015

Alfred Stieglitz


"Al principio del giugno 1907, con la mia piccola famiglia partii per l'Europa. Mia moglie aveva insistito che si viaggiasse col Kaiser Wilhelm, il piroscafo alla moda, la nostra prima tappa era Parigi. Come odiavo l'atmosfera della prima classe! Non si poteva sfuggire ai nouveaux riches.
I primi giorni me ne stetti seduto nella mia poltrona sul ponte, ad occhi chiusi, era l'unico sistema per evitare di vedere quei volti che mi davano brividi freddi, quelle loro voci e quel loro inglese, mio Dio! Al terzo giorno non ne potevo più, dovevo fuggire da quella compagnia. 
Me ne andai sul ponte il più lontano possibile. Il mare non era particolarmente agitato, il cielo chiaro, il piroscafo navigava nel vento più tosto, forte. Quando raggiunsi la fine del ponte mi fermai a guardai di sotto. C'erano uomini, donne e bambini sul ponte inferiore di terza classe.
Una scala stretta portava alla parte superiore della terza classe, sulla destra della prua vi era un altro piccolo ponticello, sulla sinistra un fumaiolo inclinato, e al ponte superiore era agganciata una passerella risplendente di vernice fresca. Era abbastanza lunga, bianca, e durante il viaggio nessuno la attraversò. Dalla ringhiera del ponte superiore di terza classe un giovane uomo con un cappello di paglia guardava di sotto. La forma del cappello era rotonda; egli osservava gli uomini, le donne e i bambini sul ponte inferiore.

Soltanto uomini si trovavano di sopra. L'intera scena mi affascinava, desiderai vivamente di scappare da ciò che mi circondava ed unirmi a questa gente. Un cappello di paglia, la ciminiera sulla sinistra, la scala a destra, la passerella con la ringhiera a catena di anelli, bianche bretelle che si incrociano sulla schiena di un uomo sul ponte inferiore, rotonde forme di macchinari in ferro, un gruppo di persone che si stagliava contro il cielo creando una forma triangolare; rimasi incantato a lungo guardando e guardando. Potevo fotografare ciò che sentivo, guardando e ancora guardando?
Vidi forme in relazione fra loro, un'immagine di forme che erano recondite in quel sentimento della vita che io sentivo. E mentre stavo riflettendo potrò tentare di catturare questa apparente nuova visione che mi ha preso, gente, gente comune, la sensazione del piroscafo e dell'oceano e del cielo e la sensazione di essere lontano dalla folla cosiddetta dei ricchi D'improvviso corsi verso la scala principale, raggiunsi la mia cabina, afferrai la Glaflex e ritornai indietro senza fiato, chiedendomi se l'uomo col cappello di paglia si era mosso o no. 
Se lo avesse fatto, l'immagine che avevo visto non sarebbe più esistita. La relazione delle forme come la volevo, sarebbe mutata, e l'immagine perduta per sempre. Ma l'uomo con il cappello di paglia c'era ancora; non si era mosso. L'altro uomo, con le bretelle incrociate, mostrava la schiena, egli pure, mentre conversava, non si era mosso e la donna seduta per terra con il bambino in grembo non si era mossa. Nessuno aveva cambiato la propria posizione. Avevo soltanto un telaio con una lastra vergine, sarei riuscito a catturare quello che vedevo, quello che sentivo? Infine schiacciai l'otturatore. Il mio cuore batteva, mai prima di allora lo avevo sentito battere così furiosamente. Avevo catturato la mia immagine? se ci fossi riuscito avrei dischiuso una nuova era in fotografia, nel vedere. In un certo senso sarebbe andata oltre, sarebbe stata un'immagine sulle relazioni delle forme e sulla più profonda sensazione umana, un passo avanti nella mia evoluzione. Quando ritornai a New York, quattro mesi più tardi, ero ansioso di fare una prova in negativo. La prima persona alla quale mostrai The steerage (ponte di terza classe) fu il mio amico Josepf  Keiley. 'Ma ci sono due immagini qui, una sopra e una sotto. Non dissi nulla, le mostrai in seguito a Haviland, Weber e Zayas, videro sul serio l'immagine e quando apparve su Camera work provocò uno scompiglio.
Una fotografia nasce quindi per caso?
La noia spinge Stieglitz a varcare gli ideali confini, forse per la prima volta ha la giusta predisposizione per abbassare lo sguardo su un'umanità intravista e mai presa in considerazione."

Stieglitz mostra una fotografa diretta senza manipolazione tecnica, l'effetto è un'apparizione mobile; è impossibile seguire il contorno delle forme, delle sagome degli emigrati e degli elementi strutturali della nave, non contano le linee ma le masse, chiare e scure; la diagonale dell'interponte rappresenta la profondità dello sguardo, la brusca riduzione delle grandezze amplifica l'effetto di prospettiva sollecitando l'occhio a riunire il tutto. La composizione è libera, irregolare, sembra essere il frammento di uno spettacolo più grande, la forma chiara si stacca con difficoltà da tutto ciò che è scuro, frammenti e ancora frammenti, un panno, uno scialle, una manica di camicia, il tutto, lo spazio, un nuovo modo di vedere la fotografia. 


Peppa Modotti