mercoledì 25 febbraio 2015

E mettete dei fiori, nelle vostre granate chimiche!

Non molto tempo fa da altri fatti gravissimi, l'aviazione israeliana ha colpito trentaquattro obiettivi militari di Hamas nel sud di Gaza.
Anche sulla Striscia si sono abbattuti razzi e colpi di mortaio, gli ultimi quattro a poca distanza dalla fine dei funerali del ragazzo di Jenin ucciso dalle forze armate palestinesi: aveva scagliato contro di loro un ordigno esplosivo …
Ma i morti non finiscono qui: Israele ha seppellito in questi giorni tre «suoi figli», tre ragazzi rapiti e uccisi in Cisgiordania.
Netanyahu ha confermato che il primo obiettivo di Israele sarà quello di prendere «gli assassini. Tutti quelli che hanno partecipato al rapimento e all'uccisione». «Non ci daremo pace - ha ammonito dopo aver partecipato ai funerali a Modin - non molleremo, fino a quando non saremo arrivati all'ultimo di loro, non importa dove si nasconda. Costoro sono passibili di morte».
Dolore, rabbia, esasperazione animano i popoli israeliano e palestinese, in essi certamente non trovano posto sentimenti di fratellanza o di amicizia.
Le ferite, da entrambe le parti, sono troppe, profonde e ancora aperte: sanguinanti.
Eppure, una donna palestinese di Belin, villaggio nei pressi di Ramallah, pensa e agisce in modo diverso: assolutamente sovvertitore.
Lei ha deciso di chiedere la pace, si proprio così chiede la pace in questo frangente e con questo scenario abominevole, e lo fa in un modo del tutto nuovo: raccoglie bombe chimiche scoppiate in entrambi i conflitti, le riempie di terra, le semina, le innaffia e le dispone in un grande giardino di fiori.
In mezzo al frastuono di una guerra tra fratelli e senza fine che odora di distruzione e di morte, una piccola donna, in silenzio, prova a ridare profumo alla vita attraverso la coltivazione di fiori in granate chimiche esplose.

Lucia Immordino