giovedì 30 marzo 2017

FrattoX. Recensione di Rosa La Camera


Ha tolto le tende martedì 28 marzo, il gruppo minimale di Antonio Rezza e Ivan Bellavista, poeti dell’assurdo,  che hanno riportato al Biondo di Palermo, con “Frattox”, un tipo di teatro che avevamo conosciuto con il Living e che mi suggerisce un cambiamento di stile nel teatro, che chiede di ritornare probabilmente ad essere anticonvenzionale e irrequieto, come i suoi attori e registi. Irrequieti come bambini affetti da mancata scolarizzazione, con le loro macchine-giocattolo e quei sproloqui brevi, fitti e raffinati, giochi di stile, che si tessono sottilmente dentro le orecchie dello spettatore, intanto catturato anche dal movimento sulla scena, spoglia ed essenziale  (la scenografia  era di Flavia Mastrella che ho incontrato all’ingresso e che come ultimo regalo alla città, distribuiva biglietti gratuiti ai ragazzi che si erano raccolti in fila per entrare).
Sbalorditi e divertiti, gli spettatori hanno creato a loro volta un sottofondo di risate sottovoce, per l’agilità, il piglio complice e nello stesso tempo irriverente degli attori sulla scena, che mi suggeriva l’atteggiamento dei bambini che spesso vogliamo recuperare da un disagio di iperattività, eliminandolo, e che, però, non ci importa indagare. C’era qualcosa di profondo in quella balbuzie artefatta, qualcosa di viscerale .
Rezza e Ivan esprimono e non raccontano, denunciano e sorridono, balbettano e discutono, con frasi brevi e scoppiettanti come petardi e con due corpi da pupi molli e versatili, saltimbanchi che mi hanno riportato alle fiere della vecchia Inghilterra, alle piazze oltre il Tamigi, e mi hanno fatto sentire ancora ragazza.