Io i picciriddi non li posso vedere, che ancora ci puzza la bocca di latte. Il vincitore doveva essere Platinette! Lui che la barba se la fa, col testosterone a 300 che ci caddero tutti i capelli, lui che è UNA FINESTRA, anzi, un finistruni, 'na balconata, un colosseo di porte senza infissi. E voi ipocriti PREVENUTI, avete distrutto il suo sogno, non l'avete votato. Schifiu!
Pezzi ri schifiati, nemmeno un bouquet di fiori per lui! Li avete dati a cani e a porci, a Conchita, alla Nannini, e a lui niente: neanche un broccolo!
IO SONO INCAZZATA.
Ho portato il diserbante con me, un secchio pieno. Adesso innaffio, a Sanremo non deve crescere più un gladiolo, ma che dico, un garofano, un tulipano, un fiore di carciofo.
I miei fiumi di acido li libero per inondare il palco, i fiori della kermesse, rinfresco pure il pubblico sanremese, le solite mummie, ogni anno sempre gli stessi sono, neanche le spolverano. Conservatori e sdisanurati!
Comincio la mia performance, la fine del festival! Io con gli stivali fetish e le fruste, chiamo a questi che hanno vinto, Il Volo, venite qua, vi devo dire quattro cose, o ve ne tornate a giocare a pallone oppure vi scanno, vi costringo a sentire la canzone che avete cantato, poi vado da quella dei piatti e delle pignate e le calo la testa bionda nel soffritto di porro.
Antonella Tarantino e Giorgio D'Amato