lunedì 9 febbraio 2015

Je suis Pinnulù


Je suis Pinnulù


Palermo, via Roma. In duecento ad aspettarlo stamattina. Tra la folla anch'io. Un gran vento lo porta. Io arrivo con un gran sorriso, con una bandiera che sventola e con un vassoio. Sono allegra ma noto subito la sua felpa nuova con la scritta Sicilia, in rosso e a caratteri grossi. Sul bianco spicca il colore. Salvini comincia il suo discorso. Ci chiede scusa. Comincia il corteggiamento. Io comincio a incazzarmi. Si sa che noi siciliani amiamo la nostra terra, ci sciogliamo come zucchero in bevanda calda, e ci provano sempre. 
Salvini pensa che noi siciliani non possiamo resistere a chi ci chiede perdono e si fa stampare il nome della nostra amata terra sul petto di una felpa morbida.
Ma quale perdono e perdono, io sono incazzata.
Comincio a tirare cannoli, uno dopo l'altro, gli sbattono addosso, tutta la crema sulla felpa, sulla faccia, sulla testa, sulla barba.
Non mi frena nessuno, lo raggiungo e lo butto per terra, lo pesto con le mie Louboutin tacco 12, i miei tacchi sono felici di potersi infilare in un sacco pieno di tracotanza, i miei tacchi sono meridionalisti.
E mentre gli ballo addosso una tarantella pure io grido Forza Lega, che a me Salvini piace, lo voglio come zerbino davanti la porta di casa mia.

Antonella Tarantino e Giorgio D'Amato