Palermo, via Roma. In duecento ad aspettarlo stamattina. Tra la folla anch'io. Un gran vento lo porta. Io arrivo con un gran sorriso, con una bandiera che sventola e con un vassoio. Sono allegra ma noto subito la sua felpa nuova con la scritta Sicilia, in rosso e a caratteri grossi. Sul bianco spicca il colore. Salvini comincia il suo discorso. Ci chiede scusa. Comincia il corteggiamento. Io comincio a incazzarmi. Si sa che noi siciliani amiamo la nostra terra, ci sciogliamo come zucchero in bevanda calda, e ci provano sempre.
Salvini pensa che noi siciliani non possiamo resistere a chi ci chiede perdono e si fa stampare il nome della nostra amata terra sul petto di una felpa morbida.
Ma quale perdono e perdono, io sono incazzata.
Comincio a tirare cannoli, uno dopo l'altro, gli sbattono addosso, tutta la crema sulla felpa, sulla faccia, sulla testa, sulla barba.
Non mi frena nessuno, lo raggiungo e lo butto per terra, lo pesto con le mie Louboutin tacco 12, i miei tacchi sono felici di potersi infilare in un sacco pieno di tracotanza, i miei tacchi sono meridionalisti.
E mentre gli ballo addosso una tarantella pure io grido Forza Lega, che a me Salvini piace, lo voglio come zerbino davanti la porta di casa mia.
Antonella Tarantino e Giorgio D'Amato