Ho casa, famiglia e lavoro.
Vado a votare, ascolto la musica e vesto
come mi va.
Il problema più grosso che ho potuto
creare nel mio mondo (tutto solidarietà e giustizia) è stata la questione della
parabola sul tetto. Una questione condominiale risolta presto, prestissimo,
tanti anni fa.
Non è morto nessuno.
Scrivo che è quasi l’ora di cena.
Non so che ore siano in Nigeria.
Tutta la regione del Delta del Niger era
una terra fertile, prima. L’agricoltura riusciva a soddisfare l’intero fabbisogno,
poi il petrolio.
Il territorio piomba nel degrado.
È per questo che per tanti nigeriani non
ci sarà nessuna cena.
Non ci sarà per quelle che hanno ammazzato nel
2002, non ci sarà per loro né per quel che resta delle loro famiglie.
Erano donne, solo donne, tutte donne.
Erano stanche di vedere morire i loro mariti,
morivano (e muoiono) lavorando ai pozzi.
Era necessario dirlo?
Lo hanno detto con una protesta pacifica.
Era accaduto lo stesso, nel dicembre del
’98, ai ragazzi che avevano avuto il coraggio di firmare “La dichiarazione di
Kaiama”.
Chiamando a raccolta tutti i popoli del
Delta chiedevano la chiusura degli impianti petroliferi.
Reclamavano la bonifica dei territori,
il diritto a vivere sani: dagli elicotteri della Chevron, su di loro, sono
piombate le milizie locali. Come in guerra hanno sparato, come in guerra hanno
ucciso.
Non una, non dieci, non cento volte.
Non si contano più i tentativi di
rivolta della popolazione, solo che sono sempre i soldati quelli che vincono.
I soldati assoldati arrivano a bordo dei
motoscafi della Shell o (come già detto) con gli elicotteri della Chevron,
perché l’oro nero non si tocca.
Le compagnie devono difendersi, dicono,
dalle proteste (sempre pacifiche).
Anche l’Italia lo sa (lo fa). L’Eni ha
pagato la sua tangente e ha vinto il suo appalto per lo sfruttamento.
E così (un po’come assoldando un
metronotte dalle brutte maniere), le tangenti diventano lo stipendio delle
milizie. Sono milizie violente, feroci, quando non uccidono puniscono
tranciando gli arti, stuprando le ragazzine.
L’oro nero non si tocca! (Appartiene
all’Occidente, solo all’Occidente.)
È oro per le compagnie, è solo nero per
i nigeriani.
Anche i francesi lo sanno, ancor prima
degli americani, desiderosi di sfruttare quei pozzi, nel ‘67 favorirono la secessione
armata del Biafra: Un milione di morti in tre anni.
Niente Allah, niente musulmani.
I francesi lo sanno, perché nessuno
dimentica.
È colpa dei nigeriani, che c’entriamo
noi con quello che fa il loro regime? Sotto dittatura si sta male.
Noi occidentali lo sappiamo e l’abbiamo
debellata.
Finalmente, nel ’99 la Nigeria, così
martoriata, con Olusegun Obasanjo, raggiunge
l’agognata democrazia: 2.000 morti in un solo giorno, la città di Odi rasa al
suolo.
Niente Allah. Niente musulmani.
Gli impianti petroliferi restano sempre
il problema maggiore, irrisolvibile.
Allora, per distogliere l’attenzione dai
pozzi, si mandano in giro i fomentatori. Lo scopo è quello di creare ed
accrescere tensioni locali: 3.000 morti a Kano (dovrei controllare l’anno, ma
non credo abbia molta importanza).
Qui c’entra Allah, c’entrano i
cristiani, ma soprattutto c’entrano le compagnie petrolifere.
L’oro nero ha devastato la Nigeria e per
questo in Nigeria si muore.
I militari (al soldo delle compagnie
petrolifere) mietono vittime, le esplosioni degli oleodotti in pessime
condizioni mietono vittime, perfino i tentativi di furto del greggio (destinato
al contrabbando) mietono vittime. Le proteste dei giovani, quelle delle donne,
quelle pacifiche e quelle che vorrebbero chiamarsi Vera Rivolta, mietono
vittime. Perfino l’acqua e la terra, inquinate dagli impianti, mietono vittime.
L’Occidente lo sa e a volte s’indigna,
mentre a volte dimentica. Così com’è accaduto con gli ultimi morti (2.000),
passati quasi inosservati per colpa del dolore di Parigi.
Si sa, il dolore che ferisce le proprie
carni non hai mai confronti. Ma i morti siano cari a tutti.
Nessuno dimentichi nessuno.
Dal 1994 ad oggi, solo in quella regione,
15.000 morti “circa” (perché i dati non riescono mai ad essere aggiornati).
Ai Nigeriani sono stati sottratti i loro
territori, così come sono stati sottratti agli indiani d’America, così come con
un “tratto di penna” li ha sottratti la Russia ai Ciukci, in Siberia.
I Ciukci, un popolo la cui aspettativa di
vita, oggi, grazie al selvaggio sfruttamento dei loro giacimenti, carbone,
gasdotti e, neanche a dirlo, ancora petrolio (per i quali sono stati distrutti
ettari ed ettari di foreste e pascoli per le renne, antica economia), non
supera la soglia dei quarant'anni. Muoiono per le nuove abitudini, uniche
risorse rimaste, prostituzione e alcol.
Anche lì conflitti e delitti.
Rimane da chiedersi:Il martirio subito
da tanti popoli in nome dell’economia (e non di Allah) in nome della
civilizzazione (e non dell’ebraismo) rientra nelle definizioni di Olocausto e
Crimini contro l’umanità?
Forse no, giacché nessun tribunale ha
mai preso in carico alcuna di queste questioni.
Adelaide J Pellitteri
Fonti: Sito PeaceReporter
Sito Dossier Russia/Siberia
blog: Il lavoro debilita.