pagine 233, file pdf,
Stordito editore, 2015.
L’ultima fatica di Sandro
Camilleri (si tratta di un cugino di Andrea, da tempo dedito alla scrittura di
libri e altro, n.d.a.) il cui filo conduttore a prima vista sembra essere
quello di sempre. La storia inizia da pagina uno e procede senza sosta fino
all’ultima pagina, catturando l’attenzione di chi legge.
Mentre siamo impegnati a
seguire le vicende raccontate nelle 233 pagine, l’ispettore Montalcino si trova
seduto nel suo ufficio, immerso nello studio di un fascicolo riguardante
l’omicidio di un piccolo editore di provincia perfido e ignorante e avido di
denaro.
Il lettore della domenica non
avrà di che meravigliarsi, ma chi segue ormai da tempo con attenzione la feconda
bibliografia di Camilleri (sempre Sandro, ovviamente) non può non accorgersi di
alcune analogie che accomunano la vittima alla figura di Pietro Stordito, erede
di una famiglia di stampatori di provincia, amante delle bruschette al patè di
olive nere e del calciobalilla e che già conosciamo perché editore delle opere
di Camilleri (però Sandro).
L’editore non gradisce la
maniera in cui l’assassino ha cercato di ricomporre la sua salma dopo il
delitto e si rifiuta di stampare il libro, creando un precedente inaspettato e
una crepa nel rapporto finora ineccepibile con l’autore Camilleri (Sandro).
Montalcino sobbalza sulla
poltroncina nel leggere questa notizia, se la serie di gialli camilleriani
(sandriani, però) che lo vede protagonista dovesse subire inceppamenti o
addirittura una sospensione, lui si troverebbe in serie difficoltà.
Il finale si avvicina, siamo
a pagina 225 e occorre trovare una soluzione, l’ispettore Montalcino si
sobbarca il ruolo di uomo di pace, costretto a convocare nel proprio ufficio
l’editore Stordito e l’autore Camilleri (inutile dire che si tratta del cugino
Sandro, n.d.a.) nel tentativo di ricomporre i malumori tra i due che si stanno
comportando come due bambini.
L’incontro non ha però luogo
all’interno del file originale perché l’editore Stordito, notoriamente digiuno
di roba informatica, si smarrisce nei vicoli del centro storico e arriva
all’appuntamento dopo la parola Fine.
Camilleri (sempre Sandro) lo
aspetta appoggiato alla porta usb per tirare via la chiavetta, fumando una
sigaretta dopo l’altra, Montalcino va a ubriacarsi in un pub frequentato da
contrabbandieri.
Per concludere in bellezza,
l’immagine di copertina non c’entra nulla con la storia, ma è solo una bozza
preliminare rivelatasi poi un’inutile perdita di tempo.
Anche questa volta Camilleri
(il cugino di Andrea) riesce a spiazzare il lettore e l‘editore, dopo avere
spiazzato se stesso. Lo aspettiamo al varco, con la sua prossima fatica.
Raimondo Quagliana per AAS
Magazine