Sandro
Camilleri, LA PUNTA DELLA LINGUA
pagine
213, brossura, Stordito editore, 2013.
L’ultima
fatica di Sandro Camilleri (cugino di Andrea, prolifico scrittore di libri gialli,
noir, di varia nature e genere, n.d.a.), un libro che appena finito di leggere si
inizia a dimenticare, il lettore è costretto a prendere degli appunti a margine
per non vanificare giorni di lettura ininterrotta.
“La
punta della lingua”, un svagato e fuggevole noir - forse un giallo, non ricordo
bene - di cui si ricorda poco, evidenzia un certo sforzo dell’autore e del
protagonista, il solito ispettore Montalcino, nel ricordare i particolari del
delitto.
L’ispettore
formula domande imprecise, gli manca sempre qualche nome qualche luogo qualche
data, ce li ha sulla punta della lingua, dimentica il nome del sospettato e lo
scambia più volte con quello della vittima, quindi riceve risposte incoerenti
vaghe e il caso procede male.
L’autore
(Camilleri, però Sandro) a un certo punto diventa indisponente, costringe l’ispettore
Montalcino a ricordare tutto, causandogli in testa una grande confusione, a
pagina cinquantadue il romanzo si trasforma in una specie di miscellanea che
elenca una serie infinita di date, di capitali di stati europei ed
extraeuropei, le squadre di calcio che hanno vinto i mondiali e il nome di chi
ha segnato i gol, i pesi e le misure delle varie parti del mondo.
Tale
sfoggio di nozionismo da almanacco non fa bene al romanzo, Camilleri (Sandro)
si vanta di sapere troppe cose, il lettore a un certo punto non lo sopporta più.
Per
fortuna, a libro chiuso, la mente ritorna sgombra, pronta ad accogliere le
informazioni quotidiane. Tutto è azzerato.
Anche
stavolta Camilleri e il suo Montalcino ci hanno stupito e ci hanno lasciato come
una statua di stucco.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine