giovedì 2 ottobre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: 'a Gioconda

Questa fimmina che possiamo taliare in questo quatro, per me, si spinzettò troppo assai le sopracciglie.
I mataffoni che sembrano le triscine di ammare sono brutte assai, ma senza le sopracciglie poi uno è scorpione preciso. E questa pare la lamia che fatta a brodo è la morte sua.
Questa fimmina diciamo che ride, ma non a tipo sganasciata, una cosa più fina, tipo che ha un attigghio leggero come quando ti arrascano sotto l’ascella.


Sotto il profilo della moda, per me, questa fimmina è vestita malamente e di buona e bon’è, si mise la prima cosa che attrovò nell'armadio.  Non ha nemmeno una marca. Ma poi, ci volesse dire, in quale discarica ti facisti fotografare? Sullo sfondale non c’è nemmeno un centro commerciale. Questa è lupucuvia.
Io una rifaciuta di look ce la proponessi: un poco bionda, i capelli attipo aggitati ma con la francia piastrata.
Ma di tutte le cose che ci vedo, a me mi pare che questa ha una espressione da futtimariti. Una precisa a idda sputata, mi ricordo che abitava tre case sotto mia nonna. Si fece a mezzo quartiere, la prima mia nonna  - che questa ci inquietava a suo marito – una volta l’andò ad abbanniare posto sotto casa, che maleparuoli, zoccola ce lo fece uscire da tutte le parti.
A mmia questa che la chiamano Gioconda, per me è una gran buttanuna con la patente e il tesserino. Chi non ci vede – insomma, l’uorbi -, non si perdono niente.

Me lo stavo scordando, il pittore che se la fece si chiama Leopardo.

Giorgio D'Amato