Questa
fimmina che possiamo taliare in questo quatro, per me, si spinzettò troppo
assai le sopracciglie.
I mataffoni
che sembrano le triscine di ammare sono brutte assai, ma senza le sopracciglie
poi uno è scorpione preciso. E questa pare la lamia che fatta a brodo è la morte
sua.
Questa
fimmina diciamo che ride, ma non a tipo sganasciata, una cosa più fina, tipo
che ha un attigghio leggero come quando ti arrascano sotto l’ascella.
Sotto il
profilo della moda, per me, questa fimmina è vestita malamente e di buona e bon’è, si mise la prima cosa che attrovò nell'armadio. Non ha nemmeno una marca. Ma poi, ci volesse dire,
in quale discarica ti facisti fotografare? Sullo sfondale non c’è nemmeno
un centro commerciale. Questa è lupucuvia.
Io una rifaciuta di look ce la proponessi: un poco bionda, i capelli attipo aggitati ma con la francia
piastrata.
Ma di tutte
le cose che ci vedo, a me mi pare che questa ha una espressione da futtimariti.
Una precisa a idda sputata, mi ricordo che abitava tre case sotto mia nonna. Si fece a
mezzo quartiere, la prima mia nonna -
che questa ci inquietava a suo marito – una volta l’andò ad abbanniare posto
sotto casa, che maleparuoli, zoccola ce lo fece uscire da tutte le parti.
A mmia
questa che la chiamano Gioconda, per me è una gran buttanuna con la patente e il tesserino. Chi non ci vede –
insomma, l’uorbi -, non si perdono niente.
Me lo stavo
scordando, il pittore che se la fece si chiama Leopardo.
Giorgio D'Amato