domenica 21 giugno 2015

Letti per tutti: Il passo del gambero


Sandro Camilleri
IL PASSO DEL GAMBERO

pagine 222, retrobrossura
Stordito editore, 2015.




L’ultima fatica letteraria di Sandro Camilleri (prolifico cugino di Andrea, prolifico scrittore di libri) parte da un presupposto innegabile, un’opera dell’ingegno umano rimane tale, da qualunque lato si osservi. Questo il motivo, credo, per cui il libro in questione inizia dall’ultima pagina e si sviluppa a ritroso in senso contrario alla lettura occidentale convenzionale. Un manga italo-giapponese senza disegni la cui lettura risulta faticosissima, una soluzione editoriale coraggiosa frutto della vena vulcanica dell’editore Stordito (Pietro Stordito, figlio nipote e pronipote di una stirpe di tipografi, ghiotto di cozze pelose tarantine e raffinato conoscitore del ricamo al tombolo).

Anche l’ispettore Montalcino si trova in disaccordo sulla scelta, l’ideale sarebbe riscrivere il libro invertendo l’ordine delle pagine, riportare l’incipit al suo posto e il finale alla fine, ma il suo appello è rimasto inascoltato: ci tocca leggere al contrario se non vogliamo correre il rischio di conoscere la fine della storia, e sappiamo in un libro giallo quanto questo sia da evitare.

Come se non bastasse, per complicare le cose, Camilleri (sempre Sandro) converte l’assassino in vittima e viceversa. Contro ogni logica di costruzione, la prostituta nigeriana che doveva impersonare il cadavere rinvenuto in un fossato ai margini della strada provinciale (di quale provincia si tratti non è specificato), anziché imputridire all’aria aperta sotto lo sguardo curioso delle nutrie, si ritrova a essere il camionista ubriaco che l’aveva caricata una mezzora prima e, dopo avere compiuto le sue porcherie, l’ha strangolata con la cintura e buttata giù dal mezzo in corsa.



Non risulta molto credibile il camionista pugliese che veste i panni della prostituta nigeriana, ma come si dice negli ambienti letterari, la letteratura è finzione, quindi nessuna lamentela nei confronti dell’autore (un Sandro Camilleri in vena di scherzi) e la lettura prosegue, sempre faticosamente, a marcia indietro.

Arriviamo stremati all’unica pagina in cui si raggiunge l’equilibrio, il giro di boa spartilibro, è la pagina centrale, pagina centoundici, l’occhio del ciclone. Qui tutto sembra tornare calmo, da qui in avanti (cioè indietro) si comincia a percorrere la risalita verso il finale di pagina uno.

L’ispettore Montalcino ha modo di consultare alcuni operai dell’anas che riferiscono di avere assistito alla scena, ma la maggior parte di loro perde il tempo a dimostrare che stava lavorando anziché a descrivere ciò che ha visto. La descrizione dell’assassino risulta più volte contraddittoria, l’assassino è un uomo corpulento brizzolato in canottiera, l’assassino è una ragazza nera in minigonna, è un camionista, è una prostituta o un meridionale nero con gli stivali alti alla guida di un tir frigorifero.

Per uno soltanto, seduto in disparte, la descrizione dell’assassino e della vittima sono quelle giuste, perfettamente combacianti con le intenzioni dell’autore (sempre Camilleri, però Sandro), ma purtroppo quel giorno si trovava in permesso per comprare il tabacco e le cartine ai colleghi operai.

Un’indagine snervante per l’ispettore Montalcino, una situazione che rischia di non avere uno sbocco, ma il finale incalza, si deve sbrigare ad andare avanti (cioè indietro), la giustizia deve fare il suo corso, ormai non si può tornare indietro (cioè avanti).

Camilleri (Sandro, il cugino) a questo punto del libro tira fuori un deus-ex-machina per risolvere l’impasse, a questo aggancia il rimorchio frigo dell’assassino (o della vittima) e con la citazione “il fine giustifica il mezzo” fa fare due o tre giravolte nella tomba al Machiavelli.

Il mezzo viene perquisito da Montalcino, al suo interno vengono trovati e sequestrati due quintali e sette di gamberi giapponesi in viaggio clandestino verso i mercati mitteleuropei. Il camionista-prostituta, che non sa come giustificare la presenza dei gamberi e la sua condizione ambigua di némorto-névivo, si arrampica sugli specchietti retrovisori. Montalcino ha sbirciato per tutto il tempo le tette della prostituta-camionista e si riserva di approfondire la perquisizione in altra sede, durante la notte.

Intanto la parola fine si avvicina, Camilleri (però Sandro) decide di rimettere al loro posto i ruoli dei personaggi di questa storia. La prostituta nigeriana torna a essere camionista ubriaco in canottiera nel momento preciso in cui varca la soglia dell’appartamento di Montalcino, che maledice l’autore e il destino porco, che adesso è troppo tardi e gli tocca pure ospitarlo. Ma l’assassino ha finalmente un volto, la vittima continua tranquilla a decomporsi nel fossato, tutto ritorna normale, la verità trionfa.

Molti leggeranno la prima pagina di questo libro di Sandro Camilleri come se fosse l’ultima. Camilleri (sempre Sandro) ci riserva ogni volta delle sorprese, noi attendiamo curiosi la sua prossima fatica, confidando in una creatività più lineare.



Raimondo Quagliana per AAS Magazine