venerdì 23 gennaio 2015

Da Piazza Marina al Ponte dell'Ammiraglio (Palermo)


Da Piazza Marina passando davanti alle cancellate in stile liberty di piazza Garibaldi voluta dal Basile e corredata di una delle più belle fontane di Palermo, la fontana del Garraffo, fontana barocca del '600 in cui nome significa abbondante acqua, si giunge per Via Longarini all'angolo destro e basso ove c'è lo Steri, adesso sede del Rettorato di Palermo, una volta palazzo della Santa Inquisizione che tante morti diede nel bel mezzo di quella stessa Piazza. E tagliando per quella corta stradina si giunge in Via Alloro.


Imboccata Via Alloro, verso il mare, girando a sinistra, troviamo un altro splendido palazzo, subito dopo S.Maria degli Angeli detta La Gancia, Palazzo Abatellis sede della Galleria Regionale, secondo esempio di architettura gotico-catalano. Io mi fermerei un po' qui, anzi ci entrerei proprio per andare ad ammirare un capolavoro che ci invidia tutto il mondo. E noi lo abbiamo qui, possiamo andare a trovarlo tutte le volte che se ne ha voglia, omaggiarlo di attenzione e sguardi, seguire quello sguardo sfuggevole, avvolto nel manto azzurro, posare lo sguardo su quelle mani sospese a mezz'aria, quasi una difesa, un avvertimento, una disponibilità.
Il capolavoro assoluto dell'arte rinascimentale è l'Annunciata di Antonello da Messina (Messina 1430-1479).
Lo dipinse in una fase tarda della sua produzione, nel 1476. Si è già affrancato dalla lezione fiamminga che lo vuole attento ai dettagli, ma non nei ritratti, raffigurati a tre quarti. La perfezione dell'ovale e gli occhi perduti nel vuoto, emergono dal manto azzurro che una mano stringe sul seno, l'unica difesa che porge al progetto divino di farne la sua dimora. E' intenta nell' atto di dare una risposta, o è appena andato via l'Angelo, in un atteggiamento riflessivo ed estraniato. Questo lo rende il capolavoro, la mano sospesa in aria aperta sul libro che legge, ha il segno dell'accettazione o dell'attesa per l'Angelo, prima della risposta. Questo dipinto fu inteso da molti non appartenente ad Antonello, fu attribuito al Durer che a Palermo aveva dipinto molti quadri nel 1800. Fu l'intuizione dello studioso Di Marzo che ne fece l'attribuzione ad Antonello ravvisandone i tratti antonelliani dell'opera, soprattutto nel pollice rigido della mano destra.
Ultimi studi datati aprile 2013 da parte dei Beni Culturali di Palermo hanno svelato alcuni misteri: c'è una parte aggiunta in un secondo tempo, il velo che accompagna il volto nella parte destra è stato dipinto in un tempo successivo. Inizialmente si intravedevano i capelli della Vergine, ma un pudore che deve accompagnare la madre del Salvatore del Mondo vuole che non mostri i capelli, Antonello provvide così a nasconderli sotto alcune pennellate di colore. Il libro sul leggio contiene le profezie che la riguardano.
Lasciamo Palazzo Abatellis e Via Alloro all'altezza della Chiesa di S.Maria Della Pietà, svoltiamo alla nostra destra, ci incammineremo per Via Messina Marina fino a Piazza Scaffa. 
Qui troviamo un vecchio ponte, il ponte dell'Ammiraglio (1131) costruito dall'Ammiraglio di Re Ruggero I per permettere il passaggio sul fiume Oreto che a quel tempo aveva la foce lì. La bellezza del ponte sta nei dodici archi acuti che ne sostengono le volte, consentendone  maggiore  capacità statica al peso da sopportare, mentre quelli più piccoli, meno acuti, hanno la funzione di alleggerire il carico e al tempo stesso smaltire la pressione del fiume. Un'opera di alta ingegneria in periodo medioevale.

Su questo ponte si combattè la battaglia tra i Borboni e le truppe garibaldine nel 1860 che permise l'annessione di Palermo al Regno dei Savoia, lì infatti le truppe dei Borboni attesero i Mille di Garibaldi poiché era l'unico ingresso alla città per chi proveniva da Sud. Poco più in là la Chiesa di S.Giovanni dei Lebbrosi. Alto esempio di architettura romanica e araba stupenda assieme alla Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, S.Cataldo in Discesa dei Giudici, nonché la Zisa e la Cuba...ma di questi ne faremo una trattazione a parte.

(Clotilde Alizzi)