mercoledì 21 gennaio 2015

Diane Arbus

Ho pensato a quanto assolutamente ordinaria sia una coppia di gemelli, potete immaginare una società nella quale i gemelli siano considerati un tabù? E' strano pensare quali aberrazioni le società decidano di onorare e quali decidano di rifiutare, in alcune culture i bambini mongoloidi sono considerati degli dei, in altre le donne pazze sono considerate streghe. 

Così Diane Arbus presenta il suo lavoro, il tema del doppio, così caro alla cultura del XX secolo; viene trattato con delicatezza, anche se finisce per provocare nello spettatore un senso di disagio dovuto al contrasto tra la normalità dell'immagine e l'eccezionalità dell'evento rappresentato. Straordinaria è la capacità di Diane Arbus di costruire l'immagine e di renderne l'aspetto crudo senza forzare i soggetti ritratti.

Le due gemelle sembrano unite tra di loro, solo a uno sguardo attento è possibile riconoscere il braccio sinistro della ragazza di sinistra, la frontalità dell'inquadratura e il vestito scuro annullano la profondità,  la linea delle spalle risulta unica congiunge i due corpi. Allo stesso tempo i due volti risultano differenti per le loro espressioni: la ragazza di sinistra ha le palpebre e la piega delle labbra leggermente abbassate, mentre quella di destra ha gli occhi più aperti e le labbra si alzano in un accenno di sorriso. Anche in questo caso la fotografia si limita a documentare un fatto, l'esistenza di due gemelle in una cittadina americana. In realtà rivela la sua capacità di penetrare la facciata delle cose, costringendo lo spettatore a riflettere sulle diverse percezioni del mondo e sulle sue apparenze. La poetica di Diane Arbus si sposa con il reportage, l'occhio spietato registra le persone e gli eventi passando dal grottesco al drammatico al patetico, dando visione del lato oscuro dell'esistenza umana individuabile anche nella più banale quotidianità. L'opera di Diane Arbus sta tra ritrattistica tradizionale e reportage contemporaneo. Arbus sceglie i suoi soggetti all'interno di un particolare tipo umano, quello che per caratteristiche fisiche o sociali non rientra nel concetto di "normalità". Dalle fotografie di Diane emerge un'umanità che trascende il sentimento comune avvertito dall'osservatore comune nei confronti di chi appare fisicamente diverso. Ogni suo scatto ha la capacità di entrare nell'animo dei soggetti. "Io mi adatto alle cose malmesse, non mi piace mettere ordine alle cose, se qualcosa non è a posto davanti a me, io non la metto a posto. Mi metto a posto io". Gli scatti vanno dai cosiddetti freaks ai ritratti di personaggi famosi, dai nudisti a gente normale immortalata per strada che raccontano un'inquietudine.
"Una fotografia è un segreto che parla di un segreto, più essa racconta, meno è possibile conoscere". 
Diane si dedica ad una ricerca muovendosi attraverso  luoghi che da sempre erano per lei oggetto di divieti, esplora sobborghi poveri, trova il centro del proprio interesse nell'orrorifica attrazione che sente verso i freaks, l'indagine è volta ad esplorare il variegato quanto negato mondo parallelo a quello della normalità, fatto di nani, giganti, travestiti, omosessuali, nudisti, ritardati mentali e gemelli ma anche gente comune colta in atteggiamenti incongrui che rende le immagini uniche. Le fotografie della Arbus sono universali e sorprendenti, articolano la visione singolare di una delle più importanti artiste del xx secolo; la forza dei suoi soggetti e del suo stesso approccio alla fotografia vennero considerati rivoluzionari.
"Molte persone vivono nel timore che possano subire qualche esperienza traumatica.
I freak sono nati con il loro trauma. Hanno già superato il loro test, nella vita. Sono degli aristocratici."

(Peppa Modotti)