Sandro
Camilleri, INCREMENTO DI PESO
pagine
373, brossura rinforzata, Stordito editore, 2014.
L’ultima
fatica di Camilleri, scrittore prolifico cugino del più famoso Andrea (scrive
libri noir, saggi gialli, romanzi saggi, n.d.a.), un libro a tutto tondo, un
libro che si rivela di grande spessore, sin dal momento dell’acquisto, trecentosettanta
pagine in carta uso mano da centoventi grammi metroquadro. Si fa fatica a
tenerlo in mano, ci vuole polso fermo per portarselo appresso, un formato non
propriamente tascabile, talmente ponderoso da essere più simile a un laterizio
che a un romanzo giallo, nelle intenzioni dell’autore.
Montalcino
in questo libro avverte tutto il peso degli anni, Camilleri (Sandro) da troppo
tempo lo incastra con le sue indagini costruite su interrogatori inconcludenti,
per poi abbandonare ogni ispirazione letteraria e farlo giungere alla
terzultima riga con un pugno di mosche in mano.
La
bilancia della giustizia come spesso succede non si riesce a capire da che
parte penda. L’ispettore s’ingozza di brioches dall’inizio della storia, ripete
a tutti che ha deciso di smettere, è solo la difficoltà dell’indagine che lo
porta a esagerare con gli zuccheri, è evidente che soffre di scarsa autostima,
compensata con la crema chantilly e la pasta sfoglia.
Ultimo
capitolo, la pesata finale. Montalcino ha guadagnato sette chilogrammi netti
sul presunto assassino che non ha gradito il rancio della caserma e si è
nutrito per tutto il tempo con grande svogliatezza.
Anche
questa volta Camilleri (sempre Sandro) ci lascia soli e sfiniti sul divano a
soppesare gli indizi, in attesa della sua prossima fatica.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine