Ormai
s’è capito, è lo sport del secolo e noi ci andremo alle Olimpiadi.
Tagliare
le teste è diventato un diritto sovrano.
Ogni
giorno almeno UNA deve cadere.
Oggi
sotto i riflettori abbiamo il cerimoniale capitolino.
Miiiii
e che fu? Certo non ve lo hanno detto, ma anche una “gentilezza” attualmente
viene scambiata per sottomissione.
E
qui baruffe culturali e servizi su servizi per mettere il capro - al momento in
cui scrivo ancora anonimo - sotto
l’ascia del boia.
Piano,
piano! Non vi scaldate tanto, adesso vi spiego.
Prima,
però fatemi raccontare una storia.
Trent’anni
addietro lavoravo presso un’azienda e su una parete del mio ufficio c’era un
bellissimo poster raffigurante una ragazza nuda. Per carità nulla di osceno, ma
di certo non era nemmeno La maja desnuda del Goya. Era, come ho già detto un
tipico poster, punto. Per me poco male non mi disturbava affatto.
Un
bel dì, dovendo selezionare un paio di ragazze per una nuova assunzione, chiedo
a uno dei nostri operai di rimuovere il quadro per il giorno del colloquio. Tra
il sorrisetto ironico del mio titolare e quello dell’operaio incaricato spiego
che, presentandosi delle sconosciute, non voglio si facciano un’idea sbagliata
circa il lavoro e la gente che lo offre.
Tutto
andò benissimo, assumemmo una ragazza e il quadro tornò al suo posto.
Ora,
io credo che se aspetto un ospite che forse è allergico al gatto, nel dubbio, posso
chiudere il mio gatto in una stanza per due ore. Non faccio male al gatto e
nemmeno al mio ospite e chiamo questa cosa gentilezza, anzi addirittura
rispetto. Certo dovessi scegliere tra l’ospite e il gatto per il resto della
vita la cosa sarebbe diversa.
Premettendo
il fatto che l’ospite in questione per - e qui vi dico cosa è successo
- non è venuto per ammirare la nostra magnifica Arte, ma solo per parlare
d’affari e situazione politica, chi ha messo il "velo" per due ore
alle statue capitoline mi sembra abbia pensato la stessa cosa che ho pensato
io.
Ok,
direte: il classico pensiero di una mediocre (ex)segretaria!
Ecco
il punto, la cultura non si sottomette, però, lasciatemelo dire, un poco
vastasa c’è, nel senso che è inospitale. Magari io penso che anche questa è una
forma di accoglienza (miii sono fatta proprio male, penso le cose al
contrario.)
Comunque
– e qui vi lascio - se il nostro capo di Stato va da loro e poi gli fanno
mangiare solo quelle schifezze che mangiano come la mettiamo?
Mi
auguro che il boia, per questa volta, rimanga lì a rigirarsi i pollici.
Adelaide J. Pellitteri