venerdì 4 marzo 2016

Un manifesto della libertà? - Chissà come dicono minchia in Malesia

La Malesia e il workshop di volontariato per la prevenzione dell'Aids. La Malesia e le Perhentian Islands. La Malesia, la donna di seicento anni e le similitudini con lo storico mercato di Ballarò. Difficile scovare un punto di non ritorno, un'interruzione della vita che scorre, un punto dal quale non si può scappare. Manu, Xiu, Shereen, Nicki, Maria. Molti abbandonano, i più forti tendono la mano alla forza e si unificano. Diventa rilevante il tema della multiculturalità, gettando le basi per un affresco condiviso che dona spazio alle differenze del tempo, dello spazio e dei chilometri che dividono una regione del mondo dall'altra. In Malesia, 'minchia' non esiste. L'intercalare più famoso, però, è 'lah'. 'Lah' ad ogni frase, ad ogni domanda, ad ogni affermazione. L'immaginazione porta con sé il segreto del tempo, una sicurezza che indovina e scopre ogni vicolo. La bava che esce dalla bocca di una ventenne, le urla dei compagni che, come le lampade ad olio, mordono il cielo. Un mosaico di piccole coincidenze e la possibilità di una corrispondenza segreta, ma intenzionale, degli spiriti più forti.  La volontà di una voce viva che sembrava non fosse pronta alle eventualità di una terra a lui sconosciuta, si scompone e riesce a regalarci situazioni di maturità e collettività, di desiderio e angoscia. Il fumo che scoperchia i tetti e il sesso. Non esiste viaggio che non comporti relazioni consapevoli. E' il caso di questo libro, che si  presta perfettamente a diventare un piccolo manifesto della libertà.

Emanuele Scaduto 


Chissà come dicono minchia in Malesia, di Gualtiero Sanfilippo (edz. Il Palindromo)