AaS Magazine ha intercettato con una fantaintervista al volo l'astronauta siciliano Luca Parmitano, recentemente protagonista di un'esperienza straordinaria vissuta nello spazio: 166 giorni in orbita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
AAS:
Salve, Parmitano. Complimenti per il viaggio spaziale. Adesso che fa,
stacca la spina nel vero senso della parola?
LP:
Certamente. Torniamo coi piedi per terra perché stare con la testa per aria non è facile. Si sceglie un mestiere del genere perché
così ci si sente più vicini al creatore, e in confidenza vi dico
che mi sono spesso soffermato a scrutare gli angolini delle galassie,
ho provato pure a guardare dentro un buco nero, ma c’era troppo
buio. Io però lo sento che Lui è da qualche parte e spesso se la
ride. Dio ha un gran senso dell’umorismo e la Sicilia è la sua
cartina di tornasole.
AAS: Che effetto
le fa essere il primo siciliano lanciato nello spazio?
LP: Mi sono reso
conto che guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’ Lunaaaaa!
Mi sento come l’uomo delle stelle, e nel mio caso è davvero
opportuno dire dalle stalle alle stelle.
AAS:
Come si vede la Sicilia da lassù?
LP:
A dirle il vero neanche la riconoscevo. Se non era per mia madre che
sventolava il fazzoletto... Ho dovuto cambiare la rotta dell'astronave
per non finire in bocca al Vesuvio. L'altro indizio che mi ha portato
sulla retta via è un ricordo dei tempi di scuola, quando m'avevano
detto che la Sicilia ha la forma di un triangolo. Amico mio, pare un
tramezzino di quelli in vendita da Autogrill. Quel triangolino laggiù
se lo guardi da vicino è un piccolo cassonetto sempre più ricolmo,
almeno da qui non mi arriva il fetore…
AAS:
A proposito di cucina, Parmitano, a bordo della sua astronave, cosa
mangiava?
LP:
Anzitutto vorrei sottolineare che la sveglia era un trauma. Allo
strillare venivo scaraventato in assenza (di gravità permanente) dal
lato opposto a dove ero. Ed erano dolori, dappertutto, tranne che
alla testa per la quale ho avuto un casco integrale con la visiera a
specchio brillante che resiste agli urti. Il mal di testa lo
avvertivo solamente quando dovevo smettere il casco. L'effetto è
peggiore di quello avvertito dalle donne quando vanno dal
parrucchiere. A loro la testa brucia, a me invece girava a senso
unico ma non mi chieda la tecnica perché... non me la ricordo.
Riguardo cosa mangiare a colazione, ci facevamo mandare le arancine
direttamente a bordo, il corriere espresso arrivava in un battibaleno
e insieme ai miei compagni le mangiavamo due per volta.
AAS:
Mi tolga una curiosità. Cosa si vede ad altissima quota?
LP:
Dalle mie posizioni ho visto cose che voi siciliani terricoli non
potete neanche immaginare. Spielberg in confronto a me è un
dilettante. Ho visto una cosa che non ho capito bene cosa fosse. Non
era un albero, era di metallo alto e luccicante, un'antenna ma non è
roba nostra. Questa è roba d'importazione, una cosa americana, cosi
intercettiamo anche gli alieni. Come si chiama? Muos... Muos mi pare.
AAS:
Ma questo Muos ha l'effetto di una timpulata (ceffone ndr)?
LP:
Credo non sia una cosa buona per la salute umana essendo una cosa
elettrica, ma dicono tenga lontano il rischio di guerra dalla Sicilia.
AAS:
Le sue impressioni ed emozioni dopo quest'esperienza spaziale?
LP:
Quando mio padre mi disse studia, io studiai e un giorno andai via da
questa terra ma mai avrei pensato di vederla dall'alto, a bordo di
un'astronave, infilato in una capsula d'acciaio. E dire che oggi dopo
quest'esperienza ogni mattina per andare al lavoro entro a malapena
dentro l'automobile. Ma almeno lei viaggia con le gomme aderenti al
suolo e il senso di vuoto che avverto viene da strade ripide e in
salita. In quel caso la cintura di sicurezza mi tiene fermo e per
muovermi liberamente dovrò slacciarla. Et voilà, accidenti sono
rimasto intrappolato!
Sabino
Bisso
(ha
collaborato Adele Musso)