Conferenze, laboratori, spettacoli, presentazioni di libri in sale
convegni di tutti i colori: argento, gialla, azzurra, rossa, verde;
un enorme spazio espositivo, roba che mi potrebbe venire una sorta di Sindrome
di Stendhal. Vago tra libri, scrittori, intellettuali, musicisti,
giornalisti, politici. Il ventinovesimo Salone del libro di Torino ha come tema le
visioni, il guardare oltre, sul futuro di un libro diverso che cambi
col cambiare dei tempi: invenzioni tecnologiche che segnano il salto
del passaggio al digitale, per scoprirne le
motivazioni ed accettarne il processo in modo corretto. Essere
visionari di un modo nuovo, portare avanti innovazione, osservare
possibilità diverse, una realtà futura che promuova i libri come
strumento di tale cambiamento. I libri contenitori visionari.
Divulgare cultura, immaginare il futuro del libro, puntare all'unione
di competenze scientifiche e umanistiche. Il libro come formattatore
della mente, contenitore di dati e mezzo per trasmetterli, per
diffondere cultura e saperi. Paese ospite l'Arabia Saudita,
protagonista il mondo arabo, il concetto di pace nella grande
libreria di Italia. Il Corano e la sua interpretazione corretta,
l'Isis che nasce dal fallimento dell'Islam radicale.
Si parte dall'immagine di Mimmo Saladino "I Visionari", le visioni sono boccate d'aria in un periodo di crisi buia, un periodo che si schiaccia al presente e che può creare intorno al libro nuove via di fuga, collegamenti con altri mondi - spaziare. Incontro Dacia Maraini che ci ricorda come può essere grande il desiderio di essere padre; Alberto Angela presenta il suo libro "San Pietro" che è stato luogo di incontri tra genti di differenti culture, cuore pulsante tra storia e arte, un modo di viaggiare per 2000 anni attraverso testo e fotografie. La memoria da cronologica si fa emotiva nel romanzo Ciao di Walter Veltroni, sulle tracce del padre, ci sono pure Pippo Baudo e la Gamberale. Congiungere il canale di Suez che si è creato tra i popoli fino all'arrivo della cultura di massa, sfida contro atteggiamento aristocratico; puntare a un linguaggio che ci unisca, a un sentire comune, a una cultura senza muri. Importanza del panorama è il dubbio; si muove chi è animato da curiosità, il dubbio come benzina di un rinnovamento culturale. Non esiste migliore visionario di un fisico, che sa vedere oltre, usa la fantasia di scienziato e procede guardando lontano. Rovelli ne discute mentre presenta il suo libro sulla fisica e galassia marginale. Dal mondo scientifico a Saviano, la gente aumenta e le ore di coda. Lo scrittore dopo dieci anni da Gomorra ci dice in confidenza che il suo libro scomodo gli ha stravolto la vita, ma la voglia di scrivere verità supera il resto. Carica e voglia di scoprire, cambiare, di non assuefarsi alle idee comuni, cercare altre cose attraverso un pensiero divergente e quindi rivoluzionario. Non può esistere una sovrastruttura innovatrice senza il cambiamento della struttura stessa e l'arte ne è la prova. Ascolto un testo e una interpretazione di Giufini, un'Amleto davvero particolare, a quattrocento anni dalla morte di Shakespeare, e poi un urlo tra la gente, c'è Ligabue. E poi Zalone come testimonial della Puglia, altra regione ospite d'onore; la Grubber, Guccini, Erri De Luca, la Murgia, Venditti. Al Salone si discutono tematiche interessanti: il mito della famiglia italiana, il successo delle mafie, il magico potere del riordino e quello creativo della mente, l'autenticità della Sindone, l'editoria dal sistema ghigliottinante, la letteratura come laboratorio di geo-politica, l'accoglienza, l'islamofobia. Ascolto letture di brani dal carcere arabo, poesie del Novecento, vedo un numero enorme di gente e di libri, anche i più piccoli al mondo.