mercoledì 18 maggio 2016

I santi di Collerognone, di Letizia Lipari

Inutile negarlo, Letizia deve la sua ispirazione a Santa Madre TiVù. 
E per questo le toccherà ringraziarla tutti i santi giorni. 
Io, intanto, ringrazio Letizia per questo paio d’ore che mi ha fatto trascorrere nel paese dei miracoli e più precisamente a Collerognone.
Lì si aggira un ispettore che - come giusto che sia - raccogliendo di bocca in bocca notizie sulla morta (il delitto è d’obbligo, se no a che cosa serve un ispettore?) trarrà le sue esatte conclusioni.
La verità di tutte le verità verrà a galla, perché alla fine è solo tutto quello che combacia a dire le cose come stanno, ed è una soluzione davvero inaspettata che - per quanto fosse lì sotto gli occhi - sono sicura, nessuno l’avrà seriamente tenuta in conto. Proprio così, ogni lettore avrà usato il proprio ingegno per andare oltre la barriera delle parole dette, trastullandosi con la fantasia, istruendo congetture buone per un processo, per una arringa accusatoria, ma…
Un ispettore serio, non sbaglia un colpo, e sebbene questo sia solo il suo primo caso, a me pare di intravedere, in tale esordio Lipariano, una carriera di scoperte in grado di spiegare molte e molte cose e non solo di Collerognone, ma anche di quell’hinterland che gli contende la leggenda di Garibaldi. 
Con questa tecnica potrebbero uscire dalla bocca di tanti, mille verità, ed essere risolti molti delitti, chissà; ai tempi di Calvino si scriveva di guerra, partigiani e di nidi di ragni, oggi, quest’altro filone, che - se si scava bene - potrebbe rivelarsi una miniera di pepite d’oro.
No, non vi dico altro, aggiungo solo che i personaggi, diversi per cultura e per mestiere, sono un coro unanime e allora quando si dice Voce di popolo… vuol dire che la verità è solo quella e, per davvero, non ci sono Santi!


Adelaide Jole Pellitteri