Io già me lo immagino come sarebbe potuto essere. Sì, erano tutti in prima fila, e nei cervelli una sola, nobile parola: antifascismo. Vedi le file che esultano, tirano calci al vento, e piangono, piangono, piangono.
Hanno detto: “Dopo la più grande sospensione dei diritti democratici un in paese ‘civilizzato’ come l’Italia, dopo le devastazioni punitive, aberranti, degne di individui diabolici e privi di qualsivoglia pietà verso l’essere umano (il G8 qui è protagonista!), noi, dico ‘noi’, siamo riusciti a manifestare il nostro dissenso in una città come Cremona che si è lodevolmente impegnata a mantenere un dignitoso concetto di uguaglianza. Noi, i ragazzi che mai hanno accettato di generare odio e catene di sangue. I commercianti di idee, di generosità e di giustizia sociale. Poi abbiamo visto le camionette della Polizia che sfrecciavano e bloccavano le strade. Che si ricordino fino alla fine dei tempi che un’idea non si può contenere. Le sbarre si sciolgono. E poi Casapound Italia.” Oh, che rabbia! Noi abbiamo detto: “il fascismo è la ribellione della deficienza, l’accumulazione di precarie onde anomale che trovano muri in titanio e cieli di resina, la più grande rinuncia alla democrazia che l’umanità abbia mai affrontato, il risultato di tristi operazioni anti-umanitarie, la guerra alla vita.” Erano tutti d’accordo: i figli, i nipoti, le madri, i padri, addirittura i nonni. Poi, però, ci fu una grande incomprensione. Hanno detto: “I cordoni di Polizia adesso proteggono Casapound Italia, ci manganellano, ci stracciano, ci pestano, un ragazzo del CSA Dordoni è finito in coma. Noi, dico ‘noi’, vogliamo giustizia. Li proteggono, li rincuorano, li osannano! Oh, che rabbia! Le facce diventano nere, i cuori incatenati alla terra.” Essi così hanno detto. Poi non li ho visti più, sono stati arrestati. Antifascista, sì, ci puoi giurare. E ci misero dentro. Ma le sbarre, si sa, le sbarre si sciolgono.
Gianmarco Codraro è studente di Ingegneria dell’Energia all’Università degli studi di Palermo. Da sempre impegnato nelle lotte politiche e di classe, si è sempre distinto per la sua altissima partecipazione cittadina. Elabora (il verbo è sempre al presente perché tornerà libero) teorie preziose per la comunità e poi le divulga. Ha combattuto per contrastare la privatizzazione del parcheggio dell’Università, per le carenze strutturali degli edifici, per le politiche di austerity, per il governo corrotto che possediamo, per il suo paese d’origine, Milazzo, per i sacrifici che la sua famiglia ha fatto affinché riuscisse a vivere. L’hanno preso il 20 Ottobre, all’interno dello studentato occupato ‘Malarazza’. E’ stato accusato di devastazione e saccheggio per i fatti accaduti il 24 Gennaio 2015 a Cremona. Le misure cautelari sono state scavalcate, è stato scaraventato in carcere, ai Pagliarelli. L’embrione del processo ancora non esiste, eppure lui è già dentro. Le prove della sua colpevolezza non sono ancora state trovate. Mancano i tasselli, manca l’onesta e manca la giustizia. I ragazzi e le ragazze del Collettivo Universitario Autonomo, sostenuti da diverse organizzazioni, personalità locali e non solo, hanno indetto una manifestazione cittadina per Sabato 24 Ottobre 2015, che partirà, alle ore 17.00, da P.zza Bologni per arrivare alle carceri dove Gianmarco è attualmente detenuto. Ci auguriamo che il futuro della libertà possa cambiare e divenire finalmente una realtà da poter diffondere a squarciagola.
Emanuele Scaduto