Il simposio nel mondo greco era una riunione di uomini, che consumavano un pasto comune, allietato dal vino, dalla musica, dal canto e dalla presenza delle etere - raffinate esecutrici di musiche - conversazioni ed altro.
Eccezion fatta per lo, alle donne non era permesso di partecipare, in quanto esse dovevano attendere al lavoro di filatura e di tessitura, e ad accudire ai figli.
Il primo esempio di simposio è attestato dal consumo dei pasti comuni presso gli Spartani, che si cibavano accompagnando le portate con l'ascolto di una poesia di esortazione alla virtù guerriera.
Ma la forma più raffinata di simposio si riscontra nella Ionia, dove - dopo il pasto - cominciava il giro delle coppe accompagnato da canti e musiche.
Siamo informati abbastanza bene, sul simposio, da Alceo, poeta vissuto tra il VII e il VI a.C. a Lesbo: i partecipanti facevano parte di un'associazione di aristocratici legati da un giuramento politico.
Oltre alla poesia composta per l'occasione, abbiamo opere che parlano del simposio, o che - come il simposio di Platone - vi ambientano conversazioni filosofiche.
La pratica del simposio venne introdotta a Roma verso la fine del II secolo a.C.; erano presenti mobili e addobbi di lusso, musicisti e ballerine, e venivano serviti i cibi più raffinati.
Il poeta più rappresentativo di questo genere è Orazio, lyricus vates, che in diverse Odi riprende Alceo, specie nell'incipit, per poi variarlo, introducendo motivi più propriamente romani e più congeniali alla sua visione della vita.
Famosa l'ode 9 del primo libro, "Il Soratte", in cui viene descritto un gelido paesaggio invernale, al cui rigore viene contrapposto come rimedio il vino, accompagnato dalle danze e dall'amore, e l'invito a goderne almeno finché si è giovani. Prosit!
Isabella Raccuglia