Il corteo si snoda tra le
pietre che lastricano Corso Umberto, stiamo andando verso Palazzo Butera là ci
aspetta Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria, il simbolo della ritrovata
dignità civica. Ragazzi e adulti, studenti, anziani e qualche ragazzo disabile
che affrontano la salita verso “u Palazzu”, cittadini uniti dal comune intento
di esserci, di dare la propria solidarietà a chi ci rappresenta, prescindendo
dal colore politico, determinati ed incuranti di chi accusa i partecipanti di
essere dei professionisti della solidarietà, non sappiamo che farcene di questi
neologismi alla Tancredi di Gattopardiana memoria sputati come sentenze da chi
non si muove da casa e osserva dietro una persiana socchiusa.
A Bagheria soffia il vento
del cambiamento, “senza vento l’aria sarebbe uno stagno putrido, ma anche le
ventate risanatrici trascinano con sé tante porcherie”, ed è ciò che deve
accadere, che le lordure siano trascinate via, non ci saranno più tappeti sotto
i quali ammucchiare e nascondere la polvere. In questo paese dove la normalità,
la legalità sono ancora delle conquiste, ci muoviamo come una piccola onda
“anomala”, che s’ingrossa cammin facendo, siamo le gambe su cui continuano a
camminare le idee degli uomini retti. A tratti sembra una vera processione, l’incedere
assume quel carattere di sacralità. Infatti, cosa c’è di più sacro del diritto
al rispetto della libertà e della giustizia. Siamo qui per manifestare il
nostro disprezzo per chi lancia pietre contro le mura di Palazzo Butera,
palazzo settecentesco imprigionato dall’urbanizzazione incontrollata. Sono
pietre anche le parole del primo cittadino, cita Emiliano Zapata, “meglio
morire in piedi che vivere in ginocchio”.
Qui non deve morire nessuno sindaco se non l’idea che la prevaricazione e il malaffare possano dettare ancora legge, deve morire l’abitudine a chinare la testa e a pensare che niente possa cambiare. Impressiona me e tutti coloro che sono venuti da Palermo e provincia, ci sono quelli della scorta civica di IostoconDiMatteo, quelli di Waste Zero.
Qui non deve morire nessuno sindaco se non l’idea che la prevaricazione e il malaffare possano dettare ancora legge, deve morire l’abitudine a chinare la testa e a pensare che niente possa cambiare. Impressiona me e tutti coloro che sono venuti da Palermo e provincia, ci sono quelli della scorta civica di IostoconDiMatteo, quelli di Waste Zero.
Questo giovane sindaco con
la sua camicia bianca che spezza le luci del tramonto settembrino, la sua
convinzione e la sua emozione, rende muta e attenta la platea. Nessuno tocchi
Patrizio, la cittadinanza è qui e siamo tutti in piedi.
Adele Musso