Gli uomini che portano avanti la culturalità nel territorio – gli Esponenti di Culturalità di secondo livello -, di Esercito e di Organizzazione non parlano se non nei termini che tutti già conoscono: le due entità presentano un’ala accettabile e una ripugnante, è facile impiantare discorsi di carattere astratto che tacciano di ripugnanza l’ala ripugnante dell'Organizzazione e di bontà infinita l'area accettabile dell'Esercito, così da creare una convergenza innegabile, condivisa, ovvia. Ma questi discorsi – impiantati se proprio non se ne può fare a meno (e comunque su sollecitazione) -, di solito vengono trascurati a favore di tematiche naturalistiche e monumentali.
Le espressioni artistiche - degli Esponenti della Culturalità sia di primo che di secondo livello - riguardanti il territorio riflettono storie rurali di povera gente che mungeva le mucche, che si affaccendava nel coagulare ricotta tra mosche e miseria e sudore (storie lacrimose che producono orgoglio identitario), o raccoglieva cicoria montagnola – queste elaborazioni risultano gradite soprattutto ai giapponesi che così dicono guarda, fanno la ricotta e raccolgono cicoria montagnola questi che stanno nel territorio, molto affascinante.
Gli Esponenti della Culturalità di secondo livello sono spesso professori delle istituzioni scolastiche locali, spetta a loro dare il buon esempio, nonché l’onere della formazione di un pensiero non critico che spinga, nel tempo, al rispetto delle entità dominanti.
Gli argomenti spinosi che riguarderebbero il territorio sono tali alle bandierine dello slalom degli sciatori. Bisogna scansarle.
A tal uopo hanno elaborato un buon metodo che non reca alcun fastidio all'Organizzazione: esaltano solo gli Esponenti dell'Esercito martirizzati e ne supportano la sublimazione.
Sia noto che i canoni della culturalità locale furono definiti prima che sorgesse il territorio. Il primo canone recita che l’oratoria deve essere abbondante nelle forma, vuota nel contenuto.
L’estetica del bidone.
Giorgio D'Amato