lunedì 28 settembre 2015

Il calcio spiegato alle zitelle siciliane


Cu si pigghia na cosa inutile era megghiu ca ristava nubile!
Lo diceva mia nonna e ora lo penso anch'io! Ma chisti su primizie, tanti beddi figghi, tutti in fila, già selezionati, posso scegliere cu l'occhi chiusi. Ma l'occhio vuole la sua parte: lucidi, tutti surati che le magliette gli si appiccicano sugli addominali scolpiti. Davanti a  queste tartuche noi a infilarinni l'anello al dito ci pensiamo!

Il cavallo si vede a lunga corsa, pure questo  lo diceva mia nonna e ora lo penso anch'io; mi mariterei con uno che corre così in campo, scattante, attaccante, in difesa e non. A noi ci piacciono tutti, davanti a quello che avremmo potuto avere ci mordiamo le dita. La fede ci manca. Signorina mi scusi? vuoi mettere quannu ci chiamano accussì? E poi in Italia, il numero delle separazioni è avutu, quanto tutto il pubblico dei tifosi presenti allo stadio.
Noi siamo fortunate a essere zitelle, ci siamo fermate in tempo, nella tombola napoletana facciamo 66; schiette ci chiamano e già vi ho detto tutto. E a Palermo si chiede Schietta o maritata a ora della conza sulla milza...E avete l'imbarazzo della scelta: che c'entra la milza? La preferiamo senza cacio, ma prima di andare in campo non ce la possiamo mangiare. Ni' pesa e si ripresenta. Chi usa il termine zitella in modo dispregiativo si sbaglia assai. E non ci vogliono palle per convincerci che abbiamo fatto la scelta giusta. Fallo col cuore oppure non fallo per nulla! La domenica pomeriggio che siamo sole noi qualche partita ce la vediamo, noi qualche fallo l'abbiamo visto, ma siamo rimaste zitelle!

 N'allicchittamo e andiamo allo stadio!  Ca c'è l'imbarazzo, ventidue figghi chiù beddi ru suli, tutti possibili mariti, uno megghiu i l'avutru! Famosi e ca currinu!



Nina Tarantino