Che cosa succederebbe se un
medico eugenetico decidesse di impiantare un’ipofisi umana nel cervello di un
cane? Secondo Bulgakov il cane si umanizzerebbe sia fisicamente che
psicologicamente. E ciò rappresenterebbe di certo un salto enorme per la
scienza, ma se l’ipofisi usata per l’esperimento fosse appartenuta a un
controrivoluzionario, per lo più dedito all’alcol, la faccenda sfuggirebbe senz'altro di mano e il comportamento del mutante diventerebbe imbarazzante,
provocando situazioni imprevedibili e costringendo lo scienziato-padre della
creatura a optare per soluzioni drastiche e moralmente discutibili – se già di
per sé l’esperimento non avesse turbato il comune senso etico -.
Bulgakov non delude mai. La sua
capacità di creare situazioni surreali è inimitabile. Cuore di cane è
ambientato negli anni venti, dopo la rivoluzione sovietica e la creazione della
NEP (Nuova Politica Economica), e l’autore non perde occasione di fare satira
ai nuovi ricchi, che proprio grazie alla rivoluzione hanno scalato i gradini
sociali, agli scienziati smaniosi d’innovazioni anche superflue, agli
intellettuali e agli idealisti. I personaggi restano impressi nel lettore a
prescindere dalla sua conoscenza del periodo storico dileggiato. Per qualche
tempo Bulgakov poté vantarsi di essere lo scrittore preferito da Stalin,
ciononostante Cuore di cane conobbe la censura e fu pubblicato postumo (nella
madrepatria comparve solo nel 1987).
Serena Giattina