Uno degli amici e più importanti collaboratori di Augusto fu Gaio Cilnio Mecenate (70 a.C.-8 a.C)
Di nobili origini etrusche, come ricorda il poeta Orazio, ebbe un ruolo importante nel determinare l'orientamento culturale dei poeti più importanti di età augustea - in primis Virgilio e Orazio -, che frequentavano il suo circolo, e che egli cercò di spingere ad abbracciare l'ideologia del princeps, pur senza condizionare esplicitamente la loro libertà espressiva. I poeti che facevano parte del suo circolo, infatti, spesso si rifiutavano di comporre opere storiche che elogiassero l'imperatore e preferivano, almeno in una prima fase, la poesia bucolica (Virgilio) e lirica (Orazio); successivamente entrambi i poeti comporranno opere che esaltano il princeps o, indirettamente attraverso l'elogio del suo casato - come faranno Virgilio nell'Eneide, o Properzio nelle sue Odi romane - composte con intento celebrativo.
Il rapporto di stretta collaborazione fra Augusto e Mecenate si incrinò negli ultimi anni del principato augusteo, forse per il disinteresse dimostrato dal princeps nei confronti dell'attività culturale di Roma e, già a partite dal successore di Augusto, Tiberio, si sviluppò un storiografia di opposizione senatoria, di cui ci resta testimonianza in Tacito (I-II sec. d. C.), che consegnerà alla storia celebri ritratti dei principes da Tiberio a Domiziano (14 d.C- - 96 d.C.), descritti con tono denigratorio, nonostante la sua dichiarazione programmatica di tramandare i fatti sine ira et studio.
Di Mecenate rimane celebre il ritratto offerto da Orazio nella I ode del I libro, che lo definisce "sostegno e dolce mio onore", al cui parere il poeta latino mostra di tenere moltissimo: "Se mi inserisci tra i poeti lirici, toccherò il cielo con un dito".
Ave atque vale, Maecenas!
Isabella Raccuglia