Plessi inagibili e classi pollaio sono solamente un lato della facciata. A Palermo il disagio si sente, si gusta tristemente nell’aria. Gli studenti sono stanchi di doversi accontentare della sala teatro e della sala professori. Il sistema scolastico italiano, contrariamente a quanto si possa pensare, non è poi così male. La sussistenza di governi sempre con le forbici in mano, la noncuranza della regione e della provincia, hanno portato gli studenti ad una ribellione pacifica per manifestare il loro dissenso alle istituzioni. Si è scelto di scendere in piazza il 10 Ottobre, giornata di mobilitazione nazionale in oltre sessanta città italiane, per contestare il piano scuola Renzi-Giannini. Centotrentasei è la parola del giorno. Centotrentasei pagine per cambiare radicalmente il sistema scolastico italiano. Eppure il premier osa chiamarlo “la buona scuola”. Certamente la buona scuola non è fatta da novecento milioni di tagli alla scuola pubblica e all’università, né dalla privatizzazione degli edifici scolastici. Sembra che i bravi politici se ne freghino della devastante crisi che colpisce oggi l’Italia e la Sicilia in particolare. Noi ragazzi abbiamo una grande voglia di conoscenza, un grande fervore che troppe volte viene ignorato e degradato dai più superficiali identificandolo come scusa per saltare la scuola. Le presidenze sono sempre calde ed accoglienti, con grandi termosifoni e divani lunghi decine di metri; i condizionatori, ovviamente, non mancano. Noi studenti, speranza per il futuro, sempre sorridenti. Di inverno ci tocca osservare per ore l’acqua che scorre dentro le classi oppure riempire lo zaino con piumoni e coperte di vario genere e misura. Ma abbiamo una bella fantasia, lo ammettiamo. Al mercatino se ne trovano anche a tre euro.
Quando entro a scuola sento la rabbia che mi fa prigioniero, davvero insopportabile. Se non fosse stato per i ragazzi ricolmi di idee e confortanti sorrisi, sarei già scappato.
ad un futuro migliore,
Emanuele Scaduto