lunedì 6 ottobre 2014

Sabir Fest a Strappo


Quattro giorni immersi nelle parole, la libertà di prendere in mano un libro e poi un altro e poi un altro ancora, e leggere, a voce alta o in silenzio, per promuovere o per il piacere di farlo, per lodare o per bocciare in tronco a sole tre righe di incipit, giocando a prevedere le parole che verranno. Leggere ai bambini, agli amici, agli antipatici, a se stessi. Questo è stato il Sabir fest. Nella zona libreria c'erano volumi da soddisfare appetiti di tutti i generi, e io ho avuto quattro giorni per scegliere, mica male. 

Il festival è stato anche altro, ovviamente, ma questa è la dimensione che più ha vissuto lo staff di AaS Press, che ancora una volta ritorna a casa soddisfatto, con un reading, tanti libri venduti e i due best seller della fiera: L'ingenua tampicedda e Buttanissima. E la soddisfazione più grande rimane il contatto con la gente, tanta gente, di tutti i tipi e tutta interessante, che si occupa di cultura, di libri, di editoria, di istruzione. Gente che speriamo di rivedere. Eppure solo fermarsi a parlare davanti a dei libri dava la dimensione di quanto essi possano fare molto di più che stare in uno stand, parlare per te quando e se vorrai aprirli e acquistarli: possono parlare per molti di noi, trasmettere il nostro impegno e la nostra allegria, la nostra preoccupazione sui problemi del mondo e la nostra voglia di divertirci. C'è spazio per tutto, basta avere il tempo di scrivere. 
Nei convegni organizzati durante le quattro giornate si parla dello spazio che invece non è per tutti, del diritto alla mobilità, del sogno di un solo Mediterraneo. 
Anche Alfonso ci crede (è lui che ci ha ospitati nei giorni del fest), e almeno un paio di volte l'anno parte per il Sud del mondo, o Terzo o Quarto Mondo, tutte definizioni che mi risuonano leggermente stonate, che non colgono il problema. Non c'è comunque da soffermarsi sulla terminologia: Alfonso ha vissuto davvero la guerra, in Kurdistan, a Sarajevo, fra i Sahrawi. Ha visto la povertà in Congo, Brasile, Sudan. E chissà quanti altri posti che non ricordo, che quasi mi sembrano troppi per una vita sola, e forse troppi lo sono davvero, perché di notte Alfonso sogna le bombe e cerca di fermarle con le mani. Non so quanto una donna possa resistere a questo. Immagino che lui non riesca a sopportare il peso di quello che ha visto, ma nemmeno le braccia di lei sarebbero sufficienti nell'aiutarlo contro le bombe. Forse è per questo che oggi a pranzo sua moglie (viene dal Senegal) mangiava nell'altra stanza con i figli e l'uomo delle pulizie anche lui senegalese. E in fiera si parla di Mediterraneo unito.
Il festival va alla grande, ammiro il coraggio di chi ha organizzato questo grande evento lottando contro strutture non sempre perfettamente funzionanti, i volontari Sabirici che sono arrivati qui non solo da Messina ma anche da altre parti d'Italia (sono disponibili per foto, letture - come ascoltatori o performer, e sono pure bravi). Mi spiace solo non aver visto alcuni degli eventi musicali, alcune letture e tanto altro, ma vuoi mettere il piacere di nuotare tra i libri?




Valeria Balistreri