Sandro
Camilleri
IL PASSO DEL GAMBERO
pagine
222, retrobrossura
Stordito editore, 2015.
L’ultima
fatica letteraria di Sandro Camilleri (prolifico cugino di Andrea, prolifico
scrittore di libri) parte da un presupposto innegabile, un’opera dell’ingegno
umano rimane tale, da qualunque lato si osservi. Questo il motivo, credo, per
cui il libro in questione inizia dall’ultima pagina e si sviluppa a ritroso in
senso contrario alla lettura occidentale convenzionale. Un manga italo-giapponese
senza disegni la cui lettura risulta faticosissima, una soluzione editoriale
coraggiosa frutto della vena vulcanica dell’editore Stordito (Pietro Stordito,
figlio nipote e pronipote di una stirpe di tipografi, ghiotto di cozze pelose
tarantine e raffinato conoscitore del ricamo al tombolo).
Anche
l’ispettore Montalcino si trova in disaccordo sulla scelta, l’ideale sarebbe
riscrivere il libro invertendo l’ordine delle pagine, riportare l’incipit al
suo posto e il finale alla fine, ma il suo appello è rimasto inascoltato: ci
tocca leggere al contrario se non vogliamo correre il rischio di conoscere la
fine della storia, e sappiamo in un libro giallo quanto questo sia da evitare.
Come
se non bastasse, per complicare le cose, Camilleri (sempre Sandro) converte
l’assassino in vittima e viceversa. Contro ogni logica di costruzione, la
prostituta nigeriana che doveva impersonare il cadavere rinvenuto in un fossato
ai margini della strada provinciale (di quale provincia si tratti non è
specificato), anziché imputridire all’aria aperta sotto lo sguardo curioso
delle nutrie, si ritrova a essere il camionista ubriaco che l’aveva caricata
una mezzora prima e, dopo avere compiuto le sue porcherie, l’ha strangolata con
la cintura e buttata giù dal mezzo in corsa.
Non
risulta molto credibile il camionista pugliese che veste i panni della
prostituta nigeriana, ma come si dice negli ambienti letterari, la letteratura
è finzione, quindi nessuna lamentela nei confronti dell’autore (un Sandro
Camilleri in vena di scherzi) e la lettura prosegue, sempre faticosamente, a
marcia indietro.
Arriviamo
stremati all’unica pagina in cui si raggiunge l’equilibrio, il giro di boa
spartilibro, è la pagina centrale, pagina centoundici, l’occhio del ciclone. Qui
tutto sembra tornare calmo, da qui in avanti (cioè indietro) si comincia a
percorrere la risalita verso il finale di pagina uno.
L’ispettore
Montalcino ha modo di consultare alcuni operai dell’anas che riferiscono di
avere assistito alla scena, ma la maggior parte di loro perde il tempo a
dimostrare che stava lavorando anziché a descrivere ciò che ha visto. La
descrizione dell’assassino risulta più volte contraddittoria, l’assassino è un
uomo corpulento brizzolato in canottiera, l’assassino è una ragazza nera in
minigonna, è un camionista, è una prostituta o un meridionale nero con gli
stivali alti alla guida di un tir frigorifero.
Per
uno soltanto, seduto in disparte, la descrizione dell’assassino e della vittima
sono quelle giuste, perfettamente combacianti con le intenzioni dell’autore
(sempre Camilleri, però Sandro), ma purtroppo quel giorno si trovava in
permesso per comprare il tabacco e le cartine ai colleghi operai.
Un’indagine
snervante per l’ispettore Montalcino, una situazione che rischia di non avere
uno sbocco, ma il finale incalza, si deve sbrigare ad andare avanti (cioè
indietro), la giustizia deve fare il suo corso, ormai non si può tornare
indietro (cioè avanti).
Camilleri
(Sandro, il cugino) a questo punto del libro tira fuori un deus-ex-machina per risolvere
l’impasse, a questo aggancia il rimorchio frigo dell’assassino (o della
vittima) e con la citazione “il fine giustifica il mezzo” fa fare due o tre
giravolte nella tomba al Machiavelli.
Il
mezzo viene perquisito da Montalcino, al suo interno vengono trovati e sequestrati
due quintali e sette di gamberi giapponesi in viaggio clandestino verso i
mercati mitteleuropei. Il camionista-prostituta, che non sa come giustificare la
presenza dei gamberi e la sua condizione ambigua di némorto-névivo, si
arrampica sugli specchietti retrovisori. Montalcino ha sbirciato per tutto il
tempo le tette della prostituta-camionista e si riserva di approfondire la
perquisizione in altra sede, durante la notte.
Intanto
la parola fine si avvicina, Camilleri (però Sandro) decide di rimettere al loro
posto i ruoli dei personaggi di questa storia. La prostituta nigeriana torna a
essere camionista ubriaco in canottiera nel momento preciso in cui varca la
soglia dell’appartamento di Montalcino, che maledice l’autore e il destino porco,
che adesso è troppo tardi e gli tocca pure ospitarlo. Ma l’assassino ha
finalmente un volto, la vittima continua tranquilla a decomporsi nel fossato,
tutto ritorna normale, la verità trionfa.
Molti
leggeranno la prima pagina di questo libro di Sandro Camilleri come se fosse
l’ultima. Camilleri (sempre Sandro) ci riserva ogni volta delle sorprese, noi
attendiamo curiosi la sua prossima fatica, confidando in una creatività più
lineare.
Raimondo Quagliana per AAS
Magazine