giovedì 12 febbraio 2015

TURCHIA: LE BRACCIA LUNGHE DELLA STORIA

Sono a Smirne, è l’ultima sera, domani si torna a casa.
Al bar dell’albergo sorseggio la mia bevanda al melograno in compagnia della guida locale. Ho accettato il suo consiglio, ho fatto aggiungere succo d’arancia e zucchero (per noi europei sarebbe troppo acidula). Sullo schermo di una TV scorrono immagini di militari, cartine geografiche, la guida scuote la testa. Le chiedo se è tutto a posto, mi fa cenno di no. 45.000 profughi sono penetrati dal confine siriano. 
È il 20 settembre del 2014.
Credo di aver capito male la cifra, ma dico subito che comprendo bene il problema, noi ne sappiamo qualcosa.
Mi sorride: «Credete di avere il problema dei profughi?»
È a questo punto che realizzo la cifra. La ripeto dubbiosa:«Quarantacinquemila?»
«Sì, solo oggi, lungo trenta chilometri di confine.»
Mi dice che anche loro, come noi, hanno provato ad accoglierli. Lo Stato ha dato un sussidio aumentando le tasse. Li impiegano nei lavori in nero – e qui alza le mani come a confessare un reato – ma adesso il flusso è diventato inarrestabile e incontenibile.
Mi viene in mente che dal divano di casa, in Tv, ho seguito i servizi sulla Siria.Concretizzo di cosa stiamo parlando.
«L’ISIS!»dico.
«Sì, l’ISIS, lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria. Sembra un’altra brutta storia di terrorismo, invece è sempre la stessa storia, quella tra sciiti e sunniti.»
Il mio pensiero va alle torri gemelle, ad al Qaida. Le chiedo quando è cominciata.
Schiude la bocca in un sorriso amaro:«L’8 giugno del 632.»
La guardo incredula.
Poi, come fosse la storia di cappuccetto rosso, racconta: «In quella data,Maometto morì senza lasciare un successore. Questo, da subito, creò la scissione tra i suoi seguaci in sciiti e sunniti. Gli sciiti sono coloro che ritengono legittimo successore del Profeta un suo diretto discendente. I sunniti, invece, ritengono che questi sia da eleggere ad acclamazione universale tra chi possieda determinati requisiti. I primi hanno accolto il Corano ricercando la verità nel linguaggio simbolico, i secondi si attengono al significato letterale e tradizionalista (Sunna significa tradizione),sono osservatori delle più severe leggi Islamiche. Il primo Califfo, in ogni caso, fu il cugino di Maometto, Abũ Bakr.»
Fa una pausa, guarda di nuovo verso lo schermo. «Oggi la maggioranza araba è sunnita. Sunnita è anche l’ISIS. È guidata da Abu Bake al-Baghdadi che a giugno di quest’anno si è autoproclamato Califfo, ripristinando di fatto il Califfato islamico. Era l’obiettivo del suo predecessore Abu Musab al-Zarquawi»
Giugno, lo stesso mese in cui è morto il Profeta, noto.
«Al-Baghdadi aspira ad imporre la Jihad, vuole purificare il popolo arabo (punendo gli sciiti) e convertire il mondo (punendo gli infedeli). Il gruppo di Al-Zarquawi commise l’attentato del 2003. Quello nella moschea di Najaf, in Iraq, durante la preghiera del venerdì.Morirono 125 musulmani sciiti tra cui l’ayatollah Muhammad Bckr al-Hakim. L’unico che avrebbe potuto garantire una leadership moderata nel paese,durante l’occupazione americana. 
Al-Zarquawi morì sotto una bomba di questi ultimi.
«La storia dei califfati non si è esaurita con quello di Istanbul?» domando.
«Sì, ma tieni conto che ne esistono di tre dinastie, il nostro è l’ultimo, quello Ottomano, in ogni caso noi siamo Turchi, non Arabi, voi fate sempre confusione a riguardo. - poi continua -L’ISIS diventa del tutto autonoma in seguito alla spaccatura con al Qaida che finisce per espellere il gruppo dalla propria organizzazione.»
Prosegue dicendomi che, sebbene quelli di al Qaida non siano certo le sorelle della carità, non approvano affatto i metodi usati dall’ISIS. Nel febbraio 2014 Ayman al- Zawahri (il medico egiziano alla guida di Al Qaida,dopo Bin Lāden) chiede ad al-Baghdadi di rimanere fuori dalla “loro” guerra, ma questi si rifiuta disubbidendo pubblicamente, da qui l’espulsione.
La guerra condotta dall’ISIS è una guerra totale. Lo dimostra il fatto che non risparmia nemmeno ribelli sunniti (moderati). È il gruppo fondamentalista più ricco di tutti i tempi. Trae le sue risorse dai bottini di guerra. In Siria ha conquistato i territori con i pozzi petroliferi e le centrali elettriche (rivende alla Siria l’energia che prima gli apparteneva). Ha creato un sistema di autotassazione, e non meno gli viene dai riscatti. Altro denaro paresi riversi nelle sue casse grazie ad arabi facoltosi sparsi per il Medio-Oriente (Quatar?). Adesso punta su Baghdad (ha buone possibilità di vittoria), colpa del malcontento degli iracheni,di maggioranza sunnita ma guidati, in modo disastroso, da uno sciita. Colpa anche dell’inconsistenza dell’esercito iracheno che si è disperso come una scolaresca,davanti l’avanzata dell’ISIS. 
Finisce la frase dicendomi che tutto questo potrà fermarlo solo il mondo arabo cominciando col difendere se stesso. 
La mia guida parla un buon italiano con accento francese. Indossa jeans e maglietta. Immagino sia sciita. Glielo chiedo. Mi risponde che per il Ramadan lei va in vacanza:«come fate voi a Pasqua e a Natale.»
Sorrido.È tardi e dobbiamo salutarci,ma c’è un’altra cosa che voglio sapere. Nel nostro girovagare per la Turchia sono rimasta toccata dai luoghi della cristianità. Vedere la valle delle quattrocento chiese mi ha, a dir poco, spiazzata.Dai libri di storia so che la conversione turca nel XI secolo fu di massa, superficiale, dettata da ragioni politiche, al fine di mantenere il controllo sulla via della seta. Tuttavia glielo chiedo: «Come siete diventati musulmani?»
Risponde con una smorfia delle labbra: «Riuscirono a convincerci, decapitando 80.000 Turchi. Probabilmente, oggi sareste Mussulmani anche voi, con le Crociate avete sbarrato loro la strada.»
Raggelo, la storia la sapevo diversa,e sulle crociate,giuro,non l’avevo mai pensata così.

Adelaide J Pellitteri


Fonti: Il Post (Mondo)
Il Sussidiario.Net (Esteri)
           Sì 24.it
           Il sassolino.it





Je suis Conchita

Donna barbuta fa salire il sangue, 'u pilu è pilu, attira - su questo non ho dubbi. Ma ci sono eccezioni alla regola. 
Conchita a Sanremo, botta ri sale 'un si pò taliari! 
Acidità mi sale alla gola. Penso al dolore che provo mentre la ceretta tira i miei peli, a tutto il tempo che perdo a toglierli. E tu, Conchita ti nni futtisti altamente?
Sul palcoscenico dell'Ariston sei salita così, manco a varva ti sei levata! Ma cu sì? 
Senti, lo sanno tutto che io non sono una tricofila. Odio i peli, amo i glabri e pelati, mi piace la pelle liscia, mentre a te non ti potrei toccare nemmeno con un guanto da giardinaggio.
Ti guardo e mi incazzo, sono veramente INCAZZATA, voglio farti provare lo
stesso dolore che sentiamo noi donne quando ci liberiamo dai peli per trovare maggiore femminilità, per piacere di più. Ci ho pensato tutta la notte e ho deciso. Prendo il primo volo. Arrivo a Sanremo con il primo aereo, con un secchio e 5 litri di schiuma da barba. Ti lego a una sedia e ti insapono tutta la faccia. Uso un rasoio a 3 lame, la prima ti dice Conchita accura, la seconda lama ti dice Conchita io ti scannu, la terza lama ti dice Conchita, ti fazzu nuova!

Ora sono l'eroina di tutte le donne che soffrono in silenzio mentre si depilano. Tutti mi ameranno per averti ridato un viso pulito, sbarbato, che tu Conchita, probabilmente hai sempre desiderato. 
E la prossima volta fai una ceretta al viso - bastano 13 euro, che per venire a Sanremo spesi 287 euro cu l'Alitalia, che neanche le caramelle mi offrirono, pezzi di sdisonorati.

Antonella Tarantino

Testimonianze dai mattatoi

"In inverno, alcuni maiali arrivano congelati per aver viaggiato vicino alle pareti del camion. Gli legano una catena addosso e li tirano fuori di forza, talvolta strappandogli la pelle che resta attaccata al metallo. Può essere che siano ancora vivi, ma i lavoranti li gettano sulla pila dei morti. Tanto moriranno, prima o poi”. 

“In mattatoio si lavora così in fretta che non abbiamo il tempo di aspettare che un cavallo si dissangui a morte. Cominci già a scuoiarlo. A volte il naso gli finisce nel suo stesso sangue, e lui ci soffoca dentro”

“A volte lo scuoiatore si accorge che una mucca è ancora viva quando gli incide il lato della testa e quella comincia a scalciare come una matta. Se succede… lo scuoiatore le pianta un coltello alla base del cranio, così si paralizza, anche se non smette di sentire dolore”
“Per finire in fretta un vitello, ne chiudiamo otto o nove assieme nel box di stordimento. Cerchiamo di stordirli, ma loro saltano e scalciano, si gettano gli uni sugli altri. Non sai più quali sono storditi e quali no. Li appendiamo comunque a testa in giù e li facciamo scorrere, mentre si agitano e urlano”
“Se un maiale è ancora cosciente… a quegli animali serve un sacco di tempo per morire dissanguati. Finiscono nella vasca d’acqua bollente, toccano la superficie e cominciano ad agitarsi e urlare. Ma c’è un braccio meccanico rotante che li spinge sotto, non hanno la possibilità di uscire. Non so se muoiano per annegamento o per le ustioni, ma gli ci vuole almeno un paio di minuti perché smettano di agitarsi”
“La pressione e la frustrazione del mio lavoro la sfogo sugli animali, su mia moglie… e su me stesso, bevendo. Se un animale ti fa incazzare, non lo uccidi soltanto. Lo picchi, fai in modo che affoghi nel suo sangue, gli spacchi il naso, gli perfori un occhio… e lui continua a gridare”
“Maiali che si trovavano sul pavimento del mattatoio sono venuti a toccarmi col muso come cuccioli. Due minuti dopo ho dovuto ammazzarli, picchiarli a morte”
“Potrei raccontarvi storie… di bovini che cercano di scappare infilando la testa sotto le grate e rimanendo incastrati, e l’unico modo di liberarli è mozzargliela mentre sono ancora vivi”
“Ho visto animali percossi, sollevati dai ganci, trafitti e scuoiati. Troppi da contare, troppi da ricordare. È solo un processo che accade sempre uguale”.
Testimonianze di lavoratori dei mattatoi tratte dal libro:
Gail Eisnitz, Slaughterhouse: The shocking story of greed, neglect, and inhumane treatment inside the U.S. meat industry, Prometheus Books, 2006.
www.britishmeat.com/slaught.html

mercoledì 11 febbraio 2015

Conchita a Sanremo

Chi fosse Conchita Wurst non lo sapevo.
Ieri pomeriggio girando su FB vedo un post veramente brutto.
Scopro che Conchita è una persona con capelli lunghi, occhi belli, barba tipo la mia. 
Il post era la condivisione di una foto di Conchita contenente  una petizione contro la sua partecipazione a Sanremo.
La signora che ha condiviso la foto con la petizione scriveva: 
MASCHIO O FEMMINA, CHE IMPORTA? TANTO, UN BUCO DOVE PIAZZARLO SI TROVA SEMPRE...
Insomma, le finezze sono state sprecate.
Non contenta la signora riproponeva un'altra foto, questa volta scrivendo:
COME FAREMO SENZA QUESTO SCHERZO DELLA NATURA?
Io per sì e per no - per esorcizzare la situazione - le pubblico la foto del Sacro Cuore dove Gesù ha la stessa pettinatura e lo stesso trucco di Conchita.
La tipa in questione mi chiedeva se fosse il caso che mio figlio, accendendo la TV, si imbattesse in Conchita che canta. 
(Perchè, morde?)
Le ho risposto che il problema si sarebbe posto casomai Conchita avesse cantato male.
Di questa signora so che insegna Storia dell'Arte. 
Beh, io non metterei mai mio figlio in una classe dove insegna lei.

Giorgio D'Amato

La mia TV modello Ray Charles - Romina Power a Sanremo

La mia TV è invasata, spesso dentro di lei entra lo spirito di Ray Charles e questo non mi consente di vedere nulla, solo di ascoltare - a volte no, Ray Charles si allontana e la TV mostra le immagini.
Ieri sera la accendo, Ray Charles presente.
Alla cieca clicco 101 e mi posiziono su RAI 1.
In quel momento Conti presenta Al Bano e Romina.
Cantano tre canzoni orribili (più invecchiano e più diventano indecenti).
Ovviamente posso solo ascoltare - non so come sono vestiti, che faccia abbiano mentre cantano.
Poi l'intervista - i due insieme dopo 24 anni di separazione artistica e coniugale.
E lasciamo perdere la carineria di Al Bano nel ricordare che di recente - per
colpa sua sua, cantava in tribunale (cose di divorzio), ma quello che mi colpisce è la differenza tra i due: Al Bano solita carta vetrata mista a stallatico, Romina invece distante mille miglia dalla mogliettina americana di campagna. E' solo un'americana che canta in italiano con un ex-marito che sembra farle schifo (è in TV, deve filtrare).
Ovviamente concordo sul fatto che l'ex-marito sia una chiavica (anche Ray Charles la pensa così).
L'intervista mi rende triste, Ray Charles mi aiuta nel comprendere che i soldi nella vita servono, e se un'occasione di mercato ti offre la possibilità di fare soldi, perché non sfruttarla?
Al Bano, bene o male, ancora scontrinerà qualcosa, nei programmi per over 70 è richiestissimo, Romina invece no, il suo ballo dei qua qua è stato dimenticato.  
Come lei d'altronde.
Romì, immagino - non ti ho vista a causa di Ray Charles - che tu sia ancora mezza carina, con i capelli lunghi e tinti, ma per colpa tua è stato riesumato pure Al Bano.
Romì, ammuccati questi quattro soldi e sparisci, o quanto meno cerca di comparire da sola.
Tuo marito proprio non si può sopportare (mentre lo ascoltavo nei suoi acuti ho avuto la netta sensazione delle grattate di cambio della mia Kangoo).

Giorgio D'Amato

martedì 10 febbraio 2015

American Sniper

Mentre guardi questo film non puoi fare a meno di pensare. Pensare alla fine delle cose. American Sniper è un obiettivo sul mondo. Un mondo di morte. Protagonista del film è Chris, che il regista Eastwood ci mostra da bambino. Il padre gli ha insegnato che nel mondo ci sono tre tipologie di uomini: lupi, pecore e cani pastori. Lui sa già a chi appartiene.
Io seguo con attenzione e alcune scene mi commuovono. Sangue sangue, e ancora, odio, uomini che corrono, marines, soldati, musulmani, donne e bambini. Corrono tutti. Fucili di tutte le grandezze. Tanti spari, uomini colpiti a terra, teste maciullate, occhi fuori dalle orbite, scene di guerra e morte. Ogni volta che sento uno sparo per istinto chiudo gli occhi; una bimba lo fa quando le scene sono rosse e forti, come a dire non voglio, io non voglio vedere questo.
Non voglio vedere l'uomo che spara sull'uomo. Non voglio contare i mutilati, i malati, i folli, i morti. Non voglio vedere il deserto e le case vuote, non voglio vedere la terra bruciare, le case distrutte dalle bombe.
Il rumore rimbomba nel cervello, il male innesta le sue radici umane. Esiste forse una guerra giusta? Eppure a dirlo fu un grande teologo, Sant'Agostino.
Anche il regista Eastwood lo sa. Nel film il protagonista spara per dovere professionale e amore per la sua patria, l'America. Arriva anche un'onda d'amore che si accavalla all'altra, infrange il male, lo spinge ai bordi. L'amore per una donna e per i figli, poi ancora turni di guerra, bombe, corpi che saltano in aria, un bimbo  ucciso dalla punta di un trapano elettrico, davanti al padre, davanti a tutti noi che guardiamo seduti sul velluto. Guardiamo il male che ci inebria, ci seduce, che ci  vive accanto, si muove dentro, che tenue si nutre e cresce nelle budella di corpi dalle teste mozzate, nelle esplosioni incandescenti; muore negli occhi lucidi di commozione, che nasce un bambino, (il regista sposta l'obiettivo) nasce il figlio di Chris, nasce figlio di tutti, muore pianto di intera umanità. Lui deve andare, perchè  la guerra c'è, esiste, è sempre. Dalla guerra non si torna. Polvere. Morte.


Il regista chiude l'ultima scena di fuoco con la tempesta di sabbia come se questa servisse a confondere o a coprire tutte le oscenità umane. E poi cerca di fare tornare il protagonista a una "vita normale" cosa impossibile per chi il verme lo porta dentro. Il più letale dei cecchini d' America, muore per un colpo partito per sbaglio dopo averne schivati milioni guidati da mirini di altissima precisione. Fa la stessa fine di un uomo che si arrampica e si adopera in manovre da acrabota, senza rete, cammina in bilico su un cornicione a 300 m di altezza e resta vivo e poi muore mentre scivola da un gradino per strada, sull'asfalto. Spesso non è il codice esterno che ci mostra il male, cresce e subdolo dimora, aumenta dentro l'individuo. Il protagonista muore proprio così, per sbaglio, per un errore da principiante, ( colpito da un commilitone che lui addestra ) eroe e vittima della stessa umanità, della sua sopravvivenza. Porta dentro la colpa. E finisce la storia. La storia? Leggo e si tratta di un libro autobiografico. La vita fenomeno casuale, un paradosso. Ogni uomo è coinvolto nel suo destino, in un aut aut continuo. La guerra necessaria, fatta per dovere o per errore? Per amore della pace. Ci penso.Trattengo il respiro. Si spara ancora.


Nina Tarantino

Salvini, i porticellesi non sono come pensi tu


Cerchiamo di essere oggettivi.

Un gruppo di pescatori di Porticello, in una giornata di malotempo, decide di farsi una gita a Palermo. I porticellesi lavorano tutto l'anno e gite ne vedono poche.
Tutti insieme prendono il treno o forse l'auto, sono un'allegra comitiva, amunì andiamo da Salvini!
Immagino le battute che fanno in treno, si saranno divertiti assai assai.
Salvini invece esce dall'albergo lussuoso, il Grand Hotel delle Palme, e si ritrova gente che gli vuole fare la pelle, che gli lancia le arance, che gli grida Pinnuluni.
I porticellesi no, queste cose non le fanno.
Salvini tutto contento fa una foto con le uniche persone sorridenti ed educate che ha incontrato durante il giorno, i pescatori porticellesi.
E' così contento che la fotografia la pubblica nel suo sito per dimostrare che è venuto a conquistare la Sicilia, e che sì ha preso arance in faccia, ma ha anche raccolto consensi.
Caro Salvini, tu quei porticellesi non li conosci, non sono scemi come forse vuoi fare credere con la fotografia che esibisci su facebook.
I porticellesi la foto con te non la esibiscono, la gita già se la sono dimenticata, lo sanno che un leghista non gli potrà mai risolvere i problemi, i nostri pescatori sono quelli del romanzo "I Malavoglia", non si allontaneranno mai dal loro scoglio per andare in mare aperto, in mare aperto si muore; nello scoglio si vive male, meglio di niente (continueranno a votare i soliti, pure che i soliti non risolveranno mai i problemi, ma potranno lamentarsi del degrado e sognare Porticello com'era un tempo - tutte queste cose un leghista non può capirle, bisogna essere fatalisti per comprenderle, e tu, caro Salvini, di Sicilia non ne sai nulla, tu sai solo sparare minchiate razziste. Per i porticellesi l'unica che può risolvere i problemi è la Madonna del Lume, i politici sono di passaggio).
Caro Salvini, sei stato solo il motivo di una gita divertente, di una giornata diversa nella vita di un pescatore. 
Accontentati della fotografia.
Il consenso politico è altro.


lunedì 9 febbraio 2015

Letti per tutti: Il Conciliatore


Sandro Camilleri, IL CONCILIATORE
pagine 233, file pdf, Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di Sandro Camilleri (si tratta di un cugino di Andrea, da tempo dedito alla scrittura di libri e altro, n.d.a.) il cui filo conduttore a prima vista sembra essere quello di sempre. La storia inizia da pagina uno e procede senza sosta fino all’ultima pagina, catturando l’attenzione di chi legge.
Mentre siamo impegnati a seguire le vicende raccontate nelle 233 pagine, l’ispettore Montalcino si trova seduto nel suo ufficio, immerso nello studio di un fascicolo riguardante l’omicidio di un piccolo editore di provincia perfido e ignorante e avido di denaro.
Il lettore della domenica non avrà di che meravigliarsi, ma chi segue ormai da tempo con attenzione la feconda bibliografia di Camilleri (sempre Sandro, ovviamente) non può non accorgersi di alcune analogie che accomunano la vittima alla figura di Pietro Stordito, erede di una famiglia di stampatori di provincia, amante delle bruschette al patè di olive nere e del calciobalilla e che già conosciamo perché editore delle opere di Camilleri (però Sandro).
L’editore non gradisce la maniera in cui l’assassino ha cercato di ricomporre la sua salma dopo il delitto e si rifiuta di stampare il libro, creando un precedente inaspettato e una crepa nel rapporto finora ineccepibile con l’autore Camilleri (Sandro).

Je suis Pinnulù


Je suis Pinnulù


Palermo, via Roma. In duecento ad aspettarlo stamattina. Tra la folla anch'io. Un gran vento lo porta. Io arrivo con un gran sorriso, con una bandiera che sventola e con un vassoio. Sono allegra ma noto subito la sua felpa nuova con la scritta Sicilia, in rosso e a caratteri grossi. Sul bianco spicca il colore. Salvini comincia il suo discorso. Ci chiede scusa. Comincia il corteggiamento. Io comincio a incazzarmi. Si sa che noi siciliani amiamo la nostra terra, ci sciogliamo come zucchero in bevanda calda, e ci provano sempre. 
Salvini pensa che noi siciliani non possiamo resistere a chi ci chiede perdono e si fa stampare il nome della nostra amata terra sul petto di una felpa morbida.
Ma quale perdono e perdono, io sono incazzata.
Comincio a tirare cannoli, uno dopo l'altro, gli sbattono addosso, tutta la crema sulla felpa, sulla faccia, sulla testa, sulla barba.
Non mi frena nessuno, lo raggiungo e lo butto per terra, lo pesto con le mie Louboutin tacco 12, i miei tacchi sono felici di potersi infilare in un sacco pieno di tracotanza, i miei tacchi sono meridionalisti.
E mentre gli ballo addosso una tarantella pure io grido Forza Lega, che a me Salvini piace, lo voglio come zerbino davanti la porta di casa mia.

Antonella Tarantino e Giorgio D'Amato


Sui porticellesi che si fanno fotografare con Salvini

Ognuno è libero di farsi fotografare con chi gli pare e piace.
Però.
Si può essere incazzati perché il Governo non fa nulla per migliorare le condizioni di vita, di lavoro.
Essere incazzati con i partiti è più che lecito.
Potremmo incazzarci per i leader locali che ci dicono di votare per qualcuno, e poi scopriamo che il politico da votare e il leader locale se ne fottono altamente.
Ma incazzarsi e andare a supportare Salvini non lo capisco. 
E lasciamo perdere che Salvini spara minchiate a tutta forza (che sotto riporto) ma il documento programmatico che la LEGA ha pubblicato il 25 maggio 2014, definendolo Programma elettorale, sulla pesca mi pare che non dica nulla (mentre sull'agricoltura spende tanto), ovvero dice solo questo:

Per quanto riguarda il settore della pesca, pur riconoscendo gli aspetti positivi della nuova Politica Comune, è doveroso ricordare che il Mediterraneo dovrebbe essere tenuto più in considerazione e che i principi di base su cui si fonda la PCP sono più identificabili alle esigenze e peculiarità dell'area nordeuropea.  

Solo quattro righe in ben 39 pagine!!!

(qui potete leggere l'originale: programma elettorale elezioni europee 2014 )


Di seguito invece affermazioni che mostrano la natura di Salvini:

“Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani"

"colerosi terremotati con il sapone non vi siete mai lavati…napoli merda"

“Carrozze metro solo per milanesi.”

«Bloccare l’esodo degli insegnanti precari meridionali al Nord»

Il compagno di partito Borghezio invece ha affermato: 
«Noi siamo Celti e Longobardi! Non siamo merdaccia Levantina e Mediterranea. Noi siamo Padani!»
«Questa parte del Paese non cambia mai, l’Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud»

Ognuno è libero di farsi fotografare con chi gli pare.
Contestare è importante, anche dare un voto di protesta (fu così che Cicciolina si ritrovò in Parlamento), ma la protesta e la contestazione vanno fatte con senso critico.

E per concludere, un gioiello di intelligenza leghista, la vendita di Lampedusa alla Germania:

Lega Nord: "Vendiamo Lampedusa alla Germania"
Vendiamo Lampedusa alla Merkel. Se i cittadini sono d’accordo, perché no. Almeno siamo sicuri che anche la Germania si renderebbe conto di cosa vuol dire il problema immigrazione”. Parola del candidato leghista alle elezioni europee nella circoscrizione nord-est Angelo Ciocca, nonché Consigliere comunale lombardo, intervenuto stamattina a KlausCondicio, talk show di Klaus Davi in onda su YouTube (https://www.youtube.com/klauscondicio).

“In questi giorni decine e decine di lampedusani mi chiamano e mi chiedono aiuto, mi dicono 'guardate qui, il Governo non fa niente, non è in grado di garantirci da questa invasione'. Non sono in grado di garantire igiene, insomma, gli elementi minimi del vivere civile. Per questo penso che vendere Lampedusa ai tedeschi sia una buona soluzione. In primo luogo, perché così vediamo se questa precisione tedesca poi si traduca nei fatti nel tenere ordine e disciplina.  In secondo luogo, chiediamo  alla Germania di risarcire l’Italia chiedendo i danni subiti dal nostro paese per il suo ingresso in Europa. Ovvio che mi dispiacerebbe per i cittadini lampedusani, i quali  peraltro si sentono completamente abbandonati dallo Stato italiano. E che non vogliono la clandestinità, e tantomeno l’invasione". 
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Giorgio D'Amato