lunedì 8 dicembre 2014

Gianni Mineo - gli intitoliamo una strada?

Vite in cambio
Sabato 29 novembre ai Gesuiti - Bagheria, presentazione di Vite in cambio, narrazione documentale che vede protagonisti tre soldati - uno di questi Gianni Mineo -, che durante la seconda guerra mondiale, ad Arezzo salvarono la vita di 209 persone.

Bene.
Ad Arezzo già c'è una lapide con cui si ricorda Gianni. C'abbasta.
E a Bagheria? Niente.
Durante l'incontro/presentazione - sala gremita - mancano esponenti dell'Amministrazione comunale, notano alcuni.
Qualcuno consiglia ai familiari di attivarsi per l'intestazione di una strada.
Sì, ma è vergognoso lo stesso che il sindaco non abbia mandato qualcuno.
Aveva chiffari.
Assenza sciagurata.
Si sta occupando di cose più importanti, ci sono i contrattisti.
Ma uno poteva venire.
Evvabbè - insomma, cose di queste a tignitè.
Una prende il microfono e dice che non gliene fotte niente se il sindaco è assente.
Un altro dice che Bagheria non merita eroi.
Un altro ricorda che Gianni Mineo è parente di Mineo 'u capomafia. 
Questo è un problema: un capomafia può avere in famigghia un eroe della Resistenza?
A presenziare l'autore, un aretino.
Bello show ca si assuppò, che forse si pentì di avere smosso questa pignata di bollito.
Spuntò pure che 'stu Gianni Mineo manco parlava in siciliano.
Ora, dico io, in un paese come Baarìa dove la storia si è fermata quaranta anni fa, prima di intestare una strata a Gianni Mineo bisognerebbe rispettare la lista di attesa. E ci nn'è prima... tutti con il titolo di 'zzù e con la coppola e con la pala di ficurinia. Che questi pure si prodigarono per il paese e lo resero famoso in tutto il mondo portandolo ogni giorno sulle pagine dei quotidiani.
Che ci vorrebbero due paesi per arrispittalli a tutti.
Questo Gianni Mineo, per me, può aspettare.

Giorgio D'Amato



Vite in cambio

Gianni Mineo, il partigiano infiltrato, che salvò dalla strage la popolazione della Chiassa
Giugno 1944. Il rapimento del colonnello von Gablenz, da parte di un’autonoma formazione partigiana slava, provoca il rastrellamento tedesco di centinaia di civili, rinchiusi nella chiesa della Chiassa (Arezzo) e minacciati di fucilazione, se entro 48 ore l’alto ufficiale non verrà riconsegnato.
Il tempo trascorre velocemente, tra la disperazione degli ostaggi, dei loro familiari e l’impotenza del Comando partigiano italiano. Quando tutto sta per concludersi, un giovane partigiano siciliano, Gianni Mineo, riaccende la speranza ponendosi come mediatore tra i tedeschi e gli slavi.
Con estremo coraggio, Mineo riesce a far liberare il colonnello e, con l’aiuto di un altro partigiano, Giuseppe Rosadi, a riportarlo appena in tempo, salvando dalla strage la popolazione e i paesi della zona dalla distruzione.
Un’appassionata ricerca, su differenti fonti, porta ad un’incredibile scoperta: il partigiano Gianni Mineo era un infiltrato tra i “repubblichini” di Arezzo. In questa veste, fu protagonista di molteplici azioni, riuscendo a salvare tante vite…
“Citando ampi brani tratti dalle memorie degli abitanti del luogo, il volume restituisce il clima del tempo e ristabilisce la verità sull’«eroe della Chiassa», dopo che per decenni l’oblio ne aveva cancellato il ruolo svolto”.
Ivo Biagianti, Università di Siena