martedì 23 dicembre 2014

L'arte spiegata ai non vedenti: I braccianti

Nella soffitta di mio suocero, guarda che ho trovato: un quadro con dedica “Al mio caro Giacomino Gagliardo con affetto Renato Guttuso”.
Aveva un Guttuso e lo mise in solaio, vai a capire gli uomini e le loro beghe familiari. Forse tutti i parenti lo volevano e allora per evitare crisi e liti, lo depositò in alto, dove occhi indiscreti non potevano arrivare. Ma i miei piedi sì.
Eccolo, caro Peppino, te lo voglio descrivere: inchiostro di china, bianco e nero solo una coppola e una maglietta fitusa sono rosse.
Nove cristiani, stanchi, assonnati sporchi e accaldati, già vecchi e rassegnati, si prendono una siesta dopo il lavoro pesante di raccolta di olive ottobrine. Tre mangiano, uno un pezzo di pane incrucculutu, gli altri due con il cucchiaio, che finesse, dei fagioli dal portapranzo preparato dalla moglie o dalla madre.
Ci sono pure le scale che portano proprio nel solaio dove ho trovato il quadro, segno che tra mio suocero e il pittore non ancora famoso e oggi quasi dimenticato assieme al suo museo, corresse un buon rapporto di amicizia, di affetto, di lavoro e rispetto.
Erano stati vicini di casa,compagni di scuola e raccoglitori di olive. Ecco l’arcano.
Ma mio suocero un pennello non lo prese mai in mano, Renato lo invitava , lo spronava a fare come lui. Ma niente, non lo persuase mai, lui leggeva L’Unità, coricato per terra ,forse quello del quadro. Non mangiava, non dormiva, non discuteva come gli altri, leggeva  e questo gli bastava. Fino a quando Renato si trasferì a Roma e lui cominciò  a fumare e a mangiare , fino a diventare centoventi chili, altro che “Giacomino”.
A me questo quadro piace: piccolo, storico, non datato, riempie un angolo della parete di ricordi démodés, due cavalli di mia cognata, un gruppo femminile di mio fratello, la ricerca dell’origine del cognome, con relativi stemmi e quattro paesaggi siciliani raccolti tra una gita e l’altra in questa terra di artisti e sognatori, di emigranti e immigrati. Clandestina e irrispettosa, forse anche affettuosa. 
Forse.



Maria Letizia Mineo