mercoledì 31 dicembre 2014

Letti per tutti: Giallo a Pechino


Sandro Camilleri, GIALLO A PECHINO

pagine 232, brossura in seta, 
Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di un autore che ormai conosciamo bene, il cui titolo parla chiaro. Questa vicenda si svolge in Cina, almeno così ci pare di scorgere nelle intenzioni di Camilleri (Sandro, cugino del famoso Andrea, e di un altro cugino Andrea meno famoso di cui non parleremo, scrittore per hobby, n.d.a.), in effetti sin dalle prime pagine si respira un’aria umida e pesante, a Pechino le strade sono gremite di motorini e di cinesi, si sprecano molte pagine del libro in attesa di attraversare, una vera impresa.

L’ispettore Montalcino ha sempre odiato il riso, soprattutto non sopporta di mangiarlo mentre gli raccontano delle barzellette - sa che il rischio di ritrovarsi con un boccone di traverso è molto alto e lui non ha mai imparato a fare la manovra di Heimlich su se stesso.

Si avvia verso l’albergo che si trova nel mezzo di un quartiere popolare, facendosi largo tra le bancarelle di cibo da strada, Montalcino odia l’odore di fritto, Camilleri (Sandro) lo sa e sembra farlo apposta, gli ha prenotato la stanza proprio sopra una friggitoria cinese di involtini primavera.

Il motivo che l’ha portato a Pechino non è chiaro sin dalle prime pagine, Sandro Camilleri si diverte a nasconderlo al lettore, una strategia efficace per aumentare la curiosità, solo i lettori più esperti intuiscono quasi subito che si tratta di una delocalizzazione dell’editore Stordito per diminuire i costi di stampa del libro. 



Pechino è una città di contrasti, popolata da un numero gigantesco di gente minuscola, Montalcino non è per niente soddisfatto delle lenzuola gialle e lo riferisce senza riuscire a farsi capire all’omino della reception il quale ride e s’inchina più volte. L’ispettore, che odia il riso, s’incazza e lo arresta per interrogarlo, il cinese della reception per dispetto risponde in lingua mandarina.

L’ambasciata italiana a Pechino viene allertata da Camilleri (sempre Sandro), ma non sa come intervenire. Anche all’autore si vede che la cosa è sfuggita di mano, vaga tra le bancarelle ingozzandosi di ravioli al vapore invece di proseguire nella scrittura della storia.

Montalcino decide quindi di lasciare l’albergo e arriva trafelato alla terzultima riga, appena in tempo per l’ultimo volo Pechino-Roma previsto prima dell’indice.


Anche questa volta Camilleri (però Sandro) ha dimostrato buone doti diplomatiche, ha saputo creare una grande tensione, tuttora non risolta, tra il governo cinese e l’ambasciata italiana. Restiamo sulla sponda del fiume, insieme a un gruppo nutrito di cinesi, ad aspettare che passi con la sua prossima fatica letteraria.



Raimondo Quagliana per AAS Magazine