venerdì 17 luglio 2015

Camille Claudel

Per trenta lunghi anni ho vissuto internata 
la mia unica colpa essere libera 
neanche con gli uomini ho avuto fortuna, 
mi ha tolto tutto quello avevo 
il genio l'amore il sorriso la gioventù, 
poi mi ha gettata via come un pezzo di argilla secca. 
Tutto mi sembrava euforico 
la gente i cafè l'aria di Parigi 
erano bollicine che salgono alla testa, 
che gioia sentirmi libera di  poter realizzare le mie opere 
l'atelier un via vai di donne, 
l'amore per Rodin ha distrutto i miei sogni.

Camille Claudel, una donna del suo tempo fatto di regole restrizioni mentali culturali dove gli uomini avevano la meglio, per lei non c'era modo di inserirsi tra la casta degli scultori, un mondo privilegiato fatto di uomini con la barba e la pipa che discutono a denti stretti, ma lei delicata d'aspetto e selvaggia come un mulo si inerpica tra salite ripide, lei sa qual è la sua strada, la persegue tra mille ostacoli, e grazie al padre si trasferisce a Parigi e riesce a frequentare l'accademia - plasmò materia su materia tirando fuori l'anima di soggetti che solo lei avrebbe potuto realizzare, ma una donna gli è stata da sempre ostile - la madre che la ostacolerà per tutta la vita -; a Parigi si organizza, apre una scuola di scultura frequentata da sole donne, il suo maestro sarà Rodin. Fra i due nasce un rapporto complesso e assai tormentato, Rodin si sente trasportato dalla personalità complessa di Camille che si fonde con la bravura e la singolarità del suo lavoro. 
Il suo estro e bravura si possono rintracciare in gran parte delle opere di Rodin.
Rodin sente forte la passione per Camille e la traspone in molte sue opere e disegni dal tratto erotico. Camille cristallizza il suo sentimento nel bronzo " La valse", un valzer in cui la passione amorosa traspare liberamente. Il rapporto tra i due si fa sempre più nevrotico e asfissiante, Camille ha il desiderio di una relazione stabile, Rodin si sente asfissiato e non ha nessuna intenzione di lasciare la moglie, si separano in maniera crudele, per Camille è la fine, non può sopportare un altro abbandono. Il malessere che vive darà sfogo a tutta la sua aggressività. Genio passione solitudine miseria follia sono gli elementi che emergono. Vuole a tutti i costi autoaffermarsi, ne nasce un'opera espressione del distacco da Rodin, L'age mur (l'età matura), una scultura in cui è ritratta una giovane donna in ginocchio che protende le braccia verso un uomo più anziano voltato di spalle e si lascia portare via da una donna anziana anche lei (forse è la moglie di Rodin o forse simbolicamente la morte). Le condizioni di Camille si aggravano, soffre di mania di persecuzione, nell'annientare se stessa distrugge parte delle sue opere, nel 1913 la madre la fa internare, sola e abbandonata muore il suo genio, più volte scriverà alla madre chiedendo di essere riaccolta a casa:
"Se tu mi concedessi soltanto la stanza della signora Regnier e la cucina, potresti chiudere il resto della casa, non farei assolutamente nulla di riprovevole. Ho sofferto troppo.."
Due donne oscurano il genio di Camille, la madre che avendo perso il primo genito era una donna infelice di rigidi principi - non accetto mai la vocazione della figlia, la viveva come una vergogna -, e Rose Beuret moglie di Rodin.
Rimarrà internata fino alla morte.



Peppa Modotti