domenica 5 luglio 2015

Tsipras e pallone

Non c'è più tempo da perdere, non c'è più soldo da spendere. Siamo vivi, siamo greci. L'orgoglio ci spinge a giocare fino all'ultimo minuto la partita della vita. Durante i millenni siamo stati conquistatori, abbiamo vinto tante battaglie: Sparta-Atene è la madre di tutte le partite, al pari di Juventus-Inter per tifosi italiani. Loro sì che ci sanno fare. Riempiono stadi comprando intero blocco di biglietti, settimane prima di big match: via internet, clicca qui, per ingressi in curva Nord e Curva Scirea perché loro rivalità forte e mettere accanto opposte tifoserie, avrebbe stesso effetto di Hooligans inglesi, pericolosi per incolumità propria e di semplici spettatori armati di sole bandierine, trombette vuvuzela di provenienza waka waka, e sciarpe al collo usate per proporre calorosa scenografia di grande muraglia umana, da applausi a scena aperta, della durata di novanta minuti.


Varoufakis, capitano di nazionale greca, è nostro centravanti di sfondamento, forte di testa, vince contrasto per 2-0 e sfonda la rete con gol incredibile, provocando grida di giubileo del 2000 con quindici anni di ritardo. Ricordi tempi di quando, vincendo contro Portogallo, Grecia campione di Europa per prima volta nella storia? Ecco, erano quelli anni d'oro, che sembravano dare via libera a sviluppo definitivo di Paese. Dieci anni fa ormai. Adesso storia diversa ma possiamo farcela di nuovo. Volere di popolo prima di tutto. Nazionale siamo noi ora. Come dice tu? Ce la giochiamo a pallone: Grecia-Eurozona. Arbitro Merkel, guardalinee Juncker e Hollande, quarto uomo Trichet. Arriva sorteggio per fischio di inizio. Arbitro lancia moneta unica in aria. Euro si, euro no. E che Zeus ce la mandi buona.


Sabino Bisso