mercoledì 17 febbraio 2016

Il compagno Beppe e la pantera

Il compagno Beppe stasera si è fatto la doccia. Di solito no, lui la fa solo la mattina e a quest’ora già indosserebbe il piagiamone di flanella.
Ha indossato il completo gessato e pure il cravattone. Un tempo si sarebbe messo la cosa più sfasciata del suo armadio, che so, i pantaloni col culo rappezzato. Stasera no, il compagno Beppe ha una serata importante. Dopo vent'anni c’è un incontro commemorativo. Si parla della Pantera.
Il compagno Beppe era tra le punte del movimento.
Bei tempi. Si progettava il mondo allora.
I giovani di oggi no, sono vuoti. Che ne sanno loro della Pantera, di come allora la Pantera bloccò una legge in Parlamento, la legge Ruberti, quella che voleva aziendalizzare le università.
Il compagno Beppe e i suoi compagni di allora stasera parlano di come andarono le cose, ognuno ricorda un episodio.
Chi dice che i murales nella facoltà di architettura erano opere da museo d’arte moderna, chi parla invece delle infestazioni (termine che stava ad intendere l’uso di organizzare feste pur di avere gente disposta ad occupare e non tornare a casa per Natale). Si scopava allora, sì che si scopava, dice uno che ad occhio e croce dovrebbe avere quarant’anni ma ne dimostra dieci in più.
Abbiamo lasciato un segno nella storia eppure quasi nessuno  ricorda la forza di questo primo vero movimento giovanile dopo il ’68 e il ’77. Che poi la Pantera meriterebbe più visibilità. Il fatto è, dice il compagno Beppe, che di Pantera non è morto nessuno. Ci fosse scappato il morto, allora sì che  di Pantera se ne parlerebbe ancora.
C’è pure qualche giovane in questo incontro, uno di quelli che sino a due ore fa pensava che la Pantera fosse solo un gatto nero un po’ più cresciuto.
Questo giovane parla, parla pure e dice che l’Università oggi è messa proprio male, e che in Lettere hanno stabilito il numero chiuso e nessuno che alzi un dito.
Il giovane parla e osa pure chiedere: Voi della Pantera, oggi, come vi ponete di fronte ai problemi della società?
I compagni si guardano tra di loro: molti indossano la cravatta, altri hanno rispolverato il giubbotto di jeans ma sino a due ore fa avevano il blazer addosso. C’è imbarazzo. Questa domanda non ci voleva affatto, è impertinente. In fondo la Pantera ha fatto storia una volta e già questo gratifica abbastanza. Questo giovane pretenderebbe che chi ha fatto la Pantera già una volta, si inventi un altro felino? Che so, una lince, un giaguaro… E magari se ne inventi uno per ogni decennio che passa?
Il compagno Beppe che l’aria è pesante lo percepisce bene e allora si fa avanti. Siamo delle braci ardenti, dice il compagno Beppe.

Certo dopo vent’anni che è morta, la Pantera puzza un po’ di carogna. Bisognava immaginarselo…riesumarla non è servito a molto.

Giorgio D'Amato
(40enni, 2005)

In Italia la Pantera fu un movimento studentesco di protesta contro la riforma Ruberti delle università italiane che nacque dall'occupazione dell'Università di Palermo, e in particolare della Facoltà di Lettere e Filosofia, il 6 dicembre 1989 e si estese poi a numerose università italiane fino alla primavera del 1990.