Il compagno Beppe stasera si è
fatto la doccia. Di solito no, lui la fa solo la mattina e a quest’ora già
indosserebbe il piagiamone di flanella.
Ha indossato il completo gessato e pure il
cravattone. Un tempo si sarebbe messo la cosa più sfasciata del suo armadio,
che so, i pantaloni col culo rappezzato. Stasera no, il compagno Beppe ha una
serata importante. Dopo vent'anni c’è un incontro commemorativo. Si parla della
Pantera.
Il compagno Beppe era tra le
punte del movimento.
Bei tempi. Si progettava il mondo
allora.
I giovani di oggi no, sono vuoti.
Che ne sanno loro della Pantera, di come allora la Pantera bloccò una legge in
Parlamento, la legge Ruberti, quella che voleva aziendalizzare le università.
Il compagno Beppe e i suoi
compagni di allora stasera parlano di come andarono le cose, ognuno ricorda un
episodio.
Chi dice che i murales nella
facoltà di architettura erano opere da museo d’arte moderna, chi parla invece
delle infestazioni (termine che stava ad intendere l’uso di organizzare feste
pur di avere gente disposta ad occupare e non tornare a casa per Natale). Si
scopava allora, sì che si scopava, dice uno che ad occhio e croce dovrebbe
avere quarant’anni ma ne dimostra dieci in più.
Abbiamo lasciato un segno nella
storia eppure quasi nessuno ricorda la
forza di questo primo vero movimento giovanile dopo il ’68 e il ’77. Che poi la
Pantera meriterebbe più visibilità. Il fatto è, dice il compagno Beppe, che di
Pantera non è morto nessuno. Ci fosse scappato il morto, allora sì che di Pantera se ne parlerebbe ancora.
C’è pure qualche giovane in
questo incontro, uno di quelli che sino a due ore fa pensava che la Pantera
fosse solo un gatto nero un po’ più cresciuto.
Questo giovane parla, parla pure
e dice che l’Università oggi è messa proprio male, e che in Lettere hanno
stabilito il numero chiuso e nessuno che alzi un dito.
Il giovane parla e osa pure
chiedere: Voi della Pantera, oggi, come vi ponete di fronte ai problemi della
società?
I compagni si guardano tra di loro: molti indossano la
cravatta, altri hanno rispolverato il giubbotto di jeans ma sino a due ore fa
avevano il blazer addosso. C’è imbarazzo. Questa domanda non ci voleva affatto,
è impertinente. In fondo la Pantera ha fatto storia una volta e già questo
gratifica abbastanza. Questo giovane pretenderebbe che chi ha fatto la Pantera
già una volta, si inventi un altro felino? Che so, una lince, un giaguaro… E
magari se ne inventi uno per ogni decennio che passa?
Il compagno Beppe che l’aria è
pesante lo percepisce bene e allora si fa avanti. Siamo delle braci ardenti,
dice il compagno Beppe.
Certo dopo vent’anni che è morta,
la Pantera puzza un po’ di carogna. Bisognava immaginarselo…riesumarla non è servito
a molto.
Giorgio D'Amato
(40enni, 2005)
In Italia la Pantera fu un movimento studentesco di protesta contro la riforma Ruberti delle università italiane che nacque dall'occupazione dell'Università di Palermo, e in particolare della Facoltà di Lettere e Filosofia, il 6 dicembre 1989 e si estese poi a numerose università italiane fino alla primavera del 1990.