giovedì 11 febbraio 2016

Letti per tutti: Non corre buon sangue

Sandro Camilleri
NON CORRE BUON SANGUE
pagine 213, brossura emostatica
Stordito editore, 2016.

L’ultima fatica di Sandro Camilleri (Sandro, cugino di Andrea, salito sulla ribalta delle cronache per aver scritto dieci piccoli gialli in un weekend e averci impiegato undici anni per revisionarli, n.d.a.).
Diciamo subito che la storia si svolge in un condominio qualunque di una qualunque provincia. Camilleri (però Sandro) non dice quale sia la provincia, né dove sia il condominio, ma questo importa poco al lettore e influisce niente sullo svolgersi dell’azione.
Che non corra buon sangue tra Montalcino e Camilleri (Sandro, beninteso) lo si capisce a cominciare dal titolo, tutt’altro che enigmatico. Sappiamo come negli ultimi tempi i rapporti tra l’ispettore Montalcino e il suo autore siano stati spesso tesi e inquinati da fatti collaterali. Apriamo una parentesi.
(La crisi dell’editoria cartacea spinge gli editori a escogitare sempre nuovi sistemi per attirare i lettori, nel buono e nel cattivo gusto. Pietro Stordito - rampollo di una famiglia di stampatori, amante della ‘nduia calabrese e delle pipe in radica tailandese -  uomo dalle mille e una risorse nonché editore di Camilleri (sempre Sandro), ha pensato che mettere autore e protagonista l’uno contro l’altro fosse il modo giusto per incrementare le vendite, beh chiudiamo la parentesi).

Sulla scena del delitto che si presenta agli occhi dell’ispettore ci sono schizzi rossi ovunque, i muri, il tavolo della cucina, il pavimento, tutto schizzato di rosso. La vittima è stata ritrovata all’alba in una vasca di bloody-mary ghiacciato, morta di congestione prima che per annegamento.
Si tratta del cadavere di un cantante neomelodico che godeva di una discreta popolarità nelle feste di quartiere della città e della provincia. Per tutelarne la privacy il nome non è riportato dall’autore, eppure i suoi fans sono già tutti là dietro la porta della cucina che si accalcano e si accapigliano per immortalare il morto con i loro smartphone. L’ispettore Montalcino si vede costretto a far mettere i sigilli alla stanza per evitare intromissioni inopportune di ragazzine spiritate. Ma andiamo avanti.
A ora di pranzo Montalcino realizza di essersi chiuso dentro, ma non può rompere i sigilli se vuole evitare che i fans si riversino all’interno della cucina. Per pranzare dovrà adattarsi con quello che c’è in frigo.
Camilleri (quel burlone di Sandro), dietro suggerimento strategico dell’editore, ha però provveduto a svuotare frigo e dispensa, inutile fare provviste che poi va tutto a male e si appiccicano le pagine. Montalcino lancia un’occhiataccia in direzione di Camilleri (sempre Sandro) e un paio di smadonnamenti contro quel destino bastardo che lo costringe a digiunare con un neomelodico morto in una cucina di un condominio sconosciuto di una provincia non identificata.
Il finale è aperto e il lettore attento potrà arrangiarsi con quello che trova, mettendo insieme gli indizi disseminati dall’autore in queste pagine, in attesa della sua prossima fatica.

Raimondo Quagliana per AAS magazine