Sandro
Camilleri
UNO SPORCO TRAFFICO
pagine
211, brossura vulcanizzata
Stordito editore, 2015.
L’ultima
fatica di Sandro Camilleri (si tratta del cugino meno conosciuto di Andrea, che
da alcuni anni scrive e pubblica dei libri, n.d.a.), una storia gialla che si
colora di rosso e lascia fermi tutti per alcuni minuti con il respiro sospeso
in attesa del verde.
La
città di provincia nella quale è ambientato il romanzo è abitata da
automobilisti rissosi e scorretti, sorpassano sulla destra o vedi una motoape
che impenna frontalmente, eccetera.
Camilleri
(Sandro, non il cugino) semina indizi acuti sull’asfalto nel corso delle prime
quattordici pagine, con il risultato di forare le gomme di tutti i cittadini
che si trovano a sfogliare proprio quelle pagine. Riesce appena in tempo a
sfuggire al linciaggio, per sua fortuna l’intera zona viene chiusa al transito
e adibita arbitrariamente a isola pedonale su ordinanza immediata del sindaco,
con grande stizza di coloro che rimangono intrappolati al suo interno che si
disperano piangono stridono forte i denti.
Il
ritrovamento di un vigile urbano in condizioni di evidente stato confusionale in
un caffè-pasticceria fa scattare le indagini. Dopo trenta pagine di avvilimenti
e incolonnamenti, l’ispettore Montalcino giunge sul posto. Nel frattempo al
vigile confuso si sono uniti altri vigili, preoccupati per il collega, che in
attesa dell’arrivo dell’ispettore hanno consumato la colazione e segnato tutto
sul conto dell’autore (Sandro Camilleri, che non ha nessuna intenzione di
pagare).
Montalcino
inizia con le domande, gli agenti della polizia municipale lo invitano a
recarsi presso gli uffici della polizia municipale dal lunedì al venerdì dalle
otto e trenta alle dodici e trenta, perché non è di loro competenza.
Serve
un respiro profondo, non è la prima volta che i lacci della burocrazia rallentano
o addirittura bloccano le inchieste dell’ispettore Montalcino, al quale non
resta che lanciare invettive contro l’autore l’editore e il destino porco che
lo perseguitano.
Dal
canto suo, l’editore (Carlo Stordito, figlio di stampatori/tipografi da molte
generazioni impegnati nel campo della composizione e dell’inchiostratura,
appassionato nuotatore in stile rana e dipendente totale dalla pastiera
napoletana) non possiede la patente di guida, sfrutta un dipendente con l’auto per
andare dove vuole, quindi se ne frega del traffico e degli ingorghi a uncino. Solo per darsi delle arie da benefattore contribuisce
alla costruzione di un ampio parcheggio - nello spiazzo di fronte
la casa di Camilleri (Sandro, ovviamente) - e di una rotatoria enorme dentro i
locali della tipografia, credendo di installare una rotativa. Da qui in poi
sarà costretto a fermare la stampa per delle ore, che le mamme vanno in auto a
ritirare i bambini dall’asilo e negli orari di punta c’è da impazzire.
Ma
torniamo a Montalcino, incontriamo la sua auto parcheggiata malamente su un
marciapiede, con la multa sul parabrezza. L’ispettore si è recato presso gli
uffici competenti dei vigili urbani, quasi ora di chiusura, una lotta contro il
tempo, Camilleri (però Sandro) decide di concedergli un passo indietro per
recuperare. Montalcino reagisce male, urla contro il suo autore (Camilleri,
Sandro) che non stiamo giocando a Monopoli.
Fuori
dalla palazzina, i clacson di centinaia di automobili intrappolate l’una con
l’altra, la gente esasperata, alcuni cercano i vigili, altri inveiscono
agitando i pugni in aria, non si capisce con chi ce l’abbiano, probabilmente
con Sandro Camilleri (l’autore cugino) e con l’editore. Si formano file
interminabili di auto e di uomini di fronte alle scuole ai bar-tabacchi ai
panifici alle banche. I vigili urbani non possono fare niente, dicono, perché
non è di loro competenza.
Montalcino
sconsolato non può fare altro che tornare a casa a piedi, il mistero del vigile
confuso rimane irrisolto, noi rimaniamo confusi, in attesa della prossima
fatica di Sandro Camilleri.
Raimondo Quagliana per AAS
Magazine