Sandro
Camilleri, LA VACANZA DI MONTALCINO
pagine
213, brossura, Stordito editore, 2014.
L’ultima
fatica di Sandro Camillleri, cugino meno famoso di Andrea, apprezzato autore
amatoriale di storie gialle-noir, come “Biondo nerofumo”, “Calabrone di
carbone”, “Pigmei cinesi”.
Il
romanzo inizia lungo una strada ferrata, per seguire il viaggio
dell’ispettore Montalcino che dopo diversi libri finalmente ha deciso di
prendersi una vacanza, lontano dallo stress dei casi irrisolti che
l’autore gli sottopone senza sosta.
“La
vacanza di Montalcino”, il titolo parla da solo, l’ispettore ha prenotato un
B&B isolato al centro di una regione che non viene nominata per evitare i
soliti paparazzi, dorme placido, consuma una colazione ricca e sfiziosa con le
torte fatte in casa, accavalla e scavalla le gambe a piacimento, si tira i
peletti dal naso, tutte quelle cose che ha sempre sognato di fare tra un caso e
l’altro.
Una
telefonata lo riporta alla realtà, il direttore della sua banca gli comunica
che ci sono dei grossi problemi con il Fido e lo invita a rientrare al più
presto. Il rientro è faticoso e snervante, mezza Italia sembra essersi messa in
movimento per le strade insieme a lui. Al suo arrivo, Montalcino trova il direttore
della banca che lo aspetta sulla soglia con un cagnone al guinzaglio, che
appena lo vede gli mette le zampe sulle spalle. Poi c’è un capitolo poco
chiaro, pieno di peli e di escrementi sparsi. Tra le righe si legge che
Camilleri (Sandro) è stufo del suo ispettore e decide di abbandonarlo alla
terzultima pagina, sul margine del foglio. Montalcino, in short e infradito,
cerca di scansare passo dopo passo i mezzi termini e le parole sdrucciole,
s’incammina lungo la cunetta verso la parola “fine”.
Anche
con questo libro Camilleri (sempre Sandro) ci stupisce non poco e ci accompagna
all’uscita della sua prossima fatica letteraria.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine