Sandro
Camilleri, SALTO NEL VUOTO
pagine
233, brossura, Stordito editore, 2014.
L’ultima
fatica di Sandro Camilleri, autore poco conosciuto e cugino di Andrea, che si è
dedicato ai piaceri della scrittura in tarda età, in un periodo di noia, dopo
avere collaudato personalmente tutti i ponti e i viadotti autostradali della
regione, appassionato neofita tardivo di bungee-jumping.
“Salto
nel vuoto” è il titolo di questo noir vertiginoso che accompagna il lettore
verso l’abisso, ma sempre con grande elasticità e coraggio.
La
tecnica del bungee-jumping viene tirata in ballo nel corso del romanzo dallo stesso
Camilleri (Sandro n.d.a.) che mette più volte il suo ispettore Montalcino in
una posizione imbarazzante, in bilico, alla ricerca di un punto fermo da cui
lanciarsi a capofitto nel sottobosco intricato dell’indagine.
Grotteschi
personaggi pensionati gironzolano intorno al protagonista, ogni tanto si
sporgono dal parapetto e si guardano tra loro perplessi, calcolano come la fune
elastica sembri ben più lunga dell’altezza del ponte, scuotono la testa e si
allontanano.
L’ispettore
Montalcino, come succede spesso nei romanzi di Camilleri (sempre Sandro),
spreca il novanta per cento delle pagine disponibili a cercare le domande
giuste da fare durante l’interrogatorio. Purtroppo lo spazio per le conclusioni
è poco, l’ispettore si affretta, spera di farcela, arriva alla terzultima riga
che ancora non si raccapezza.
Non
c’è più tempo, si lancia nel vuoto, resta impigliato nella parola “fine”.
Camilleri
(Sandro) anche questa volta ci lascia in sospeso, in attesa della sua prossima
fatica.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine